Riflessioni

Perché ci stupiamo ancora?


Mi ero ripromesso di non scrivere più niente che riguardasse direttamente o indirettamente la politica almeno fino alla fine dell’anno, ma gli avvenimenti di questi ultimi giorni mi impediscono di mantenere fede a questa promessa. Quello che mi lascia perplesso non è tutto quello che sta venendo fuori dall’inchiesta denominata “Mafia Capitale”, che altro non è se non la punta di un iceberg dalle dimensioni enormi, che se analizzato nella sua interezza porterebbe alla luce quei legami stato/mafia che si diramano ben oltre la città di Roma, fino ad insinuarsi prepotentemente nelle stanze del potere dello Stato Italiano. La mia perplessità nasce dal fatto che ancora ci si stupisca e scandalizzi quando si scoprono legami stato/mafia. Mi stupisco perché mi chiedo, ma allora per quali motivi credete siano stati barbaramente assassinati i giudici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e come loro molti altri meno noti che hanno tentato di svelare tali legami? Mi stupisco nel non riuscire più a distinguere dove finisce lo stato e dove inizia la mafia e viceversa. Non capisco se sono i partiti che controllano la mafia o se è la mafia a controllare i partiti, o entrambe le cose. Se è il politico che viene corrotto dalla mafia o è la mafia che si fa corrompere dal politico. L’italiano è un personaggio strano, si meraviglia di cose di cui era già a conoscenza ma che aveva rimosso perché troppo scomode da accettare, si indigna e si scandalizza per qualche giorno, giusto fino a quando i mass media terranno la sua attenzione accesa su questo argomento, per poi a comando disinteressarsene, dimenticandosene nuovamente appena i media gli proporranno qualche altra notizia su cui focalizzare la sua attenzione. L’italiano ha la memoria corta, pilotata dai mezzi di informazione o in questo caso sarebbe meglio dire di disinformazione: dimentica le promesse fatte dai politici in campagna elettorale, le loro contraddizioni, dimentica gli scandali in cui sempre più spesso sono coinvolti, dimentica i politici corrotti e i loro corruttori. Dimentica che i legami stato/mafia vanno avanti da anni, che sono stati denunciati più volte senza che si sia fatto nulla di concreto per porre fine al problema, semplicemente perché si è creato un sistema in cui l’uno non può vivere senza l’altra. Si è creato un sistema che non permette l’ingresso in parlamento delle persone oneste, pulite, ci sono solo quelli meno colpevoli di altri, quelli meno invischiati negli intrighi di potere, ma l’onestà è tutta un’altra cosa. La cosa che mi sorprende è che destra e sinistra che spesso si scontrano duramente in parlamento quando è il momento di varare leggi e riforme, vadano perfettamente d’accordo quando è il momento di rubare, di corrompere o di farsi corrompere. Il Dio denaro, come la brama di potere, cancellano, calpestano ogni colore e ideologia politica, ogni residuo di coscienza, di morale, di etica, di onore. Ci si lamenta del fatto che sempre più italiani si disinteressano della politica  o peggio abbiano sempre di più un atteggiamento antipolitico, ma la vera antipolitica la fa il politico che usa a fini personali il denaro pubblico che è chiamato ad amministrare per il bene della collettività, la fa il politico che propone leggi atte a tutelare i suoi interessi. L’antipolitica è semplicemente la somma dei cattivi esempi che quotidianamente la classe politica dà al popolo che è chiamata a governare. Come possiamo chiamare ancora “onorevoli”, persone che rubano, che si fanno corrompere o che corrompono, che stringono legami con la mafia? Se continuiamo a chiamare “onorevoli” questi personaggi, travisiamo il significato che quella parola racchiude e in questo modo mutiamo la percezione della realtà che essa è chiamata a descrivere. Tanto che qualcuno potrebbe essere portato a pensare che sia onorevole essere corrotti, che il furto sia un’attività onorevole, che la stessa mafia sia un’associazione onorevole, questo messaggio subliminale o no che sia non può, non deve passare! Del resto noi italiani, io per primo, siamo quelli che ci indigniamo, borbottiamo, urliamo, ma non facciamo mai nulla di concreto affinché tutto questo cambi, proprio come la legge italiana, che sulla carta punisce duramente tali reati, ma all’atto pratico tra ricorsi in appello e cassazione le condanne, quando vengono emesse prima che il reato cada in prescrizione, sono sempre all’acqua di rose per i suddetti personaggi. Per questo vorrei vivere in un Paese dove la giustizia non fosse inquinata dalla politica, dove “La legge è uguale per tutti”, non fosse solo una frase fine a se stessa, derisa e reclusa nelle aule dei tribunali e che pretendere fortemente, ardentemente una giustizia giusta non fosse più considerata solo pura utopia.