Il Vomero

Municipalità:spreco di danaro pubblico?


di Gennaro CapodannoPrima parte.Premetto che sono stato consigliere della circoscrizione Vomero, rivestendo anche la carica di Presidente, dal 1980 al 1993, 13 anni. All’epoca ai consiglieri era riconosciuto solo il gettone di presenza di 20mila lire per le sedute di consiglio che avvenivano per lo più nelle ore serali dalle 18 in poi, al massimo due volte al mese. Nessun riconoscimento per le commissioni consiliari. Assenza dal posto di lavoro solo per le sedute di consiglio e per il tempo strettamente necessario. Detto questo e confermato che, allo stato, a parte il nome, da circoscrizioni a municipalità, e la diversa organizzazione territoriale e costitutiva, nulla è cambiato, nel senso che le municipalità come le vecchie circoscrizioni non contano nulla, avendo poteri delegati solo sulla carta, prive di bilanci autonomi, e quindi di risorse sia economiche, che di uomini e mezzi operativi, traggo spunto dalla denuncia di un consigliere della V municipalità Vomero-Arenella per fare alcuni conti. Nelle dieci municipalità nelle quali è stato suddiviso il capoluogo partenopeo si contano 10 presidenti, 30 assessori (esterni ) e 300 consiglieri, dieci dei quali ricoprono la carica di vicepresidente. Il costo preventivato dal Comune per questo apparato, per sole indennità e gettoni di presenza, è di quasi 5 milioni di euro – per l’esattezza 4.815.000 euro -, dieci miliardi delle vecchie lire. A questo dato bisogna aggiungere il costo  determinato dall’applicazione dell’art. 80 del D.L.vo n. 267/2000 che prevede che per le assenze dei consiglieri dal posto di lavoro gli oneri, per permessi retribuiti, sono a carico dell’ente presso il quale i lavoratori dipendenti esercitano le funzioni pubbliche. In pratica considerando che i consigli e/o le commissioni si riuniscono permanentemente almeno cinque giorni su sette, per i consiglieri lavoratori, che godranno per l’intero mese di permessi retribuiti, non andando mai a lavorare, sarà l’amministrazione comunale a rimborsare al datore di lavoro emolumenti e contributi assicurativi. Ad occhio è croce di tratta di altri 5 milioni di euro di spesa, considerando che il 50% dei consiglieri siano o liberi professionisti – che non godono ovviamente di questi ultimi benefici – o disoccupati. A proposito di questi ultimi, ricordo che nella passata consiliatura fu aperta un’inchiesta su alcuni consiglieri che avevano trovato il posto di lavoro all’indomani dell’elezione. Si ipotizzava che l’assunzione potesse essere in relazione proprio al meccanismo del citato art. 80. Sarebbe interessante sapere come è finita, se è terminata, quell’indagine. ( segue )