Il Sole di Stagno

"L'andare è il sentiero"


Sembra di respirare una “Bibbia napoletana” di un Carlo Bernari post-post moderno,  in questo “Visioni meccaniche (pagg. 88, euro 9; Con-fine edizioni)”, secondo testo del casertano Lorenzo Giroffi, che si impone alla lettura per un gusto naif, fatto di uno stile onirico e dylandoghiano. Un uomo che utilizza le passeggiate notturne come stimolo per una vita che non ha più nulla di personale. Il lavoro in fabbrica è il pretesto per dimenticare l’abuso di vizi incontrati nel rapporto con Napoli (città nella quale vive da poco), che gli concede continui mutamenti geo-sonori. La metodicità della sua nuova vita strangola il fastidio d’inquietanti ricordi, che son diventati i reclami della sua coscienza. Così le persone ai margini della società, ai confini del buon senso, in una topografia delle perdizioni quotidiane, cornice della sua mondanità, diverranno visioni meccaniche di storie ingiuste, spinte in posti di privazioni e di umiliazioni. Storie che vengono dalla Siria, dall’Eritrea e dal passato di un genio, riconosciuto come tale solo dopo la sua morte. Queste visioni s’intrecciano alla realtà fatta di squallore e di meraviglia: simposi organizzati da un musicista (il Duca) pieno di vizi e di virtù, pronto a conceder con saggezza ogni tipo di degenerazione; un incontro con una donna, che pare rispettare la melodia e l’imprevedibilità del mare (Roberta). Il nome di quest’uomo resta invelato come i motivi delle sue inquietudini. Solo grazie ai compagni delle sue passeggiate notturne, che nel suo immaginario ha messo assieme in un fantomatico circo degl’ultimi, collegherà la sua vita ad una sua visione meccanica: la violenza ai monti della sua provincia di nascita, il desiderio di annichilimento e le conseguenze sconvolgenti della sua codardia. Il suo nome, il suo passato, le sue colpe riemergeranno nello svilimento di ogni tipo di fantasia e nell’ammissione dei suoi ricordi.Vincenzo Aiello