Creato da viburnorosso il 02/06/2011
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THE WINNER IS...

Post n°455 pubblicato il 20 Febbraio 2018 da viburnorosso

Nella classifica "Flagelli della massaia imperfetta per gli approssimativi sforzi compiuti nell'apprendimento della nobile arte casalinga"

Lavello ingorgato con saponata di piatti della cena precedente che all'ora della colazione del giorno successivo vomita i suoi liquami sul sottostante cassettone in cui la massaia tiene riposto il servizio buono

scavalca 


Portellone del freezer rimasto aperto tutta la notte quella sera che alle 9 la massaia ha pensato di risolvere la cena scongelando bastoncini di pesce al microonde 

e si aggiudica la prima posizione.

 

PS: E comunque mi è andata bene, nel gorgo della disperazione, mentre con la ventosa tentavo di far rigurgitare allo scarico il suo immondo bolo, ed erano solo le 7 del mattino di una giornata per me durata già troppo, ho pensato "quasi quasi faccio andare la lavastoviglie".

Poi non so per quale motivo, non mi è sembrata una buona idea.

 
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Lezioni germaniche - Il teorema dell'attraversamento pedonale

Post n°454 pubblicato il 09 Febbraio 2018 da viburnorosso

In Germania in una strada a doppio senso di marcia, indipendentemente da quanto sia ampia o trafficata, se il semaforo pedonale che regola l'attraversamento della prima carreggiata si trova sul rosso, quello che regola l'attraversamento della seconda carreggiata sta già sul verde, ma diventa rosso non appena viene raggiunto dal pedone.
Questa eventualità è senz'altro la più frequente.
Più raramente può capitare che il pedone trovi il primo semaforo sul verde; ma in questo caso accade che i due semafori siano sincronizzati, sicché risulteranno entrambi verdi (o entrambi rossi) nel medesimo momento, senza che il pedone possa giovarsi di questa elegante coincidenza cromatica, giacché la durata del verde è sufficiente all'attraversamento di una sola carreggiata.
Infine, se la strada in questione prevede più di due corsie, e l'attraversamento è regolato da tre semafori - forse esistono anche strade con quattro semafori, ma tenderei ad escluderlo - si possono verificare tutte le possibili combinazioni cromatiche di rosso e di verde, ad esclusione di quelle che prevedono una sequenza di due verdi, come verde-verde-rosso, o rosso-verde-verde. Per estensione se ne ricava che il paradigma cromatico che regola l'attraversamento del pedone sia  difettivo anche della combinazione a lui più vantaggiosa, e cioè verde-verde-verde.
Ora, tale gestione dei flussi pedonali, sarà anche seccante se uno esce con i minuti contati,  però, indirettamente, educa all'arte dell'attesa e della pazienza. Nonché fornisce anche una suggestiva cornice interpretativa a quella faccenda lì (che a me personalmente accade sovente), che uno, quando finalmente arriva il suo turno di attraversare, trova sempre il semaforo sul rosso.  

 
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Di sedili reclinati, lavatory e altre scortesie

Post n°453 pubblicato il 05 Febbraio 2018 da viburnorosso

Secondo me sull'aereo, chi siede davanti - dico davanti in generale, non importa davanti a chi -  non dovrebbe reclinare il sedile per riposare meglio, perché poi chi siede dietro a quello seduto davanti è costretto a reclinare il suo, costringendo così chi sta ancora dietro a fare lo stesso fino all'ultimo, quello seduto prima del wc - che però sull'aereo si chiama lavatory, e si accende la lucetta verde per indicare quando è libero, e se tu vedi che è libero e fai per alzarti facendo spostare quello lato corridoio, la luce istantaneamente torna rossa. 

Dicevo se tutti a domino reclinano i loro sedili per riposarsi, poi quello seduto prima del lavatory, che fa? Ci penso sempre, anche quando sono io che vorrei reclinare il sedile, o quando a farlo è un tizio qualunque che non siede davanti a me. 

