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La Fiom che applaude Marchionne, un film impossibile


La Fiom che applaude Marchionne, un film impossibileL'ad della Fiat riapre Grugliasco e promette di inondare la Cina di Maseratidi ChecchinoAantonini ,  30.01.2013La Fiom che batte le mani a Marchionne. Uno dei più entusiasti, per un film del genere, è l'Huffyngton post di Lucia Annunziata, organo ufficiale degli attacchi a Ingroia e cantore delle gesta di Marchionne, a quanto pare. Nel reportage da Grugliasco, dov'è appena stato ribattezzato lo stabiliento ex Bertone col nome di Gianni. Lì, dove costruiranno le nuove Maserati, sarebbe stato tutto un battimani - Fiom compresa - per l'ad della Fiat che pure in questa fabbrica aveva sbattuto il grugno in un referendum analogo a quello di Pomigliano. In realtà la Fiom era fuori, era ai cancelli, a tenere un presidio. Racconta Pino Viola, delegato Rsu tra i più anziani: «Lì dentro delegati nostri non ci sono, nessuno di noi è stato invitato a partecipare. C'erano quelli che hanno ripreso a lavorare. Però, mettiti nei panni di chi sta da sette anni in cassa integrazione». Nel volantino la Fiom ha ricordato che più della metà dei lavoratori è ancora fuori e che a cinque chilometri da lì c'è Mirafiori. «E che gli ammortizzatori sociali potrebbero essere usati con più solidarietà, ad esempio con la cassa integrazione a riduzione giornaliera - continua Viola - una sorta di contratto di solidarietà». Marchionne - dopo aver organizzato il debutto in politica di Monti nella fabbrica di Melfi - a Grugliasco dichiara di voler riassumere tutti i 1100 lavoratori a partire dai 500 rientrati oggi al lavoro. Poi spezza una lancia su una delle situazioni più rognose, Pomigliano, promettendo una soluzione per i 19 che lui voleva mettere in mobilità - «troveremo una soluzione. I colloqui sono in corso» e pare non scatti la cassa integrazione per agosto - e avvista una luce in fondo al tunnel della crisi, tra tre anni almeno. «Raggiungeremo il break even in Europa per il 2015-2016». Per quell'epoca prevede di aver venduto 50mila Maserati contro le 5500 attuali. Ma la mitezza di Marchionne non inganna il sindacato che bolla come «spropositate e irrealistiche» le previsioni dell'ad, come spiega Pietro Passarino, già Fiom ora Cgil regionale: «Anche se sono previste versioni diverse e mercati più promettenti. In Cina, è vero, Maserati ha raddopiato le vendite, ma nel 2012 ne sono state vendute 782. Grandi annunci, grandi pomposità ma rischiamo una nuova Pomigliano. E Modena, l'altro stabilimento, resterà in piedi? Nemmeno per Torino sarà una svolta: Mirafiori è ancora priva di prospettive come tutta la componentistica». «No, noi non intendiamo unirci al coro di quanti parlano dell’avvio di “una nuova era - ricorda Ezio Locatelli, segretario torinese a Fiat in questi anni, una volta appurato il mancato raggiungimento degli obiettivi dichiarati, ha sempre proceduto nella ristrutturazione e nella dismissione occupazionale operando al ribasso sul complesso delle unità produttive». «Dei 1100 operai ne lavorano oggi solo 500 mentre i rimanenti 600 sono ancora in Cigs - spiega Antonio Di Luca, tra i capolista di Rivoluzione Civile alla Camera e operaio a Pomigliano - per questo la Fiom non può applaudire la messa in scena organizzata tutta in favore delle telecamere dell'ad dei due mondi Sergio Marchionne. E io, in quanto operaio metalmeccanico iscritto alla Fiom, non posso accettare la banalizzazione giornalistica che vuole il mio sindacato impegnato ad applaudire Marchionne. Di iscritti alla Fiom oggi lavorano a Grugliasco in 130 su 450, questo a riprova che anche in quello stabilimento è attuata comunque una discriminazione. La Fiom se mai applaudirà Marchionne sarà solo quando negli stabilimenti entreranno tutti i lavoratori con i loro diritti. Mentre Marchionne oggi raccontava ad una stampa accondiscendente una realtà che non esiste la Fiom, fuori i cancelli, presidiava lo stabilimento rivendicando l'assunzione di tutti i lavoratori. Questa volta, a differenza di Melfi, va detto che Marchionne ha avuto il buongusto di non farsi accompagnare da Monti, questo a riprova del fatto che la svendita a buon mercato dei diritti costituzionali non produce consenso politico».Infine Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione: «La Fiat dice di aver fatto scelte difficili per restare in Italia: Marchionne e la proprietà dell'azienda hanno ricattato i lavoratori, preso in giro il Paese e il governo gli ha lasciato mano libera, questa è la verità. Fino ad ora Marchionne ha fatto solo promesse e non ne ha mantenuta nessuna. Lo Stato deve intervenire direttamente per impedire la distruzione della più grande azienda del paese: noi con Rivoluzione Civile vogliamo difendere il lavoro e i lavoratori, al contrario di quanto fanno e hanno fatto i sostenitori di Monti».