Da qualche giorno è attiva su Facebook la pagina “Meta il mio Paese” che un gruppo di residenti ha creato per condividere la storia e le usanze locali e dove i Metesi in giro per il Mondo potranno sentire il calore della loro Terra. "Meta il mio paese" era il titolo originario del libro che poi, nella fase conclusiva, fu cambiato in "Storia di Meta" e che fu il risultato di un lavoro di un gruppo di bambini della Scuola elementare di Meta che partirono nell’anno scolastico 1966-67 guidati dal mai dimenticato Maestro Manzi metese, Egidio Calise, e che un anno dopo nel 1968 in V° produssero “Storia di Meta” edito nel 1972 dall’Associazione turistica “Pro Meta” antesignana dell’attuale Pro Loco. Calise, tramite quelli che sicuramente sono dei suoi ex alunni, il maestro venuto oramai a mancare, ricorda su Internet che “caro Lettore Metese non venni dal mare, ma anch'io come un navigante, una mattina approdai al tuo paese. Qui, non appena misi piedi, mi accorsi che la tua Terra nascondeva uno scrigno, perciò sorse subito in me il desiderio di portarlo alla luce e di mostrare tutte quelle gioie antiche. Ebbi la fortuna di avere una ciurma di baldi e volenterosi ragazzi, con questi formai un organismo in cui tutte le parti ebbero compiti precisi, e poi tutti insieme ci mettemmo a cercare”. Quei ragazzi che ora tramandano quell’esperienza su Facebook “rovistarono in vecchie biblioteche di chiese, di conventi, di musei della penisola. Andarono in esplorazione per cercare del glorioso cantiere navale di Alimuri, tra le torri saracene e i castelli che sono in alto sui Colli, per i vicoli e per le strade. Osservarono quelle case antiche dei navigatori metesi che sono nello stile e nella posa severa, ville vanvitelliane insieme ad abitazioni massicce, chiesette in rovina". Ora di questo libro, arricchito dalle illustrazioni di Antonio Schisano, ci vorrebbe una ristampa per farlo conoscere ai ragazzi di oggi e magari riscrivere una “Storia di Meta” rispondente a canoni più scientifici, che non dimentichi lo spirito dei ragazzi di quella fine anni ’60.Vincenzo Aiello
" ... ma anch'io come un navigante"
Da qualche giorno è attiva su Facebook la pagina “Meta il mio Paese” che un gruppo di residenti ha creato per condividere la storia e le usanze locali e dove i Metesi in giro per il Mondo potranno sentire il calore della loro Terra. "Meta il mio paese" era il titolo originario del libro che poi, nella fase conclusiva, fu cambiato in "Storia di Meta" e che fu il risultato di un lavoro di un gruppo di bambini della Scuola elementare di Meta che partirono nell’anno scolastico 1966-67 guidati dal mai dimenticato Maestro Manzi metese, Egidio Calise, e che un anno dopo nel 1968 in V° produssero “Storia di Meta” edito nel 1972 dall’Associazione turistica “Pro Meta” antesignana dell’attuale Pro Loco. Calise, tramite quelli che sicuramente sono dei suoi ex alunni, il maestro venuto oramai a mancare, ricorda su Internet che “caro Lettore Metese non venni dal mare, ma anch'io come un navigante, una mattina approdai al tuo paese. Qui, non appena misi piedi, mi accorsi che la tua Terra nascondeva uno scrigno, perciò sorse subito in me il desiderio di portarlo alla luce e di mostrare tutte quelle gioie antiche. Ebbi la fortuna di avere una ciurma di baldi e volenterosi ragazzi, con questi formai un organismo in cui tutte le parti ebbero compiti precisi, e poi tutti insieme ci mettemmo a cercare”. Quei ragazzi che ora tramandano quell’esperienza su Facebook “rovistarono in vecchie biblioteche di chiese, di conventi, di musei della penisola. Andarono in esplorazione per cercare del glorioso cantiere navale di Alimuri, tra le torri saracene e i castelli che sono in alto sui Colli, per i vicoli e per le strade. Osservarono quelle case antiche dei navigatori metesi che sono nello stile e nella posa severa, ville vanvitelliane insieme ad abitazioni massicce, chiesette in rovina". Ora di questo libro, arricchito dalle illustrazioni di Antonio Schisano, ci vorrebbe una ristampa per farlo conoscere ai ragazzi di oggi e magari riscrivere una “Storia di Meta” rispondente a canoni più scientifici, che non dimentichi lo spirito dei ragazzi di quella fine anni ’60.Vincenzo Aiello