Ora, la faccenda del sedile reclinato mi fa venire in mente quell'aforisma di M.L King sulla libertà mia che finisce dove incomincia la vostra: è una frase che suona molto bene, ma imprigiona in un ragionamento circolare, visto che ciascuna delle due libertà è vera solo se è vera anche l'altra. 

A meno che uno dei due non sia quello che siede accanto al cesso. 
Pardon, al lavatory.  

 
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Metasaturazione. Ovvero dell’impossibilità di definire alcunché

Post n°452 pubblicato il 08 Giugno 2017 da viburnorosso

"Saturazione semantica".

L’ho scoperto stamattina, è la definizione che si usa per indicare quella cosa che succede quando uno ripete tante volte una parola o una frase, se la fa risuonare in testa, la ascolta, la ripete, la ripete ancora, la riascolta e alla fine si sorprende a chiedersi cosa mai significhi quella sequenza di suoni senza senso che gli rotola nel cervello.

Senza senso, appunto, per effetto della "saturazione semantica", appunto.

Che poi se uno comincia a ripetersi anche questa di definizione, perde il senso del concetto che definisce  e di nuovo non ha più un’etichetta per chiamare quella cosa di ripetersi tante volte in testa una parola fino a cancellarne il significato.

Il fatto è che abbiamo molte meno definizioni che concetti da definire.
E quelle che abbiamo si saturano presto.
Per non dire che spesso sono anche appiccate un po’ a casaccio. 

 

 
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L’estinzione dei dinosauri sul grande raccordo anulare. Ovvero ne ammazza più l'indifferenza che la glaciazione

Post n°451 pubblicato il 30 Maggio 2017 da viburnorosso

Nel frattempo sono successe delle cose.
Una di queste, per esempio, è che a gennaio la nonna, che poi è mia madre, si è rotta una gamba. A dire che se l’è rotta sembra che ci abbia messo del suo, tipo che è inciampata e caduta. E invece no, il collo del femore ha fatto tutto da solo: un giorno è venuto giù come una mensola troppo carica di libri. Dalla statica dell’equilibrio al collasso senza nessun preavviso.
Che poi è quello che succede anche con tante altre cose della vita, come gli amori, le passioni che ci accendono o la batteria della macchina. L’asciugacapelli no, perché di solito prima di abbandonarci saluta con un rumore di ferraglia sbullonata, una triste folata di fumo nero e l’odore acre degli addii.

A me questa cosa che le gambe si possono spezzare per usura non me l'aveva detta nessuno, ma pare che alle persone anziane ogni tanto accada: buono a sapersi, anche se a dirla tutta mi sarei accontentata di impararlo per esperienza indiretta. Magari leggendolo sull'allegato "salute" del giornale. 

Così per oltre un mese e mezzo la mia giornata è stata cadenzata dall’orario visite dell’ospedale: all'ospedale, per arrivarci, 30 chilometri di GRA, da Nomentana ad Aurelia, che diventano 60 col ritorno, e un numero incalcolato di file sul viadotto allo svincolo Flaminia.

Per l’orario d’ingresso delle 18,30 avevo calcolato un'ora di viaggio: uscivo di casa che era già buio e all’altezza della Salaria, dove la prospettiva si spalanca su un apparente rettilineo, la fila dei lampioni accesi rivelava il lunghissimo collo ondeggiante di un dinosauro erbivoro naturalmente proteso a sinistra verso il suo obiettivo. Poi il rettilineo diventava vero, e la radio mi distraeva dall’individuazione di altre antropomorfie stradali.

La simpatica bestiola mi ha fatto compagnia per un bel pezzo, almeno fino al crepuscolo serale di metà marzo, poi un giorno mi sono dimenticata di gettarle un sguardo, e anche quello successivo, e così via: lei era sempre lì, ma senza il suo collo luminoso non faceva più lo stesso effetto e finiva per mimetizzarsi con gli altri arredi urbani. 

L’arrivo della primavera, insomma, è stato il cretaceo del mio dinosauro elettrico, e per me, fortunatamente, la fine delle visite serali e l’inizio di una nuova era: quella della terapia domiciliare.

A volte le cose si estinguano semplicemente per indifferenza.  E allora significa che è così che deve andare.

 
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