VoceProletaria

Critica al “Do Nothing Day” quale pratica di lotta rinunciataria.


Critica al “Do Nothing Day”  quale pratica di lotta rinunciataria.di Alessandro Perrone,  16.02.2012L’articolo di Franco “Bifo” Berardi, pubblicato da MicroMega con il titolo:”L’Italia non è la Grecia” , nel quale rilancia la parola d’ordine del “Do Nothing Day”, in altre parole il non fare nulla, come forma di protesta passiva e di “sabotaggio” contro le imposizioni europee e del sistema nel suo insieme, sostiene come buona una ipotesi rinunciataria che stabilisce l’impotenza delle mobilitazioni di questi mesi, dichiara il fallimento nella pratica sociale e chiude con il senso propedeutico e formativo, oltre a quello di comunità e di fratellanza, che hanno intrinsecamente le lotte.Bifo, come molta parte della sinistra italiana, disabituata da decenni alle pratiche di formazione delle masse, alle lotte di lunga durata, appare incapace di leggere ciò che c’è di buono sotto le ceneri del rimbecillimento collettivo causato dall’avvento del governo Monti come lui stesso non manca di segnalare.L’attendismo, perché di questo stiamo parlano, se pure qui rinverdito con un termine anglosassone, come ci ha insegnato l’esperienza della Resistenza al nazifascismo, toglierebbe alle proteste e alle mobilitazioni delle masse il loro scopo ultimo: l’affermazione di una soggettività collettiva e attiva come base per un ruolo protagonista nel portare all’ordine del giorno della politica le proprie istanze, imponendo un netto cambiamento nell’agenda economico-sociale del paese.Bifo fa un’analisi condivisibile, sul ruolo di Napolitano, su Monti, come pure sulla mancanza di una adeguata mobilitazione italiana, interrogandosi giustamente sulla concrete possibilità che il movimento greco ha di modificare i rapporti di forza dopo mesi di dure lotte; tutto vero, Bifo, però, mi pare non colga l’insegnamento che gli eventi greci tracciano per noi, ovvero che la via (certamente tutta da costruire) al protagonismo attivo delle masse e base decisiva per avviare un volano moltiplicatore della ribellione e piattaforma unificante di tutte le pratiche di resistenza alla crisi che pure in Italia non mancano, ciò al fine di costituire, con la massima urgenza, un fronte unitario delle forze anticapitaliste con un programma minimo in difesa delle classi subalterne che riesca ad andare oltre al movimentismo e allo spontaneismo e si dia un obiettivo di governo della società (che è tutt’altra cosa del misero elettoralismo a cui ci ha abituato la sinistra governista nostrana) e aggiungo, analogamente da quando sta avvenendo in Grecia, di una forza comunista di classe, che qui, però, assuma un ruolo di collante a tutto questo.Alessandro PerroneComunisti Uniti FVG