VoceProletaria

Dal Senato Accademico della Statale -Unimi.


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.Dalla Statale di Milano – Senato Accademico.di  Piero Graglia,  16.02.2011   Carissim*,ieri, in sede di Senato accademico della Statale ho fatto una domanda diretta al Rettore Decleva sulla situazione del Milleproroghe, visto che il tema non era stato da lui inserito nelle comunicazioni iniziali. Sorprendentemente, Decleva ha detto che non poteva dire nulla sulla questione, che comunque per il 2011 non vi erano problemi (parlava di Milano, ovviamente) e che temeva invece per il 2012.    Il resto dei colleghi, ordinari e associati, presidi compresi, muti come pesci (qualcuno, a dire il vero, aveva coraggiosamente annuito durante il mio intervento).   La sera, al telefono, Manuela Ghizzoni (deputato PD) mi ha confermato che nel testo emendato del Milleproroghe poi votato con la fiducia gli sconti non c'erano.  Che dire? Lo abbiamo previsto, lo abbiamo paventato, lo abbiamo detto e scritto nell'indifferenza più o meno generale.   Ci hanno invitato a non disturbare il conducente che sapeva bene, lui solo, dove andare, e tutti zitti.   Ci hanno tagliato gli stipendi (a poliziotti, giudici, personale diplomatico, invece no), e tutti zitti.   Ci hanno tolto la ricostruzione di carriera (a poliziotti, giudici, personale diplomatico, invece no), e tutti zitti.   Ci bloccano i canali per la progressione di carriera, per le assunzioni dei precari, per il funzionamento ordinario del sistema universitario: spero che non staremo zitti anche adesso.   La leadership dei docenti anziani, che dovrebbe essere intellettuale e pratica, sta dando una pessima, miseranda prova. Quando parliamo noi "giovani" alzano le spalle con degnazione, ma tra due, tre, cinque anni se ne staranno in pensione a sorseggiare tamarindo, mentre noi abbiamo ancora di fronte venti, trenta anni di casino indescrivibile e ingestibile, abbandonato nelle mani di una piccola quota di ordinari di mezza età che avranno tutto il potere, dovendolo gestire su una base di buona fede e di correttezza personale e non di regole condivise e partecipate.   Una sola parola può essere pronunciata in questo contesto:                                                                  SCIOPERO.   Niente esami di profitto, niente sedute di tesi, niente di niente fino a che non sia garantita la sopravvivenza di un sistema, malato sì, ma certo da non liquidare con una pistolettata in fronte.                                                                  SCIOPERO.   Per far capire che gli strumenti critici e il metodo non servono solo per scrivere libri e articoli, ma anche per interpretare ciò che dovrebbe essere nostro dovere: sostenere in vita il sistema della ricerca e dell'alta formazione.   Personalmente, non vedo altra via.P.G.