E' di nuovo in libreria Marcela Serrano con il suo ultimo romanzo in dieci storie "Dieci donne (pagg. 288, euro 18; Feltrinelli)" e sembra che tutti gli altri libri spariscano e ti dispiaccia, quasi, terminare questo testo così pieno di realtà e di vera sofferenza in un tempo che anche di quest'ultima partorisce solo fiction. Dieci donne si raccontano alla loro psicoterapeuta. Donne borghesi e ragazze madri che oltre ad un deficit di attenzione sembra abbiano capito che solo raccontarsi dia cittadinanza e che possa essere utile anche agli altri fare ciò: cioè dare cittadinaza anche agli altri perché "ha senso parlare se qualcuno ti ascolta". Sì, c'è uno "spazio fragile" che è quello - oggi negletto - dell'epressività, che in questo romanzo riprende cittadinanza. Ma questo "Dieci donne" che riporta alla ribalta la scrittrice cilena, ci fa riconciliare con il potere benefico del linguaggio, offuscato dalla cd. mortifera Comunicazione, "perché il linguaggio è al tempo stesso maledetto e benedetto, non riposa mai, smaschera ogni cosa, ti colloca in uno spazio preciso e ti attribuisce un'identità, ma ti mette anche a nudo".Vincenzo Aiello
"Le parole che ho dovuto imparare"
E' di nuovo in libreria Marcela Serrano con il suo ultimo romanzo in dieci storie "Dieci donne (pagg. 288, euro 18; Feltrinelli)" e sembra che tutti gli altri libri spariscano e ti dispiaccia, quasi, terminare questo testo così pieno di realtà e di vera sofferenza in un tempo che anche di quest'ultima partorisce solo fiction. Dieci donne si raccontano alla loro psicoterapeuta. Donne borghesi e ragazze madri che oltre ad un deficit di attenzione sembra abbiano capito che solo raccontarsi dia cittadinanza e che possa essere utile anche agli altri fare ciò: cioè dare cittadinaza anche agli altri perché "ha senso parlare se qualcuno ti ascolta". Sì, c'è uno "spazio fragile" che è quello - oggi negletto - dell'epressività, che in questo romanzo riprende cittadinanza. Ma questo "Dieci donne" che riporta alla ribalta la scrittrice cilena, ci fa riconciliare con il potere benefico del linguaggio, offuscato dalla cd. mortifera Comunicazione, "perché il linguaggio è al tempo stesso maledetto e benedetto, non riposa mai, smaschera ogni cosa, ti colloca in uno spazio preciso e ti attribuisce un'identità, ma ti mette anche a nudo".Vincenzo Aiello