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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Ma credi al mio amore (Shakespeare)"

Post n°1081 pubblicato il 08 Novembre 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Unica data in Campania al Supercinema di Castellammare di Stabia per il nuovo spettacolo di Giorgio Albertazzi “Puccini, d’arte e di amore” che si rivelerà poi in scena come una magistrale opera di divulgazione del genio Puccini, delle molte donne che si intrecceranno con le sue opere liriche di canto parlato, antesignane dei musical contemporanei. Albertazzi tra drappeggi rossi si erge vicino ad un pianoforte, con due leggii ai margini della scena, mentre al centro del proscenio un velo mostra soprani, tenori, attrici che scandiscono didascalicamente come un jpg, il racconto del Maestro con pezzi dalla Butterfly, dalla Turandot e con un finale drammatico sulle note di “Nessun dorma”. Una narrazione teatrale che tiene assieme Protagora, Borges, Shakespeare ed i film americani degli anni ’50. Prima dello spettacolo abbiamo incontrato Albertazzi nel suo angusto camerino. Ma ha ancora un ruolo oggi il teatro? “Oggi, come ieri, il teatro deve divertire, fare sognare ed immaginare, fare intravedere l’eros. No, non deve veicolare alcun messaggio noioso: quello lasciamolo fare ai cattivi politici”. Come ha incontrato il Teatro? “Avvenne tanti anni fa – Albertazzi compirà 90 anni il 20 agosto di quest’anno; n.d.r – per il tramite di una ragazza liceale che lavorava in una compagnia teatrale ed era molto carina”. Lei ha paragonato le donne ai cavalli: qualche esponente dei nuovi movimenti neofemministi l’ha tacciata di veteromaschilismo… “I cavalli hanno similitudini con le donne: per le curve, la loro fierezza. Poi come lei sa la bellezza è armonia dell’imperfezione”. Come fa ad avere uno spirito così giovanile nonostante Crono avanzi? “Io sono dell’idea che il primo amore è sempre l’ultimo”. Il connubio con Puccini? “E' toscano come me: se non fossi nato a Firenze, avrei voluto essere originario di Lucca. Una città con i suoi merli rossi e le sue rondini giocose. Puccini, poi ama le donne come me ed ama la bellezza: l’unica cosa che ci divide è il fatto che Lui ami la caccia: io trovo orrendo sparare ad un animale. Nella Corrida sono dalla parte dei tori”. Sappiamo che ha seguito le elezioni americane… “Sì, stanotte non ho dormito guardando la vittoria di Obama. La politica italiana invece mi deprime: spero che questo governo di tecnici – che in fondo è fatto di competenti – insegni qualcosa ai governanti italiani di professione. Questi sono vecchi”. Cosa disprezza di più, oggi? “La volgarità ed anche la mediocrità ed anche tutto ciò che è concluso perché è morto”. In definitiva cos’è oggi il teatro? “La finzione teatrale è rappresentazione: quindi, conoscenza. Il teatro è palestra di vita. Un bacio non dato è un bacio tradito”.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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