The Whistleblower

Post N° 216


I signori delle isoleStorie leggendarie, come quella che continuano a raccontare con orgoglio gli eredi di Paolo Bertoleoni, mitico «Re di Tavolara» che l’isola di Tavolara se la fece riconoscere davvero come proprio regno e proprietà niente meno che da Carlo Alberto di Savoia. E racconti di coste e di mari come quelli che ha solcato fino all’ultimo, sullo storico tre alberi di famiglia, la «Croce del Sud», l’industriale delle acque minerali, proprietario della San Pellegrino, Giuseppe Mentasti, soprannominato «Kerry il marinaio», papà di Bruno che ricorda ancora quegli anni, lui poco più che ragazzino, quando il padre anziché seguire il jet set che puntava su Portofino e Forte dei Marmi lo trascinava alla scoperta della Sardegna anni Cinquanta, delle sue baie incontaminate, delle sue isole e isolette deserte, pronto a comprare terreni pieni di rovi e ginepri. Come l’isola di Mortorio, proprio in faccia a Romazzino, comprata da un tal Luigino «per due o tre milioni».Frati e amoreStorie di amore per la propria terra, come quella di Domenico Sommariva detto Nino, l’uomo che dal nulla ha creato l’Antico Frantoio in Albenga (oggi in mano agli eredi, ai figli Gianni, Agostino e Mina), e che con sei soci si comperò la Gallinara, l’isola nel mar ligure davanti ad Alassio ed Albenga dove trovò rifugio persino San Martino, l’eremita. E storie di frati del ventesimo secolo, meno eremiti e più mondani, come padre Eligio, diventato famoso negli anni Sessanta come confessore del golden boy Gianni Rivera, che tra tante avventure e disavventure riuscì a mettere in piedi Mondo X, una delle prime comunità in Italia per il recupero di tossicodipendenti. Riuscì a far sua un’isoletta delle Egadi, al largo di Trapani, l’isola di Formica, un tempo proprietà dei Florio, gli armatori di Garibaldi e dei suoi Mille.La sabbia rosaChiamateli privilegiati. E certo in un paese che non brilla per la sua cultura di rispetto dell’ambiente, che scambia la sabbia rosa dell’isola di Budelli per un souvenir da portarsi a casa in bottiglietta, beh, ammettiamolo, poter dire «quest’isola è mia» è un bel privilegio. Chi non ne vorrebbe una? Soprattutto con la sabbia rosa dove il regista Michelangelo Antonioni girò Deserto Rosso. E’ da anni che quest’isola dell’arcipelago della Maddalena passa di mano in mano. Il primo a fiutarne il business come perla turistica era stato Pierino Tizzoni, immobiliarista milanese con tanto di onorificenza da commendatore, che a un certo punto aveva tentato di far concorrenza alla Costa Smeralda dell’Aga Khan costruendo Costa Paradiso a una trentina di chilometri a ovest di Santa Teresa di Gallura, ville e villaggi turistici, lottizzazione vista mare. Per poche decine di milioni Tizzoni si era comprato Budelli dagli eredi della famiglia Viggiani, antichi proprietari che per anni avevano affittato le due casette esistenti ad amanti del mare estremo come il jazzista Giorgio Blondet. Non è l’unico pezzetto di Eden acquistato in quegli anni dall’intraprendente commendatore, l’isola di Budelli, c’è anche l’Isola dei Cappuccini, minuscola ma in posizione mozzafiato, vista su Caprera a nord, vista sulla spiaggia di Liscia di Vacca a sud, che l’ideatore di Costa Paradiso era riuscito a farsi cedere da Giannino Occhioni, professione avvocato, rotariano d’antan, che si è poi sempre detto estraneo alla costruzione sull’isola dei Cappuccini degli otto bungalows di cemento («Opera di Tizzoni») contestati dai movimenti ambientalisti preoccupati che seguisse un villaggio turistico. Non essendo un mecenate ma un immobiliarista, parole sue, Tizzoni si tenne l’isolotto ma si sbarazzò della troppo vincolata Budelli. Nell’84 l’isola, dove l’allora ministro dei beni culturali Carlo Ripa di Meana aveva imposto il divieto di sbarco per evitare il sacco della sabbia rosa, passa alla società Immobiliare Nuova Gallura, sede a Milano, soci nascosti dietro il paravento di una fiduciaria elvetica (la Compagnie immobilière Cote Paradis) tra i quali, si diceva, c’erano uomini d’affari svizzeri e un produttore cinematografico romano. Fatto sta che i