EternoFemminioFatale
[Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale e dettato dalla fervida fantasia della mente folle di chi ama scrivere pur non sapendolo fare]
ME MYSELF AND I
Silenzioso essere femmineo, di nefande voglie infetto...ad ataviche brame incatenato, al suo bisogno imminente si aggrappa...lubrici fremiti percorrono i sentieri della sua Perdizione...memorie che tornano nell'oscurità di segreti abissi cercando un barlume tra le tenebre della sua Follia...Lulù, c'est moi.
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Post n°2 pubblicato il 19 Luglio 2011 da Donna.Elena.Muti
Mi guardo da fuori, con un po' di giusto distacco...senza coinvolgimento emotivo... e vedendomi non riesco a vedermi.
Forse mi manca l'esperienza, forse ho universi di riferimento diversi rispetto a quelli che hanno persone con esperienze più 'normali', tuttavia osservandomi...non posso che notare una persona dai contenuti molto vuoti e, per questo, un po' desolanti e tristi...
in fondo... vedo una bugiarda ed ipocrita, perchè quello che uso non è il linguaggio dell'Amore, del sentimento o anche solo di un'intensa amicizia, non sono neppure concetti affettivi, emotivi legati a quelle emozioni vere, profonde che nutro dentro di me, sono solo parole e concetti che si ripetono ossessivamente e che non dicono nulla di nulla se non la completa assenza di spirito ed ahimé un enorme vuoto cosmico (?)... certo, conosco bene l'esistenza di strade diverse da quelle sino ad ora percorse...strade che portano verso la creazione di relazioni vere, profonde tra le persone, fondate sul rispetto reciproco, sulla dignità personale, sulla mutua comprensione, sul dialogo, sull'amicizia vera e disinteressata, sull'Amore inteso come ricerca del bene dell'altro... eppure, riesco solo a far uscire la falsa vittima patetica e farneticante...riesco solo a far uscire quel mondo buio e chiuso che, mio malgrado, ho dentro di me e probabilmente non è stato creato dal mio background...perché...NO! ...non è stato il passato a distorcere la mia visione di ciò che più sacro, più importante e più nobile ci sia al mondo - l'Amore - NO, quel mondo buio e chiuso, fatto di ombre maligne, di istinti primordiali e animali, di voglie inesauribili e insaziabili, quell'istinto autolesionista e di morte, erano già presenti dentro di me prima di ogni trascorso...e stanno distorcendo ciò che di più prezioso ho al mondo...
le vedo, le sento...le ho combattute...soffrendo continuo a combatterle...perchè sono più forte di quelle ombre, di quelle tendenze maligne, di quell'istinto di morte... continuerò a combatterle...con forza e assiduamente...altrimenti usciranno sempre, mi soffocheranno, mi impediranno di esprimermi e di parlare...altrimenti mi consentiranno solo di mostrare la mia parte peggiore impedendomi di esprimere anche un solo sentimento vero...una sola lacrima vera...una sola parola sensata...
mi guardo ed è così nitido...quel freno, quella forza che mi impedisce di dire le cose e mi fa esprimere solo sciocchezze assurde... certo...sono calda, passionale...COME MILIONI DI PERSONE. Esserlo, non significa proprio nulla...non giustifica il fatto che io sia un soggetto ossessivo...ossessionato...ossessionante.
E parlo di Amore? ...io non so amare! E quel poco di Amore...ce lo ha sempre e solo messo chi ho reso vittima delle mie folli manie...chi, malgrado me, si è preoccupato, occupato, interessato di me...TU. Io...ho saputo metterci soltanto il mio dolore, la mia incapacità di esprimere ciò che ho dentro di radioso e solare...Io, ci ho messo solo ombre...perché non riesco a controllarmi, a dominarmi, ad addomesticare le mie pulsioni ed i miei istinti...perchè non riesco a trasformarli in energie positive che valorizzino ciò che sono, ciò che voglio essere...ciò che non è scontato una volta per tutte...perché in ogni istante si è chiamati a deciderlo...in ogni circostanza si decide che cosa essere.
mi guardo da fuori e con un po' di giusto distacco, senza coinvolgimento emotivo, vedo ciò che non voglio più essere: un'ipocrita.
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Una confessione e due atti di accusa compongono e insieme lacerano questa perturbante pagina. La confessione della propria colpevolezza, e il conseguente atto di accusa rivolto a se stessa. Un atto di auto accusa, però, che nel denunciare spietatamente le proprie colpe fa emergere un fondo, un sottosuolo di così acuta sofferenza tale da far salire a galla anche l’aspetto positivo del proprio sé, addirittura di preziosità (più prezioso al mondo, lo chiama).
“Le vedo… le sento… le ho combattute… soffrendo”… continuo a combatterle perché sono più forte…”. La forza dell’istinto maligno di morte dalla quale sente di essere dominata innesca, per reazione, quello benigno che lo contrasta e lo supera. Nello stesso tempo la fatica immane della lotta contro se stessa, la propria esistenza dà nuova linfa all’istinto di morte, perché è proprio la stanchezza per uno scontro senza fine che fa cercare la pace proprio nel sottrarsi definitivamente a esso attraverso un cedimento, una resa totale.
Donna Elena dice che tutti gli elementi peggiori in lei non sono frutto di eventi dolorosi, traumatici, familiari, ambientali, ecc, del suo passato. No, tutto era già presente in lei prima di ogni trascorso. Sembrerebbe la sua colpa abissalmente, malignamente legata alla stessa venuta al mondo della sua singola persona, individualità. Un vero peccato ultra originario. Però, dato che si parla di visione distorta, allora andrebbe detto che ogni civiltà ha una sua propria visione del mondo. E questa visione non solo ci precede, la troviamo già fatta, graniticamente strutturata, ma essa ci sovradetermina, ovvero ci sintonizza su di essa e ci condiziona, ci piega al suo credo, che noi ce ne rendiamo conto o meno. Anzi, meno ce ne rendiamo conto e più ci condiziona. Noi non ce ne accorgiamo perché la assorbiamo impercettibilmente come l’aria che respiriamo e fin dal primo respiro della nostra coscienza.</br
Che la nostra civiltà occidentale sia da almeno due millenni pregna di una visione della morte, della distruzione, ai fini di una nuova costruzione e successiva ulteriore distruzione, della guerra continua, della divisione tra gli Stati e gli individui e dentro gli individui… che effetti può avere sulla singola coscienza, visione individuale? La stessa sfera intima del desiderio diventa fronte bellico, trincea conflittuale di piacere e dolore insieme, perché, a causa di bisogni indotti, manipolati, sfruttati sentiamo che ci sfugge, scivola in tutte le direzioni la sua dimensione di autenticità vitale.
Donna.Elena chiama “Amore” la luce di autenticità interiore, sepolta nel fondo più vertiginoso della coscienza. Al di là di cosa realmente sia e di come possa essere chiamato, certamente questo elemento pulsa sotto i diversi strati del nostro sottosuolo che lo oscurano. In questo senso, allora, l’atto di accusa di Donna Elena non è più tanto contro se stessa ma contro le condizioni esistenziali che distorcono a priori la visione della realtà, del mondo. Rivolgendo la sua confessione, la sua auto accusa alla ipotetica giuria che noi lettori siamo, ci mette davanti alla nostra stessa distorta, ipocrita coscienza.
A volte ci sono cose che ci chiamano a rispondere, anche se non si capisce bene perché, se ci sia senso o utilità nel farlo. Questo post per me è una di quelle cose. Lo è con la forza di una necessità, come una specie destino interiore, rispetto al quale, spesso, la vera ipocrisia si chiama silenzio.