Una voce dal deserto

Post N° 34


Era quasi l’ora nona e Gerusalemme era avvolta nell’oscurità di un cielo plumbeo, carico di pioggia, di elettricità, di dolore.Il tempo sembrava essersi fermato lì sul Golgota.Il Luogo del Cranio.L’uomo si guardava intorno, assorto in pensieri di morte, di disperazione, di rabbia.I soldati romani ridevano sguaiatamente, gettando la sorte sulle vesti dei condannati, che facevano a brandelli con le spade.Ridevano, di quel riso beffardo, pieno di ironia e scherno, fatalmente privo di ogni sentimento più nobile del disprezzo.Gli israeliti sembravano inebetiti, storditi dall’ubriacatura del sangue, del dolore, della sofferenza.Tre patiboli erano stati innalzati, come tre alberi dolorosi.Tre uomini crocifissi.No, non tre uomini.Due uomini, due pendagli da forca, due rifiuti della società e lui, l’Uomo, il Figlio.L’uomo continuò ad osservare la scena, disgustato, furibondo, la sua rabbia troppo grande per poterla esprimere.Se solo avesse potuto dar sfogo a quello che aveva dentro…Le due patetiche carogne ai lati dell’Uomo erano quasi osceni nella loro sofferente nudità.Uno inveiva, dalla disperazione, dal dolore, dal terrore degli aguzzini, pronti a spezzar loro le gambe senza pietà.Era la Parasceve, bisognava far presto, dovevano morire, non si potevano lasciare le carogne appese in giorno di Pasqua.L’altro piangeva, sommessamente, con uno strano sorriso sereno sulle labbra.Avrebbe voluto strapparglielo con la lama…chissà cosa si erano detti lui e l’Uomo…ma poteva immaginarselo…E poi c’era lui, l’Uomo.Stava morendo, lentamente, dolorosamente.Ai suoi piedi quella donna, sempre lei…sempre lei…insieme a quel ragazzo, il prediletto…piangevano, piangevano, piangevano…Le loro lacrime bagnavano i suoi piedi martoriati dai chiodi e la terra, mescolate al sangue.Quanto bruciavano, quanto gli straziavano il sangue nelle vene.Aveva fatto di tutto, in quei 33 anni, per vincerlo, quella creatura, quell’essere creato da una donna vergine che Lui aveva elevato al di sopra degli Angeli.Il Figlio, colui a causa del quale aveva perso la sua luce, la sua bellezza.Lui voleva che Lucifero e i suoi fratelli lo adorassero…adorare una creatura mezza umana!Loro che erano tutti emanazione diretta dell’Onnipotente!Lo odiava, con tutto se stesso, perché a causa di lui, della promessa della sua venuta, Lucifero era divenuto Satana.Scacciato dal Paradiso dai suoi stessi fratelli, condannato ad essere sottomesso eternamente al Figlio e, peggio ancora, alla sua madre umana!Satana fissò Gesù negli occhi e lo odiò, intensamente.Nel suo sguardo non c’era odio, non c’era beffa.Nei suoi occhi c’era perdono, c’era amore per tutta quell’umanità sbandata ai suoi piedi, gli smarriti, gli increduli, i senza speranza, i senza fede.Si guardarono lungamente.Satana non conosceva il futuro, ma conosceva molto bene le Scritture.Sapeva bene che quella croce era la sua più grande sconfitta.Sapeva che quello era l’atto di riscatto più alto, era il sangue versato per lavare la colpa dei progenitori.Sapeva che, da quel giorno innanzi, netta sarebbe stata la divisione tra il suo mondo di tenebra ed il Regno del Figlio.Maledisse l’Altissimo e suo Figlio, come sempre da quando Michele l’aveva precipitato dall’alto, il suo cuore arido velenoso d’odio immenso.Avrebbe voluto distruggere Gerusalemme con un solo respiro, cancellare tutto quello che stava avvenendo perché nessuno ne serbasse il ricordo, come se non fosse mai accaduto.Ma Dio non glielo permetteva.Lo teneva lì, fermo a guardare la propria stessa sconfitta, legato dai legacci dell’onnipotenza a cui aspirava ma che sapeva già di non poter raggiungere.Perché anche lui era una creatura, il ribelle, colui che non portava più la luce, ma solo le tenebre.Autocondannatosi per sempre alla rabbia ed al dolore, mai soddisfatto, neppure delle proprie vittorie.Tutto sapeva sempre di sconfitta per lui.D’un tratto il velo del tempio si squarciò e la terra tremò.Il Figlio era andato.La Madre e Giovanni piangevano, Maria Maddalena piangeva… e Satana proruppe in un urlo muto e disperato…il Figlio era disceso ad aprire le porte degli inferi, era andato a liberare i prigionieri per accompagnarli con sé al Padre.Per un breve secondo Maria sollevò lo sguardo pieno di dolore verso di lui e lo gelò.In quegli occhi chiari lesse chiara la promessa dell’eterna battaglia che, da quel momento, avrebbe impegnato la Donna ed il Demonio.Una battaglia che, lo sapeva, era impari.Satana voltò le spalle a Maria.In quella piccola donna c’era l’estrema punizione inflitta dall’Altissimo al suo angelo ribelle.Una creatura, totalmente umana, aveva il potere di vincerlo.E, Satana ne fu certo senza aver bisogno di leggere il futuro, sarebbe stato così per l’eternità di tutti i tempi.Fino alla fine del mondo.(23/08/2007 by stef.1974)