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LA PAZIENZA DEL RAGNO

Post n°640 pubblicato il 26 Luglio 2024 da carloreomeo0

Vorrei avere la pazienza del ragno,

che per quante volte tu gli disfi la tela,

instancabilmente la tesse e la ritesse,

che senza scomporsi riparte sempre da zero,

realizzando ogni volta un capolavoro.

Vorrei avere la saggezza del ragno,

che dopo aver lavorato alacremente

attende senza far niente,

a volte per giorni che nella sua tela

si impigli qualche preda,

lasciando che sia il fato e non la sua ingordigia

a scegliere quante e quando.

Quanta delicata poesia in questi versi, che nella loro elementarità ci raccontano una verità talmente lampante da essere quasi banale ma mai scontata, talmente semplice da passare inosservata, talmente carica di significato da sembrare… insignificante. Ammettiamolo, quanti di noi hanno trovato il tempo, travolti come siamo dalle nostre vite frenetiche, di osservare un ragno che con perizia ed ingegno prima tesse la sua tela e poi attende che quel lavoro dia i suoi frutti?

Ora facciamo un piccolo esperimento, tenendo ben in mente i versi della poesia qui sopra immaginiamo come si comporterebbe lo stesso ragno se iniziasse a pensare come un essere umano, l’essere più intelligente del pianeta:

Innanzitutto inizierebbe a tessere ragnatele sempre più grandi, per avere la possibilità di imprigionarvi più prede nel minor tempo possibile, in questo modo ben presto scoprirebbe di riuscire a catturare più prede di quanto necessità per il suo bisogno ma, non contento, con una parte delle prede in eccesso inizierebbe ad assoldare altri ragni affinché tessano per lui altre tele (in subappalto) in altri angoli della casa, offrendogli una piccola percentuale in base a quanto catturato. Espandendosi così in una gerarchia piramidale che ben presto finirebbe per infestare la casa, di cui tutti i ragni sono ospiti, di ragnatele, rendendola invivibile e portando all’esaurimento/estinzione delle prede di cui tutti i ragni si cibano. Tutto questo vi ricorda qualcosa, vi è qualche similitudine con la realtà in cui state vivendo non vi pare?

Ritornando alla poesia, in essa si parla di pazienza, di saper ricostruire, ripartendo da zero se è il caso, senza scomporsi, anche mille volte se necessario le cose a cui teniamo di più in termini di affetti e di sopravvivenza, ricostruendo tutto, anche noi stessi, migliorandoci. Oggi noi umani non abbiamo né la pazienza né la saggezza del ragno, perché vogliamo tutto e subito, avendo perso la magia che si cela nell’attesa, la capacità di assaporare, degustare il tempo come si dovrebbe fare con un cibo prelibato e raro, quale esso è. Siamo eternamente insoddisfatti perché non ci accontentiamo più di ciò che ci basta e allora cerchiamo il superfluo, l’inutile e l’inutilità delle nostre vite ce lo dimostra ogni giorno.

 
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