Voli Interrotti

SUPERUOMO


Dice il tuono: rgrmrgrhrg-brum! E noi, in file ordinate, presso gli eterni declivi, ce ne stiamo a cantare.   Dal profondo dei nostri abissi espugnati duramente: ciò che non abbiamo conquistato per niente. E ora? Benedicimi, Padre, perché ho peccato, in nome della più vile delle alleanze, quella tra me e me, tenendo fasci di parole tra i denti, dure e fibrose: i capelli di un demone indocile. Ciononostante continuavano a ripetere: “Così va bene. Non fermarti proprio ora: sarai grande.” Cercai di esserlo. Forse, in parte, lo fui. Ma anche nell’istante in cui fui più vicino alla gloria, nel momento più magnifico, allorché ebbi consolidata la mia posizione, - in punta di piedi sulla cima della montagna più alta, rischiarata pietra eterna dalle galassie australi - il petto gonfio di letizia, le braccia levate, e le dita protese a sfiorare filacci impetuosi di gas siderali e le grinze inviolabili nell'infinito, persino - dirò -  nell'attimo in cui lo splendore dell’esaltazione mi rendeva eterno, mai mi sollevai al di sopra dello stato animale: fu sempre la mia carne fremente nello spasmo lascivo, la fronte paleolitica corrucciata, un ghigno falce-di-luna a chiosare lo stallo eterno. Sono certo più incantevoli le sinuosità di una conchiglia di tutte le parole che potremmo mai scrivere.