Umsonst

Benjamin Fondane


 E' a voi che parlo, uomini degli antipodi,parlo da uomo a uomo,con il poco che in me rimane dell'uomo,con il poco di voce che mi rimane in gola,il mio sangue è sulle strade, possa esso, possa esso,non gridare vendetta!Un giorno verrà, è sicuro, in cui la sete sarà placata,noi saremo al di là del ricordo, la morteavrà ultimato i lavori dell'odio.Io sarò un ciuffo di ortica sotto i vostri piedi,- ebbene, allora sappiate che avevo un visocome voi. Una bocca che pregava, come voi.Eppure, no!Non ero un uomo come voi.Non siete nati sulle strade,nessuno ha gettato nella fogna i vostri piccolicome gatti ancora senz'occhi,non avete errato di città in cittàbraccati dalle polizie,non avete conosciuto le catastrofi all'alba,i carri bestiamee il singhiozzo amaro dell'umiliazione,accusati di un delitto che non avete compiuto,di un assassinio di cui manca ancora il cadavere,cambiando nome e volto,per non portar con sé un nome schernito,un volto che aveva servito a tuttida oggetto di sputo!Verrà un giorno, senza dubbio, in cui il poema lettosi troverà davanti a vostri occhi. Esso non domandaniente! Dimenticatelo, dimenticatelo! Non èche un grido, che non si può mettere in un poemaPerfetto, avevo forse il tempo di finirlo?Ma quando calpesterete quel ciuffo di orticheche ero stato io, in un altro secolo,in una storia che per voi sarà desueta,ricordatevi solo che ero innocentee che ero, come voi, mortali di quel giorno,avevo avuto, anch'io, un volto segnatodalla collera, dalla pietà e dalla gioiaun volto d'uomo, semplicemente.