Il Sole di Stagno

"L'utopia della Comunità?"


Dopo molti volumi di architettura con prestigiose case editrici del settore, il prof. universitario in Museologia e critica artistica del restauro in Molise, l'arch. napoletano Rossano Astarita, esordisce nella narrativa con "La fabbrica felice (pagg. 56, euro 2.50; Giannini)" , dove realizza la sua utopia di racconto-saggio. Qualche giovane oggi ricorda l'altra utopia di Olivetti che decise di impiantare a Bagnoli uno "stabilimento industriale" che producesse macchine calcolatrici? Ebbene c'è stato un tempo in cui ciò avvenne ed Astarita ne dà conto in questo medaglione letterario che accanto a personaggi del calibro di Adriano Olivetti, Luigi Cosenza, Ottiero Ottieri, ed altri, pone in primo piano la vicenda di vita e di ricerca di felicità di Vincenzo Artiaco, che figlio di un portinaio trova lavoro proprio nella fabbrica del patron di Ivrea. Il perito napoletano Vincenzo, che quando smetteva di lavorare, prendeva in prestito un volume dal bibliotecario Carletto Corbisiero 'o 'nnucente che - ed è storia vera - condannato ad 11 anni di reclusione e scoperto innocente fu assunto dall'ingegnere Adriano in omaggio ad una strana, per l'epoca, rieducazione della pena sbagliata, come in un'applicazione illuministica contraria de "La colonna infame". Il libriccino di Astarita oltre che una narrazione scritta bene è un oggetto artistico, con quella copertina che vede il disegno progettuale di Luigi Cosenza della futura fabbrica flegrea, e con quel retro di copertina che vede l'utopia de "La mano aperta" di Le Corbusier, "per ricevere, per donare"; il profilo della colomba della pace che ora fa bella mostra di sè a Chandighart, capiale del Punjab, nella spianata del Campidoglio.Vincenzo Aiello