Il Sole di Stagno

"Meglio le favole che le prove Invalsi"


Lunedì 5 marzo, alle 18, presso Hde, - in piazzetta Nilo 7, Napoli - Nando Vitali, Antonella Ossorio e Aldo Putignano presenteranno con l’autore Sergio Saggese il suo racconto “Il sacco di Babbo Natale (pagg. 97, euro 10; Photocity edizioni)” E’ una favola per parlare non ai bambini, ma per essi, questa che il 48enne scrittore partenopeo Saggese ci regala, illustrata dai bei disegni di Giovanni Manno. In occasione del Natale. Babbo Natale si è sbronzato dopo avere letto nel Sacco nero delle lettere strambe una missiva che parlava di un uomo che si era impiccato con una corda bella tesa mandatagli come desiderio proprio dal Babbone natalizio. A soccorrerlo in questo periodo di riposo forzato ci pensano gli elfi che capitanati da Mayo (Ettore Majorana in vita), Bir (Ambrose Bierce), Pizzicalaluna (Antoine de Saint-Exupéry), Manu (Emanuela Orlandi), Amy (Amelia Earhart), Sigaraccio ed i professoroni Bilancia e Pirresio, si sforzano di soddisfare tre desideri contenuti nella tre lettere rivenute. C’è chi desidera degli indumenti che suonino per farsi sentire in vita; chi invece dotato di voce muta nella realtà desidera un orecchio sordo che ne ascolti e recepisca i suoi pensieri-bisbigli. La terza lettera svolazzante e vuota indica forse tutti i desideri del mondo che potranno forse essere soddisfatti solo se “la necessaria solidarietà di fronte alla disgrazie farà scoprire quei talenti e quelle potenzialità che finalmente visibili ed operanti possano essere messe assieme per necessitata solidarietà”. E non viviamo forse uno di quei momenti in cui si stanno sfaldando le ragioni che ci tengono assieme e c’è più bisogno di solidarietà tra tutti per creare nuovi legami comunitari? Quella di Saggese è come una di quelle favole antiche, scritta in una lingua piena di vocaboli falsamente astrusi come “sbronzandolo”, che quando le leggevamo noi a Scuola erano le nostre prove Invalsi, per comprendere le parole e le realtà che sottendevano. E’ anche una favola filosofica settecentesca che usa l’ironia come passepartout per capire che in tempi di fiction al potere bisognerebbe per salvarci “travestire la verità da frottola”. Ma soprattutto questa fabula è il trionfo della fantasia che seppure non è la realtà può contribuire, come avamposto, a spiarla ed a spiegarla.