Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.

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Post N° 2343

Post n°2343 pubblicato il 11 Giugno 2008 da blobbino2005

"IPHONE"
L'IPHONE NON È UN TELEFONO.
È UNA PIATTAFORMA.
I COMPUTER DA TASCA SONO IL FUTURO.
LA PARTITA PER LA CONQUISTA DELLA PIATTAFORMA MOBILE È COMINCIATA.
MA PER I GIOVANI NON E’ INDISPENSABILE.




Marco Magrini per “Il Sole 24 Ore”
«Questo è il telefono che ha reinventato il telefono per sempre», ha detto l'altro ieri Steve Jobs, il comandante in carica della corazzata Apple, nel suo tipico stile di marketing iperrealista. A ben pensarci, non è neppure vero: l'iPhone – il telefono cellulare più chiaccherato, osannato e forse anche più desiderato del mondo – non è un telefono. È un computer a tutti gli effetti. Il quale, visto che può alloggiare comodamente nel taschino, non si vede perché non dovrebbe anche telefonare.

Dopo averlo provato per sei mesi (sì, vabbè, parliamo della prima versione, acquistata in America e debitamente "craccata" per svincolarla dal contratto obbligatorio con AT&T), possiamo testimoniare che la customer satisfaction – come la chiamano quegli anglofili del marketing – è altissima.

L'iPhone ha solo un bottone: è lo schermo che risponde con velocità ai comandi del tuo dito. Mentre ascolti la tua canzone preferita (è un iPod) ti arriva una chiamata (è un telefono), la musica scende gentilmente di volume fin quando non riagganci. Dopo aver scorso le notizie sul tuo sito preferito mentre sei in treno (è il miglior browser mobile in commercio), dai un'occhiata alla posta elettronica ( quasi come su un Blackberry) e poi finisci di guardare il film di ieri sera (è un video player). Rapido, semplice, efficiente.

Due inconvenienti: quando devi scrivere un Sms, ci vuole un po', per imparare a usare quella tastierina che compare sul solito monitor. E poi, con quel dito che spennella lo schermo – un po' pittore, un po' Tom Cruise in Minority Report – devi stare attento a non attirare troppo le attenzioni dei curiosi.

Adesso però, tutto cambia. L'11 luglio il secondo modello di iPhone (con l'aggiunta di un chip Gps per la geolocalizzazione e di un chip Umts per scaricare più velocemente i dati) debutta sul mercato italiano. E non è finita qui: i curiosi non ti scocceranno più e il "telefono" sarà in tutto e per tutto un computer.

Difatti, la vera rivoluzione dell'iPhone 2.0 sta nel negozio di software che la Apple (già dominus del mercato digitale di musica e video) si prepara ad aprire. Finora, sull'iPhone c'erano pochi programmi. Oggi, eserciti di programmatori sono al lavoro. Fra un mese, si potranno scaricare innumerevoli software, gratuiti o a pagamento, che sfruttano il Gps (ora è anche un navigatore) e l'accelerometro incorporato.

Jobs ha già fatto vedere un gioco della nipponica Sega dove basta muovere l'iPhone nello spazio per girare il volante o restare in equilibrio (è anche una videoconsole portatile). Un software di TypePad che ti consente di pubblicare foto e testi sul tuo blog, dovunque tu sia. Un programma di eBay che ti permette di fare un rilancio su quell'asta che ti interessa. Ma non basta: l'iPhone lancia anche la scalata al mercato aziendale.

Le imprese, nella massima sicurezza, potranno fornirlo ai dipendenti per la posta elettronica che ti arriva da sola sullo schermo ( come nel Blackberry), con la possibilità di inviare cambiamenti alle loro rubriche e agende portatili. Con una bella opzione: in caso di furto o di smarrimento, tutti i dati possono essere cancellati, a distanza.

Sotto questa luce, l'iPhone non è un telefono. E, per assurdo, neppure un prodotto. È una piattaforma. Come Windows, tanto per intendersi (infatti alla Microsoft, ma anche alla Nokia o alla Rim, produttrice del Blackberry, non sono affatto contenti). Le nuove funzionalità, il negozio di software, la modalità business, la posta push, il prezzo ribassato e perfino i test avviati con le grandi corporation americane (da Disney a Genentech, da Morgan Stanley fino al Pentagono) sono tutte frecce che puntano in una sola direzione: il tentativo di occupare una posizione di preminenza (se non di dominanza) nel mercato dei "telefoni" intelligenti.

Dopo aver perso la prima partita con Bill Gates sul dominio della piattaforma personal computer, Jobs riuscirà in questo capolavoro? Solo i fatti, ci diranno di sì o di no. L'iPhone è un sistema chiuso, interamente controllato dal suo costruttore. Fra poco debutta anche Android, la piattaforma "aperta" ideata da Google e altrettanto avanzata. Nokia, Motorola, SonyEricsson, Samsung e Microsoft potranno stare con le mani in mano? I cellulari servivano per telefonare. I computer da tasca sono il futuro. La partita per la conquista della piattaforma mobile è cominciata. Alla Apple, i primi cinque punti.


Dal “Sole 24 Ore”
 - Se Apple deciderà davvero di puntare la sua strategia di crescita solo su iPhone e iPod, allora per Cupertino potrebbero essere problemi. E sì perché c'è il rischio concreto che l'iPhone non sia quel successo planetario su cui scommette Steve Jobs, almeno non in Italia. Sono le riflessioni emerse dall'osservatorio sulle tendenze dei giovani, Moving Fast and Forward, realizzato da GroupM e 2Night.

«L'iPhone non è stato al centro delle nostre ricerche –spiega Matteo Cardani responsabile strategico di GroupM –, ma di certo non asseconda i desideri e le esigenze della fascia 18-35 anni». Insomma un cambiamento piuttosto repentino rispetto a un anno fa, «ma allora le condizioni erano diverse. Non c'era la crisi dei subprime e nessuno temeva una recessione. Oggi i giovani cercano altro: vogliono oggetti che siano insostituibili ». E oggi l'iPhone è sostituibile.


 
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Commenti al Post:
ambrosiadossi88
ambrosiadossi88 il 25/08/16 alle 14:23 via WEB
molto bello questo articolo. mi è piaciuto. Ciao da

Mobiletech

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