WXZYTIME

Se non lo scriverò continuerò a pensarci


(Un pomeriggio qualunque di un giorno qualsiasi di tirocinio in ospedale)In stanza c'erano già due pazienti, uno entrando sulla sinistra, un dolce signore molto educato che si scusava se "ne aveva fatta tanta" e aveva problemi sia di vista che di udito, gli occhi diventavano enormi dietro alle lenti spesse e il suo sguardo era mite e perennemente stupito.Sull'altro lato della stanza...lo chiamerò "Bepi"...per dire che la situazione era talmente grave che lo conoscevamo per nome. Vecchio, malato e depresso. Piangeva spesso abbrancandomi il braccio e mi chiedeva perché non mi ha preso?". Si  riferiva a Dio e io non sapevo cosa rispondergli perché,  in fondo, me lo chiedevo anch'io. Non sopporto vedere la gente piangere in generale, ma un conto sono i lacrimoni di dolore di un giovane fratturato al quale puoi promettere un futuro roseo e saltellante lontano da qui...altra storia sono le lacrime di un vecchio che, tra dolori lancinanti,  supplica di morire. La sola cosa che servirebbe davvero, in certi posti, sarebbe una bacchetta magica, un incantesimo,  un Cristo che faccia qualche miracolo.E insomma che in quella stanza già tanto carica di sofferenza irrimediabile,  restava un posto libero e fu deciso di occuparlo con l'ultimo paziente appena salito dalla sala operatoria.Arriva che è ancora intontito,  sdraiato e coperto, mascherina ad ossigeno, attaccato ad una sacca trasfusionale, bendato in diversi punti del corpo, sembra vecchissimo, pallidissimo, magrissimo.Sembrava una situazione normale finché questo signore non è impazzito e, strappata dal braccio la trasfusione, buttando sangue fin dove si poteva arrivare, s'è messo ad urlare preghiere e bestemmie con un vocione tanto energico da sentirsi in tutto il reparto.La forza della folliaAd un certo punto eravamo in quattro ad affannarci attorno a lui e sapevamo di essere appena appena sufficienti C'è chi dall'anestesia si risveglia "male". In reparto si arriva già risvegliati, il risveglio avviene "giù, in sala" vicino alla rianimazione, proprio per esser pronti. Ma questo è stato un risveglio traditore.Non rido perché si prega e si bestemmia solo nei momenti più disperati e quell'uomo stava scavando nel profondo del suo dolore senza trovare altro, né un nome di donna né una madre, e lo faceva urlando e buttando fuori sangue...sangue come gioia di vivere, schizzando rabbia e furore.Quando finii di mettere in ordine, pulito il sangue e tranquillizzato gli altri due pazienti, una volta riportato fuori in zona meglio attrezzata quel signore...il mio supervisore,  in corridoio, mi chiese se stavo bene."Ma certo"Lui aveva l'aria stronzetta di quello che aspetta di vederti inciampare...e io avevo il tono sostenuto e altezzoso di quella che non ti darà questa soddisfazione.Quello che non ho mai detto nemmeno a me stessa è che anche lui, anche lui come tutti gli altri, somigliava a qualcuno che amo molto.Nei miei mesi di tirocinio ho visto tutti i miei cari, vivi e morti, somiglianze varie, fisiche, modi di fare, modi di dire...praticamente ho visto me in ogni dolorosa sfaccettatura, passato e futuri possibili, incarnazione delle più terribili paure.Ho sentito spesso i colleghi fuggire da tutto ciò,  in qualche modo esorcizzano indurendosi un po',  in realtà credo si illudano di riuscire a dimenticare. O forse ci sentono meno davvero, beati loro. Non tuttiIo sono di quelli che nel dolore ci nuotano senza nemmeno cercarlo il salvagente del cuore freddo.Non ho scampo, all'ipersensibile conviene essere più forte e irrubustire le braccia e continuare a nuotare perché l'atollo dell'indifferenza, per noi, non c'è. E, come per gli altri, anche io non ho tempo né di fermarmi né di soffermarmi...posso solo continuare a non riuscire a togliermi certe scene di mente, così, come se servisse a qualcosa