VoceProletaria

L'arroganza di Marchionne; la barbarie alle porte.


        Care colleghe, cari colleghi,semmai fosse rimasto in giro ancora qualche scettico sulle ragioni degli operai (e dei lavoratori tutti più in generale) per sostenere la richiesta di uno SCIOPERO GENERALE potremmo dire che, dopo lo show di Marchionne alla trasmissione di Fazio, "Che tempo che fa", questi scettici farebbero bene a ricredersi.        Nel commento, brevissimo ma incisivo, di Cremaschi è condensato quanto anche noi crediamo: l'arroganza della FIAT non è più neanche in grado di essere celata.         Marchionne, invitato in uno  dei soliti  "salotti buoni"  della "sinistra televisiva" ("sinistra" si fa per dire, ovviamente...), ha tranquillamente tracimato e, non contento di aver illustrato al suo compiacente intervistatore la "bontà"  dei piani industriali FIAT (quali, poi?  oltre sangue, sudore e supersfruttamento in cambio di niente, si stenta a vedere alcunché...) è persino stato capace di sostenere l'insostenibile: la FIAT può fare a meno dell'Italia.        Sarà... potrà forse fare a meno dell'Italia intesa in senso geografico e territoriale, MA NON CERTO DELLO STATO ITALIANO!         Lo abbiamo detto e scritto molte altre volte: la FIAT l'abbiamo pagata noi italiani almeno tre volte! E non con il solo denaro...         Persino chi non ha mai comprato nemmeno un bullone della più piccola utilitaria è mai stato esente dal prelievo a favore dei fondi che, in nome degli "interessi nazionali dello Stato Italiano", sono affluiti in oltre cento anni nelle casse della dinastia Agnelli.        Se poi si pensa che persino le due Guerre Mondiali sono state combattute anche, e forse soprattutto, "a tutela"  di quegli interessi...        Tra i morti sui fronti di guerra e i morti in fabbrica, e gli ingenti capitali regalati dallo Stato Italiano (senza che questi abbia mai preteso nemmeno un'azione in cambio...!) il tributo pagato alla FIAT dagli operai "dipendenti"  e dagli italiani "non dipendenti"  è ben superiore ai capitali investiti dai suoi fondatori, capi e manager vari in oltre cento anni di attività.        Di più, si può tranquillamente aggiungere che la stessa FIAT non sarebbe sopravvissuta tanto a lungo senza l'assistenza continua ed amorevole dello Stato.         Altro che capitani d'industria!  La FIAT è il paradigma stesso del "capitalismo assistito"  che predica il più sfrenato liberismo (per gli operai), ma pretende il suo "socialismo"  quando è in perdita (molto spesso, cioè...).        Riteniamo da sempre scandalose le generose elargizioni di denaro pubblico in favore di un'azienda che, pur approfittando di un assistenzialismo di Stato, non esita a "liquidare"  sui due piedi e gettare sul lastrico migliaia di lavoratori e famiglie minacciando la delocalizzazione degli impianti.        Ebbene, la reazione che ci si aspetterebbe a fronte di tanta arroganza sarebbe l'IMMEDIATA convocazione dello SCIOPERO GENERALE UNITARIO da parte di tutto il sindacalismo non complice.   Questa la prima, e non ultima ed unica, azione da parte sindacale.        Da parte politica, invece, ci attenderemmo persino qualcosa di più, ovvero un atto che riveda lo stesso ASSETTO PROPRIETARIO  della FIAT.        Se le nostre attese possono sembrare "rivoluzionarie"  (e, pur non essendolo affatto in assoluto, lo sono soltanto se rapportate al limitatissimo contesto italiano...), queste non appaiono affatto così "strane"  non appena si varca il confine.           In Francia, in Germania, persino in Gran Bretagna (solo per restare tra i "grandi"  paesi europei), nonostante un ventennio di furiose privatizzazioni, le principali aziende ed industrie vedono oggi una partecipazione azionaria dello Stato.   E anche  quando non c'è nessuna partecipazione azionaria vi è comunque una più efficace difesa degli "!interessi nazionali"  in grandi industrie, come la Renault o la Opel, capaci di salvaguardare le migliaia di posti di lavoro ivi impiegati.   Forse che Sarkozy e la Merkel siano "socialisti"...?         La Gran Bretagna, addirittura, ha "salvato"  le sue principali banche dalla crisi di due anni fa...NAZIONALIZZANDOLE!        Ebbene, possiamo anche comprendere la naturale ritrosia della destra politica di ispirazione liberista a discutere di questo tema, ma non riusciamo proprio a capire come mai la stessa "sinistra"  (e non ci riferiamo al PD, coerentemente collocato nel campo più liberista...) non riesca ad articolare una sillaba al proposito.  Quasi fosse un tabù.        Nemmeno la "sinistra"  che oggi appare (di nuovo...) più "radicale"  osa sollevare l'argomento.  C'è, infatti, una "sinistra"  che si presenta "alternativa", ma evita accuratamente di sporcarsi le mani con il sudore della "classe".        E'  la "sinistra" che, oltre le battaglie (sacrosante) sui diritti civili, preferisce magari limitarsi su proposte più moderate e "compatibili"  come "reddito di cittadinanza"  o "salario minimo garantito"  (che acquista ben altro significato quando invece declinato come "continuità di reddito"  per i lavoratori licenziati...)  piuttosto che ragionare sulle forme di proprietà, se privata o pubblica, e affrontare il vero nodo del conflitto che da sempre oppone i padroni agli sfruttati.        E'  anche per questo che, in campo sindacale, allorquando si presenta lo spettro di una chiusura di fabbrica non si riesce mai a trovare una rivendicazione che vada oltre le solite e scontate richieste di "ammortizzatori sociali; estensione degli stessi ad una più vasta platea"  e, dulcis in fundo "la ricerca di un nuovo e più serio investitore". Investitore "privato", naturalmente.         Nessun sindacato, nemmeno la FIOM, osa oggi  chiedere l'acquisizione pubblica, nemmeno se questa dovesse avvenire con "risarcimento".        Se poi si dovesse iniziare a parlar di "esproprio"  e, magari, di "autogestione" delle aziende "in crisi", o di "controllo operaio della produzione"  chissà cosa ne verrebbe fuori...  ci darebbero, come minimo, degli utopisti che abbaiano alla luna.        Ma è davvero così...?   Stiamo forse parlando di fantascienza?           Ebbene no. Affatto.   Basti vedere l'esempio argentino, dopo il definitivo e dolorosissimo tracollo per bancarotta dello Stato agli inizi del nuovo millennio.        Al proposito non aggiungiamo niente e suggeriamo semplicemente la lettura di un articolo che parla proprio di DIECI ANNI DI FABBRICHE AUTOGESTITE IN ARGENTINA.           Anche di questo riportiamo sul blog http://blog.libero.it/VoceProletaria        Perchè in Italia non se ne parla affatto?   Non sarà che la nostra "sinistra"  (anche quella cosiddetta "radicale") è ormai incapace di ragionare al di fuori del pensiero unico del Capitale...?           E l'assenza di un pensiero realmente indipendente ed autonomo dal Capitale non genererà altri e nuovi mostri...?     Magari come quei "simpaticoni"  di ultrà serbi visti pochi giorni fa a Genova...?                In fondo sono anche questi i volti della barbarie che produce il capitalismo.        Ne riparleremo.Un saluto.                        Proletaria Vox