Il Sole di Stagno

"Bert e il Mago"


Fabrizio Pasanisi napoletano, trapiantato a Roma, è il vincitore con il suo “Bert e il Mago (pagg. 528, euro 22; Nutrimenti)” dell’edizione di quest’anno del Bagutta Opera Prima che sarà assegnato domenica prossima nella serata-cena del 26 gennaio nell’omonimo ristorante di Milano. La decisione è stata presa dalla prestigiosa giuria presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, e che vede componenti del calibro di Stefano Agosti, Rosellina Archinto, Eva Cantarella, Pietro Cheli, Dario Del Corno, Elio Franzini, Umberto Galimberti, Piero Gelli, Nico Naldini, Giovanni Orelli, Elena Pontiggia, Mario Santagostini ed Orio Vergani. Pasanisi classe 1957 aveva già con losetsso testo ottenuta una menzione al Premio Calvino quando “Bert ed il Mago” era inedito. È il 1933 quando l’incendio del Reichstag a Berlino segna il destino della Germania, vittima dell’ascesa inarrestabile di Hitler: i nazisti accusano del rogo i comunisti e avviano una spietata caccia all’uomo. Il giorno successivo all’incendio, 28 febbraio, Bertolt Brecht, che è nell’elenco degli artisti non graditi per le sue simpatie comuniste, lascia in tutta fretta il paese. Appena qualche settimana prima, l’11 febbraio, a varcare la frontiera era stato Thomas Mann, dopo che una conferenza su Wagner a Monaco di Baviera gli aveva attirato le ire dei nazionalisti hitleriani. Di fronte ai due si apre il lungo, doloroso cammino dell’esilio. Con stile incalzante e cura rigorosa nella ricostruzione degli eventi e nel ritratto dei personaggi e delle loro relazioni, Bert e il Mago mette in forma di romanzo le vite parallele di due dei maggiori esponenti della cultura europea novecentesca: la formazione della loro poetica, la genesi delle opere, la notorietà e i riconoscimenti, i risvolti meno noti della sfera privata, il fatale scontro con l’aberrazione nazista. Due scrittori rivali, distanti per età, credo politico e concezione di letteratura, ma legati da una sorte comune: quella dell’intellettuale posto di fronte alla sopraffazione e alla violenza della storia; quella dell’uomo costretto alla fuga, e al ripensamento dei propri valori, davanti alla follia del mondo.Vincenzo Aiello