nuovi azionisti tentano una lottizzazione, subito bloccata, e si dimenticano di pagare le tasse, la Nuova Gallura fallisce e la proprietà dell’isola finisce all’asta al prezzo base di 2 miliardi di lire. Concorre e vince la Confinace&Co, finanziaria della famiglia Cocco-Revelli, gestita dal quarantottenne torinese Andrea Cocco-Revelli citato più volte nell’affaire Ricucci. La Cofinance si aggiudica Budelli per tre milioni e 290 mila euro, il triplo del prezzo base. Ma ad asta conclusa, nel 2005, il ministero dell’Ambiente fa valere il suo diritto di prelazione.Eredità da favolaIl paradiso, non si sa ancora se pubblico o privato, può attendere. E beati gli altri che la loro isoletta ce l’hanno, ereditata da anni o comprata di recente. Nomi noti e meno noti. In prima fila tra i noti ci sono i Mentasti, gli eredi dell’ex big delle bollicine Giuseppe. Altri tempi. E altri prezzi, se è vero, come ha rivelato anni dopo il figlio Bruno, che l’isola di Mortorio papà Giuseppe riuscì a comprarsela per un paio di milioni e per non molto di più una delle isole Li Libani, un puntino di terra all’imbocco di Porto Cervo. Ma non ci sono solo i Paperon de’ Paperoni, c’è gente normale che l’isola di famiglia l’ha ereditata per successione. L’isola di Molara, per esempio, a tutt’oggi posseduta dai Tamponi, eredi di quel Giovanni Battista, agente di navigazione, rappresentante dei consolati inglese e francese, che a fine Ottocento fece costruire in stile liberty Villa Tamponi a Olbia. Scogli reali Storia fantastica quella di Paolo Bertoleoni che si intreccia a quella della Tavolara per caso quando suo padre Giuseppe sul finire del Settecento, lasciata Genova destinazione Sardegna, capita prima sull’isola di Santa Maria, poi a Molara, infine alla Tavolara dove si ferma a vivere allevando capre. I Bertoleoni sono gli unici abitanti di Tavolara e il figlio Paolo, ragazzo sveglio, comincia a indirizzare ricorsi ai Savoia perché gli sia riconosciuta la proprietà e la sovranità dell’isola. Il bello è che Carlo Alberto, passando con il panfilo reale (siamo nel 1836) davanti a Tavolara, si ferma per una breve sosta. L’incontro tra Carlo Alberto e Paolo Bertoleoni è degno di un copione alla De Filippo: al Savoia «re di Sardegna» Bertoleoni si presenta come «re di Tavolara», un’autoproclamazione che qualche anno più tardi verrà ufficializzata con tanto di documento dove il Bertoleoni viene riconosciuto padrone assoluto e re di Tavolara. Lieto fine per una favola d’altri tempi. E oggi? Oggi i Bertoleoni non sono più proprietari di Tavolara passata alla famiglia romana dei Marzano. Ma il mito resta, eccome, indelebile come ogni storia di mare e di costa.Grane giudiziarieUn po’ come il mito di Rudolf Nureyev, il più celebre tra i ballerini del Novecento, innamorato di una delle tre isolette, Briganti, Galli, Rotonda, dell’arcipelago Li Galli di fronte a Positano e alla costiera amalfitana, l’isola delle sirene secondo Omero, la stessa isola dove aveva avuto casa e rifugio il grande coreografo Leonide Massine. Ma anche qui, come a Budelli, come in certe favole, a un certo punto le cose si sono complicate. E’ successo alla morte di Nureyev quando la fiduciaria con sede in Liechtenstein Ballet Monde Ag ha messo in vendita, tra i tanti beni che furono dell’ex re del balletto, anche Li Galli. Nel 1994, per 3 milioni e 400 mila dollari, le isole passano a due imprenditori di Sorrento, Giovanni Russo e Francesco Savarese. Ma il passaggio viene bloccato all’improvviso quando un pentito, ascoltato in tutt’altra vicenda giudiziaria, svela che la camorra era interessata all’acquisto di Li Galli per riciclare denaro sporco. Interviene la procura di Salerno, non si trovano prove a quanto sostenuto dal pentito ma si scopre che, prima di cederla a privati, l’isola andava offerta in prelazione allo Stato essendo l’area sottoposta a tutela archeologica e ambientale. Per Russo e Savarese viene chiesto dal pm il rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni dello stato e lo scorso marzo il gip, anziché mandare tutto in prescrizione, ha rinviato a giudizio i due imprenditori sorrentini.