Riflessioni

CIAO PABLITO!


 Premetto, io non capisco nulla di calcio, non lo seguo, ma Paolo Rossi fa parte di una particolare stagione di quel lontano 1982, che si focalizza in un preciso momento della mia vita, ricordo perfettamente le partite di quel mondiale spagnolo, io ragazzino di 12 anni incollato davanti ad una tv in bianco e nero, insieme a mio fratello, ai miei genitori, ricordo la loro e la mia esultanza ad ogni goal segnato dalla nazionale, e ce ne furono tanti in quel mondiale. Ricordo quel ragazzo, il cui nome era Paolo Rossi, il capocannoniere che in campo sembrava inarrestabile, imbattibile, ogni suo tiro importa infallibile. Ricordo che quello fu il primo e l’unico mondiale che seguì dall’inizio alla fine. Ricordo che quello fu il momento in cui per la prima volta mi sentì orgoglioso di essere italiano, per poi scoprire, troppo presto, che l’orgoglio, l’amor patrio non potevano scaturire solo da una partita di pallone, ci fosse anche la nazionale in campo, il titolo mondiale in gioco, una finale meritatamente vinta, ma avevano bisogno di radici, di valori più profondi e solidi da cui ergersi e crescere.Grazie Pablito per tutte le emozioni che ci hai regalato, grazie perché insieme a quella nazionale, ad un presidente come Sandro Pertini, nella mia mente avete scattato un’istantanea di un Italia che voleva e poteva farcela, che poteva essere vincente. Ora quella foto adagiata sullo scaffale dei ricordi, appare un po' ingiallita dal tempo ma ancora evocativamente forte.