Il Sole di Stagno

"Maria, donna dei nostri giorni"


Ha molti seguaci - ma pochi epigoni - don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta scomparso dopo una dolorosa malattia nell'aprile del 1993. Ora la sua intensa vita di uomo di fede trova una sintesi biografica in "Don Tonino Bello, vescovo secondo il cuore di Dio (pagg. 103, euro13; Edizioni Creativa di Gianluca Ferrara)" testo firmato dal napoletano Enzo Cozzolino, direttore della Caritas di Napoli. Già nell'introduzione don Luigi Ciotti ne ricorda "la perfezione sul piano teologico, la concretezza sul piano pastorale, il suo essere provocatorio sul piano sociale". L'Arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, invece, nella prefazione, loda la sistematizzazione dell'opera di Cozzolino "che entra nel pensiero del sacerdote e vescovo offerendone un approfondimento ed un'analisi per meglio comprenderne gli insegnamenti". Secondo Cozzolino, Bello, fu soprattutto un profeta nel significato biblico di chi presta la sua voce a Dio affinché possa essere compreso dagli uomini e dalle donne di ogni tempo e luogo. Questo significava, soprattutto, esercitarsi a leggere le situazioni attuali e di indicarne i cammini. Don Tonino nacque nel 1935 ad Alessano nel Salento e rimase quasi subito orfano di padre ed in Dio forse trovò il Padre amorevole che ascolta sempre. Una vocazione precoce che lo portò ad entrare in contatto con personaggi del calibro del Cardinale Lercaro. Bello, si formò in una Chiesa attenta alla costruzione dell'individuo e del sacerdote, eppoi avrà la ventura di formare lui sacerdoti e laici, e di andare nel mondo secondo i dettami conciliari. Il lascito più grande di Don Tonino è il suo rispetto degli ultimi che tradusse nel farsi povero egli stesso: amava aiutare anche concretamente chi era in una situazione di bisogno. Poi c'è la cultura della Pace che lo portò a fondare Pax Christi e ad avere attenzione anche per le cose che accadevano oltre il ristretto ambito diocesano. L'attenzione al servizio dei giovani lo pose in stretto contatto con il messaggio di Papa Giovanni Paolo II°. Tre i gruppi di scritti che ci rimangono: i programmi dicesani, le omelie crismali e gli scritti mariani. Su tutti consigliamo la raccolta "Maria, donna dei nostri giorni (Paoline, 1993)" che è una gioia dello Spirito, anche per un laico non credente, perché pone Maria come  modello della Chiesa dinamica. Perché se la Chiesa non ha il grembiule a nulla serve la stola.Vincenzo Aiello