Il Sole di Stagno

"Forse i tonni sono finiti"


Più che al medievale  “castigat ridendo mores” questo nuovo libriccino umoristico dello scrittore Giuseppe Della Monica – “Quel tonno di Gennaro Esposito (pagg. 94, euro 11; Edizioni Creativa di Gianluca Ferrara)” – fa parte di quegli scritti un po’ agrodolci di denuncia sociale. In una cittadina media, in una strada media, un medio giornalista locale intervista Gennaro Esposito, cittadino qualunque, che assurge ad opinionista, come cittadino medio, per il secolare giornale locale, commentando elezioni, composizioni di giunte, favoritismi, politiche sociali e di accoglienza. Esposito pensa che i danni più grossi li abbiano fatto i sindaci precedenti, “ma solo perché avevano più risorse da gestire”. Che non è vero che è colpa della politica se nella cittadina non ci si associa, ma solo del dato che “mentre altrove uniscono gli sforzi, qui stanno tutti a controllarsi la corrispondenza”. E mentre analizza i mali italici – società civile che non si fa politica, trasformismo, voto di scambio, et cetera – conclude la sua analisi mangiandosi condite, tessere elettorali, bilanci, conti correnti postali. Ha chiare, Esposito, anche le dinamiche sociali che hanno trasformato il contesto sociale in “società liquida” dove spiccano i capitalisti convertiti al sociale, i camorristi di sinistra, i carabinieri alternativi ed i commercianti depressi, le commesse rampanti ed i baristi intellettuali. Ma poi quel tonno di Gennaro Esposito accetta il posto fisso al Comune per il figlio ed anche per il suo cugino omonimo.Vincenzo Aiello