Creato da W_Kurtz il 28/05/2008

Clandestino

Mi vida va prohibida dice la autoridad

 

 

Una scelta di pochi a danno di tutti

Post n°6 pubblicato il 20 Giugno 2008 da W_Kurtz
Foto di W_Kurtz

di Massimo Serafini

Un manipolo di «avventurieri», vestiti da ministri dui questa repubblica, nel chiuso dei broccati di Palazzo Chigi, ha attentato alla nostra sicurezza collettiva, decidendo di aprire nuovamente l'esperienza dell'energia nucleare.
Così pochissime persone, in pochissimi minuti hanno tranquillamente e senza porsi domande deciso di seppellire un voto popolare che, con un referendum votato in massa, aveva chiuso definitivamente con questa tecnologia insicura, che produce scorie radioattive che solo la camorra o i fabbricanti di bombe atomiche sanno come smaltire.

Mi chiedo in quale girone dell'inferno stia precipitando questo paese per meritarsi una classe dirigente che considera più pericoloso, per la cittadinanza, un campo rom di una centrale nucleare. Non solo, ma che pensa di convincerci che le cose stanno così arrivando al punto da chiamare con sfrontatezza la scelta nucleare «libertà energetica». Forse il grande fustigatore di impiegati pubblici Brunetta, che lo afferma, oltre all'ambulante fra i suoi lavori giovanili avrà fatto anche il minatore in una delle numerose miniere di uranio che ci sono nella Pianura padana. Ma quale libertà se per avere un po' di elettricità, per giunta carissima, dovremo convivere, oltre che con il pericolo, anche con i militari per strada come fossimo a Beirut, circondati da «limiti invalicabili», perennemente sospettati, spiati, controllati e repressi duramente alla ben che minima protesta. Eppure qeusta scelta sciagurata non sembra incontrare l'opposizione politica che merita. Questa limitazione delle nostre la libertà sembra avanzare tranquillamente, se si esclude l'opposizione organizzata dalle associazioni ambientaliste. Un panorama che condanna noi tutti alla peggiore delle insicurezze tra quelle provate nella storia recente: l'angoscia di Cernobyl. La sinistra sembra troppo impegnata, in logoranti congressi, a individuare le ragioni della sua sconfitta elettorale che l'ha fatta scomparire dalle istituzioni della repubblica. Sembra quasi scordare che l'incapacità di costruire una visibile opposizione sociale potrebbe condannarla a una sorte persino peggiore: farla sparire dalla società oltre che dal parlamento. Il Partito democratico, al di là delle ambiguità sul merito che sono rilevanti, sembra come paralizzato e quasi affascinato dal decisionismo demente e arrogante del governo delle destre. Bisognerebbe, invece, tenere a mente che ricostruire il radicamento sociale della sinistra e i rapporti di forza politici per un'alternativa alle destre non può che partire dalla capacità di costruire un'opposizione a queste scelte che aggravano la crisi del paese e lo allontanano dall'Europa. Sulle scelte energetiche prese ieri va alimentata in primo luogo una vera e propria campagna di controinformazione che sappia convincere la popolazione che la vera libertà energetica e la vera sicurezza sono quelle che ci possono dare le fonti rinnovabili come il sole, il vento e soprattutto la più preziosa di esse: la nostra intelligenza che potrebbe permetterci di avere un ottima qualità della vita avendo bisogno di poca energia

 
 
 

COSÌ VA IL BELPAESE

Post n°5 pubblicato il 12 Giugno 2008 da W_Kurtz
Foto di W_Kurtz

Il Censis: un immigrato su 5 finisce nel sommerso

Cinque anni dopo la regolarizzazione del 2002, un immigrato su cinque - complessivamente quasi 142 mila - è finito nell'economia sommersa. La stima è del Censis, secondo il quale nel 2007 erano 505 mila gli immigrati inizialmente regolarizzati nel 2002 (su un totale di 646 mila) che avevano ancora un lavoro ed erano ancora regolari. Il 60% si era trasferito in un'altra provincia per lavoro. Più di 88 mila si erano sposati. Tutti «segnali di grande vitalità», dice l'istituto di ricerca, che però sottolinea la riduzione del 22% di immigrati regolarizzati (oltre 141 mila) e non più tali: «Sicuramente non sono usciti dall'Italia ma finiti nell'economia sommersa. Il che testimonia la scarsa capacità del sistema di includerli». Inoltre, «indica le difficoltà burocratico-amministrative di stare dentro i limiti di una normativa che lega il permesso di soggiorno ad un lavoro regolare, laddove è nota la fortissima presenza di economia sommersa, specie in molti settori in cui operano gli immigrati, dal lavoro in famiglia ai cantieri». Anche le badanti sono finite nel sommerso. Dal 2004 al 2007 si è registrato un calo anche pari al 20,8%. Anche questo segno di un probabile ritorno al nero. Fra l'altro, non è possibile assumere la badante ucraina o romena affidabile a causa di una «rigidità giuridica». Il numero effettivo di badanti in Italia sarebbe di 700-800 mila. (Il Manifesto 11/06/08)

 
 
 

Un uomo a petrolio?

