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La rivolta silenziosa dei deputati per gli “sfratti” alla Camera


 La Casta non vuole lasciare Palazzo Marini, l’edificio dove i parlamentari semplici, alla prima legislatura, senza titoli né qualifiche, hanno l’ufficio. Dopo quindici anni di affitto, già da un anno era chiara la volontà di traslocare da parte dei questori di Montecitorio. Il contratto di locazione per il palazzo di via San Silvestro costa circa 25 milioni di euro annui. Il 31 dicembre prossimo, volente o nolente, i parlamentari alla prima legislatura dovranno abbandonare l’elegante ubicazione, a qualche centinaio di metri da Palazzo Chigi, tra via del Tritone, piazza San Claudio e via del Pozzetto. Ma non tutti, solo quelli dell’edificio che si affaccia su Piazza San Claudio. I restanti tre palazzi (2,3,4) del complesso, che costano 53,5 milioni di euro all’anno, non godono di una clausola che favorisca una exit strategy per Montecitorio. Come dichiarato qualche mese fa da Giuseppe Leone, il capo ufficio stampa della Camera, «per gli altri tre Palazzi Marini esiste un vincolo contrattuale, senza facoltà di recesso, con scadenze rispettivamente nel 2016, 2017, 2018 e che pertanto non potranno essere, fino ad allora, annullabili né modificabili da parte della Camera».Nel frattempo, cedendo l’ala che ospita le segreterie di 180 deputati, saranno stati comunque risparmiati 14 milioni di euro annui, pari al canone di affitto annuale rivalutato con gli indici Istat. Ma a rischio sono anche i 350 dipendenti della società proprietaria di Palazzo Marini: c’è la possibilità che perdano il posto. A meno di non creare ad hoc una società mista, pubblica e privata, a cui affidare la gestione degli stessi servizi per permettere ai lavoratori di confluirci.La rivolta dei deputati non fa distinzione di colore, tutti insieme appassionatamente contro lo “sfratto”, e contro i loro stessi colleghi che avrebbero fatto la spia in nome dell’antipolitica e degli sprechi della Casta. L’obiettivo è dilazionare i tempi di recesso del contratto per consentire ai deputati di continuare a occupareuffici in cui non sono mai presenti, perché coinvolti nel lavoro in Aula o in commissione. Quindi, a Montecitorio. Di dividere la stanza con i colleghi non se ne parla per non perdere «la privacy necessaria a poter svolgere i delicati e riservati impegni istituzionali che la Costituzione ci riserva».Ma dove andranno i deputati dopo aver lasciato i lussuosi alloggi presi in affitto nel ‘97 dalla Milano ‘90 srl del costruttore Sergio Scarpellini? Ad agosto, fonti romane sostenevano che Montecitorio si fosse attivata attraverso i canali dell’Agenzia del Demanio, l’ente che gestisce i beni di Stato. L’avviso di ricerca a nome di un importante ente statale mirava a individuare uffici ubicati nel centro storico della città di Roma tra piazza Augusto Imperatore, piazza del Popolo, corso Rinascimento e via Sant’Andrea delle Fratte. Meglio se con una superficie compresa tra 25mila e 40mila metri quadrati. Qualcosa ci fa credere che i deputatipeones non rimarranno senza cuccia.link: http://it.finance.yahoo.com/notizie/La-rivolta-silenziosa-dei-yfin-1029536088.html?x=0