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Il Cerchio Magico


Il "Cerchio Magico" affiorato nel cantiere del nuovo ospedale presto svelerà ai comaschi i suoi segreti. Almeno questo è l'obbiettivo della Società Archeologica Comense. La centenaria istituzione lariana, dopo aver compiuto alcuni sopralluoghi sull’area che apre orizzonti ignoti sulla vita dei lariani, forse fino all’Età del Ferro, ha intenzione di promuovere, d’intesa con la Soprintendenza lombarda per i Beni Archeologici, una serie di visite guidate nell’area che si trova alla base della Spina Verde. La stessa Soprintendenza ha già posto un vincolo di salvaguardia dei reperti trovati nell’area del cantiere del nuovo ospedale. Intanto, resta fitto il mistero sul significato dei reperti.Quelle che inizialmente sembravano essere solo poche pietre isolate si sono rivelate, a una più attenta indagine, parti di un semicerchio. Il diametro esterno misura approssimativamente una cinquantina di metri e circonda una zona con abbondanti tracce di ruggine, che potrebbero essere dovute alla ferrina presente nel suolo, oppure al disfacimento di manufatti metallici.Il cerchio probabilmente è la scoperta più importante, sul fronte dell’archeologia, in tutto il territorio della provincia comasca. L’intero sito, invece, comprende due sezioni, con una necropoli presumibilmente di età romana, con una ventina di tombe rilevate, e quella preistorica con il cerchio, che dovrebbe risalire, si pensa, all’Età del Ferro (IX secolo avanti Cristo), o addirittura al Neolitico. Quella che potrebbe essere una fetta importante dell’antica Como preromana non venne scelta comunque a caso: un sito ben drenato dal punto di vista idrogeologico con i fiumi Seveso e Valle Grande, con un’ampia piana a Sud per caccia, pascolo e coltivazioni, e a Nord protetto da una fascia collinare che ha la sua naturale prosecuzione nell’attuale Parco della Spina Verde, con l’abitato protostorico di Pianvalle già ben noto agli archeologi e tuttora visitabile.Vi sono poi alcune tombe dell’Età del Ferro che dovrebbero risalire al VI e V secolo e pare siano state inserite in una fase successiva all’utilizzo della misteriosa piattaforma circolare. Anche il Museo Archeologico ‘Paolo Giovio’ di Como si occuperà delle ricerche sia sul fronte prearcheologico, analizzando alcuni depositi di era postglaciale che risalgono al Quaternario, sia sul fronte propriamente archeologico, studiando un’ampia serie di materiali organici come frammenti di terreno, ossa e carbone. Uno scenario che risale agli ultimi 18mila anni che dovrebbe, tra l’altro, confluire in una tesi di laurea discussa nel dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università dell’Insubria e in un prossimo articolo della ‘Rivista Archeologica’ di Como.FONTE: www.corrieredicomo.it