The Whistleblower

Post N° 1294


MOSTRA DELLA MERDA D'ARTISTA DEL MANZONI. UN BEFFA PER TUTTI I NAPOLETANI.
Quadri non dipinti e merda d’artista: Piero Manzoni in mostra a Napoli.COSTO PER IL COMUNE DI NAPOLI: 1 MILIONE DI EURO circa.Merda che espone merda? Alla faccia del contribuente! Salute! Potevano esporre le ecoballe, magari qualcuno le comprava!Ho sentito Bassolino sparlare. Tutto melodramma e niente sostanza. Solo sceneggiata napoletana! Una faccia tosta da fantascienza partenopea! Sembrava Totò. Con tutto rispetto a Totò che intelligente lo nacque. Alla mostra di Manzoni potevano esporre pure Bassolino, in scatola o senza! Che lo comprassero quelli del PD, visto che lo hanno alimentato e protetto per 14 anni e che Veltroni lo elogia tutt’ora! La Iervolino sembra fuori da ogni tempo e logica: un reperto archeologico dal valore di un rifiuto non differenziato. La sua frase storica: ” E che sarà mai? Non c’è nemmeno il morto!” merita il premio Oscar alla vergogna, alla pari con Ferrara, ateo bigotto (come a dire merda in scatola firmata FI), che resuscita la lotta alla 194!E questi, Iervolino e Bassolino, sarebbero i saggi del PD? E mettiamoci pure Cofferati, il sindaco più pagato d’Italia, a rendimento zero, con un segretario generale che prende 197.000 euro l’anno!  Tra le scorie tossiche non riciclabili! E il n° 2 di Veltroni, Franceschini, che auspica addirittura la repubblica presidenziale con elezione diretta dal popolo?!? Ci mancava anche la merda regale!Qui siamo in mezzo a un’epidemia di stupidaria che l’aviaria era niente!Brevi note sulLa Merda d'artista.
Il corpo magico dell'artista.Il 12 agosto 1961, in occasione di una mostra alla Galleria Pescetto di Albisola Marina, Piero Manzoni presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette (rigorosamente numerate) corrispondeva al valore corrente dell’oro.Le scatolette di Manzoni hanno numerosi precedenti nell’arte del Novecento, dall’orinatoio di Duchamp ("Fontaine", 1917) alle coprolalie surrealiste. Salvador Dalì, Georges Bataille, e prima di tutti Alfred Jarry con "Ubu Roi" (1896), avevano dato dignità letteraria alla parola "merde". L’associazione tra analità e opera d’arte (e tra oro e feci) è poi un tema ricorrente della letteratura psicanalitica che Manzoni può avere recepito attraverso la lettura di Jung.La novità di Piero Manzoni è avere collegato queste suggestioni ad una riflessione sul ruolo dell’artista di fronte all’autoreferenzialità dell’opera d’arte.La chiusura tautologica dell’Achrome (una semplice superficie bianca che non significa altro se non se stessa) e l’invisibilità della Linea, sigillata nel suo contenitore, generano la speculare autoreferenzialità del corpo dell’artista.Spossessato dell’oggetto, ed ancora incantato dal ricordo del suo status eroico di artefice e produttore, l’artista trova una compensazione della perdita invadendo lo spazio che il processo comunicativo aveva tradizionalmente assegnato all’opera. Il corpo stesso dell’artista si offre al pubblico come un’opera d’arte, e le vestigia del corpo divengono reliquie.Alla domanda che la gallerista Iris Clert rivolse a Piero Manzoni, su quale fosse il suo apporto ai Corpi d'aria, Manzoni rispose: "il fiato d'artista, signora".Nascono così la Merda d’artista (venduta a peso d’oro), il Fiato d’artista (i palloncini gonfiati dall’alito vitale di Manzoni) e il progetto del Sangue d’artista.Il pubblico protagonista: la Consumazione dell'arteGli effetti della chiusura di senso dell’opera d’arte (che non ha più un "messaggio" da comunicare, ma significa solo se stessa), coinvolgono anche i destinatari della comunicazione.Se l'arte non è portatrice di un messaggio e l'opera d'arte non esiste più come oggetto concreto che può essere esibito in un muse o venduto in una galleria, il pubblico non può restare confinato nel ruolo passivo di spettatore.Anche il pubblico è chiamato ad essere un’opera d’arte, seguendo le orme dell’artista e partecipando alla natura magica del suo corpo.Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Piero Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare.Lui stesso divora un uovo. Attraverso l’uovo–reliquia, consacrato dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa dell’arte, entrando in comunione con la fisicità (magica, eroica) dell’artista.