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Mercato del lavoro, la CGIL si spacca sull'art. 18.


Mercato del lavoro, la CGIL si spacca sull'art. 18. Il 21 il Direttivo che decidera'di Fabio Sebastiani,  16.03.2012Sull’articolo 18 si addensano nubi nere in casa Cgil. E il primo round tra Susanna Camusso e i segretari di categoria e territoriali segna sicuramente un “meno uno”  per la leader della Cgil. Il vero e proprio regolamento dei conti è rimandato direttivo, convocato per il 21 marzo.  Chi ha avuto la fortuna di entrare, visto che all’opposizione interna è stata negata la partecipazione, parla di discussione molto articolata con molti interventi “diversi rispetto all’impostazione del segretario generale”. Ma i “non possumus”, soprattutto sull’Articolo 18, sono stati tanti: da Mimmo Pantaleo (FLC) a Rossana Dettori (FP), passando per alcuni segretari della Sardegna e dell’Emilia Romagna, e per finire a Nicola Nicolosi, membro della segreteria nazionale – “sono fortemente contrario”, dichiara - e a Donata Canta, leader della Cgil di Torino. Se non fosse stata l’assemblea della maggioranza al governo in Cgil si potrebbe parlare di “levata di scudi”. Particolarmente acceso l’intervento del leader della Fiom Maurizio Landini che nel corso della manifestazione del 9 marzo aveva già fatto balenare l’idea dello sciopero generale. La critica dei dissidenti contro la bozza di accordo per la parte che riguarda l’Articolo 18 è che si è in presenza di un indebolimento che equivale alla cancellazione. E se sugli ammortizzatori sociali, che pure tengono fuori i precari, si può ragionare, sui principi non si può transigere. Del resto è stata la stessa Cgil, e la stessa Susanna Camusso, a ribadirlo all’ultimo Comitato Direttivo Nazionale. A scricchiolare parecchio è anche la cosiddetta riduzione delle figure contrattuali. “Non c’è nessuna riduzione delle 46 tipologie contrattuali - sottolineano i sindacalisti - perché se il Governo pensa di cavarsela con un sistema di disincentivi sul contratto a tempo determinato non si cambia proprio niente nelle condizioni di chi è costretto  a vivere la frammentarietà e l’incertezza totale del posto di lavoro”. “Oramai è chiaro infatti che l’esercizio fondamentale in corso - sottolinea Giorgio Cremaschi, leader della “Rete 28 aprile” - è quello della propaganda bipartisan per piegare il sindacato confederale a firmare una sconfitta superiore persino a quella subita per le pensioni. I capisaldi del possibile accordo sono infatti agli occhi di tutti, altro che riservatezza!”.Alla fine la partita sarà tutta politica. E passerà da una parte per la “fedeltà” al capo in Cgil e per la tenuta del Pd, visto che per far passare la cosiddetta riforma del mercato del lavoro stavolta si è speso direttamente Pier Luigi Bersani. Del merito non interessa niente a nessuno. Non interessa a tal punto che sono disposti anche a veder naufragare l’ultima possibilità, difendendo l’articolo 18, di dar vita nei luoghi di lavoro a una organizzazione sindacale.