Sensazioni

...il colore della prigionia...


da "Il lapis del falegname" di Manuel Rivas[...] In quei primi giorni, tutt, prigionieri e guardiani, si comportavano come fosse una cosa normale, come dei viaggiatori sorpresi da un’avaria lungo il cammino della vita, in attesa che un opportuno colpo di manovella riavviasse il motore e il viaggio potesse riprendere. Il direttore permetteva persino le visite familiari, che potevano portare i pasti da casa. E loro, i detenuti, si riunivano a discutere durante l’ora d’aria con apparente serenità, seduti per terra o appoggiati ai muri, con la stessa giovialità con cui lo avevano fatto fino a pochi giorni prima, seduti ai tavolini del Cafè Espanol, davanti alle tazzine fumanti, tra le pareti decorate dagli affreschi del pittore. O come gli operai durante la pausa che, dopo aver accennato un ironico inchino verso padron sole e sputato a terra in segno d’omaggio, si cercano un posto all’ombra per mangiare un po’ di pane e acqua, con quattro risate come dolce. La lunga attesa e la polvere del calendario finivan per rendere i detenuti tutti uguali nel cortile, fossero in giacca e cravatta o in maglietta, come fa il color seppia con le foto di gruppo. Sembriamo braccianti. Sembriamo vagabondi. Sembriamo zingari. No, disse il pittore, sembriamo prigionieri. Stiamo cominciando a prendere il colore dei prigionieri.[...]