Post n°4 pubblicato il 05 Giugno 2008 da W_Kurtz
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Bonn-Roma, il biocarburante ci seppellirà

Riccardo Bocci

Biodiversità e agrocarburanti, una relazione difficile a prima vista. Monocolture sterminate di canna da zucchero, palma da olio, mais e soia sono, infatti, quanto di meno diverso si possa immaginare e hanno, inoltre, un forte impatto sulla biodiversità naturale per i disboscamenti e le distruzioni di habitat necessari per far spazio a queste coltivazioni. Almeno così si potrebbe pensare in base al buon senso. Di parere opposto il Brasile, che, alla recente Conferenza dei paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cdb), ha difeso a spada tratta la sua scelta energetica: produzione a larga scala di «biofuel», come sono chiamati, a partire dalle piantagioni di canna.
La scorsa settimana a Bonn si è chiusa una negoziazione che ha anticipato quanto si sta discutendo in questi giorni a Roma presso la Fao. L'impatto dell'agrocarburante sulla biodiversità agricola e naturale ha occupato gran parte delle discussioni in seno alla Cbd, mostrando come interessi nazionali, strategie commerciali, politiche agricole ed energetiche e futuri sfruttamenti industriali hanno la priorità nell'agenda dei Paesi in rapporto a conservazione e uso sostenibile della biodiversità.
In particolare, a Bonn si trattava di decidere se dare credito alle preoccupazioni sugli impatti negativi delle coltivazioni industriali a fini energetici espresse da una serie di paesi (gruppo africano in testa), organizzazioni non governative e indigene, e da alcune istituzioni scientifiche, o se appoggiare il punto di vista dei paesi produttori (con il Brasile paese leader del settore) che afferma la loro sostenibilità ambientale e sociale. Il problema non è di poco conto, data l'espansione incredibile che il «biofuel» sta avendo in molti paesi del sud, aggravando la crisi alimentare e innescando la competizione food/fuel (cibo/carburante) nei terreni agricoli.
L'intervento del Brasile non ha deluso le attese, mettendo in luce come il paese stia puntando sul settore, strategico anche nelle esportazioni. Il delegato è entrato nel vivo affermando che in Brasile la produzione di canna da zucchero è assolutamente sostenibile e anzi è vitale per sconfiggere la povertà rurale, dato l'ampio uso di manodopera cui fa ricorso. Inoltre, «non ci sono relazioni tra l'aumento dei prezzi agricoli e l'agrocarburante. Quest'ultimo è dovuto solo ai sussidi perversi agli agricoltori che danno i paesi del nord». I rischi di deforestazione diventano così solo fantasie: in Brasile la canna da zucchero è coltivata in aree degradate senza nessuna conversione di superfici forestali per questo scopo, con particolare riferimento all'Amazzonia. E per il futuro il Brasile si prepara ad esportare questa tecnologia in altri paesi del sud con situazioni agroecologiche simili.
Insomma, il problema non esiste, a sentire il governo del Brasile. I rischi di scomparsa della biodiversità agricola, degli agricoltori che la coltivano, dei sistemi agricoli diversificati da loro mantenuti e delle aree forestali, mangiati dalla monocoltura industriale, tutto è marginale. E mentre il rappresentante del gruppo africano chiede l'applicazione del principio di precauzione prima di appoggiare nuove iniziative nel settore degli agrocarburanti, invocando una moratoria ad hoc, il Brasile risponde che tale principio non si può e non si deve applicare all'agricoltura. Una battaglia sud-sud in cui i paesi industrializzati «mediano» proponendo certificazioni ambientali dei «biofuel» valutate su tutto il loro ciclo di vita.
Di tutto altro tenore, ovviamente, le dichiarazioni di organizzazioni indigene e non governative, che chiedono la moratoria su tutti gli agricarburanti industriali, ivi comprese le nuove generazione di piante geneticamente modificate, l'eliminazione dei sussidi per l'agricoltura industriale, e ribadiscono la centralità di agricoltori e comunità locali nella conservazione dell'agrobiodiversità. Ma si ha come l'impressione che resteranno solo dichiarazioni di principio.

 
 
 

Un sole che brucia...

Post n°3 pubblicato il 03 Giugno 2008 da W_Kurtz
Foto di W_Kurtz

In una recente intervista, Carlo Rubbia ( premio Nobel per la fisica ) ( come Scajola ) ha dichiarato:

“Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra”.

" Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie”.

Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali."

" Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”.

“C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”.

"I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente”.

Se è così semplice, perché allora non si fa?

“Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”. (30 marzo 2008)

 
 
 

Da Terra d'amore...

Post n°2 pubblicato il 29 Maggio 2008 da W_Kurtz
Foto di W_Kurtz


La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
                                                                                          Alda Merini

 
 
 

 

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