violalatta

le avventure di un'incasinata

 

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l'inizio non è forse anche la fine di ogni cosa?

Post n°2 pubblicato il 14 Marzo 2008 da violalatta

Puzza di sudore. Cerco un posto tra gli scompartimenti del treno pieni. “Scusi è libero?” “Certo signorina, si segga”. Si spostano le valigie, molliche di pane sul sedile. Lui mi guarda  dietro il finestrino sporco di polvere dell’Intercity.

Un sorriso, saluta con i suoi occhi neri.

Sono arrivata stamattina a Termoli senza avvisarlo, domani 21 maggio ha un esame.

Mi ha ripetuto per ore al telefono di non andare. Ho preso il treno presto; tremavo, sudavo, ansimavo. Distratta mi guardavo intorno, leggevo, mi distraevo, toglievo nevroticamente la pellicina intorno alle unghie, ogni attimo sembrava sciogliersi nella calura e pervadermi.

Foggia- San Severo-Termoli.

Ho attraversato la strada lesta, quasi scivolando sull’asfalto per non fare rumore.

9.30. Suono il campanello: “ Chi è?” “Marta”

Lui è in pigiama, mi guarda con occhi enigmatici, cerca di darmi un bacio, lo respingo il suo alito puzza dopo la notte.

Mi fa sedere sul letto, apro le persiane ho bisogno di aria e coraggio. “ Sei venuta per lasciarmi? Non ti azzardare il giorno prima dell’esame”. Rido, rido sempre quando sono nervosa. “ Sono venuta per parlare, non mi basta più il telefono.” “ Vieni dammi un bacio”. Mi lascio baciare, accarezzare, mi toglie la maglietta. “ Devo andare in bagno” dico io; la porta del bagno non si chiude bene, faccio la pipì è tutto sporco, torno da lui. “ Marta, meno male che ci siamo interrotti, non dovevi parlarmi?” “Appunto”. Prendo il cuscino con la fodera a strisce bianche e gialle e lo poggio sulle mie cosce, incomincio a giocarci con le mani. Attendo. Le parole accovacciate nell’anima, pigre. Lui mi si avvicina i suoi occhi neri si dipingono di comprensione, mi accarezza. Le parole incominciano a tessere un discorso, gli dico che sono stanca di aspettare, di essere trascurata, di non condividere più nulla con lui, che sono ferita perché non ha esitato un attimo a rincorrere i suoi desideri dimenticandosi dei miei bisogni, gli dico che non mi ama perché dovendo scegliere cosa perdere ha scelto di perdere me; lui dice che non è vero che non mi ama, poi sta in silenzio. Ma i suoi occhi, la musicalità del silenzio mi dicono che ho ragione. Nuovamente l’oscurità, accende il lettore cd, ascoltiamo la musica che invano tenta di riempire il nostro vuoto, il ticchettio allucinante dell’orologio scandisce quegli attimi.

Attendo inerte come se dovesse accadere qualcosa, ma non accade nulla. Lui si è girato, è distante, siamo sullo stesso letto ma tutto ci separa.

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Un blog di: violalatta
Data di creazione: 12/03/2008
 

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