Womanhattan

Si, lo voglio – Si, lo voglio – Si, lo voglio


Ha già un nome potente: significa vincitore. Victor de Bruijn si è sposato. Ha 46 anni e ha fatto parlare. Occidentale, olandese, decisamente non bello. Ha detto “lo voglio” due volte. Cosa c’è di nuovo? Dal 1975 anche in Italia il divorzio è ammesso. Victor ha detto “lo voglio – lo voglio” nel corso della stessa cerimonia, e ha preso “in spose” Bianca e Mirjam. Già unito in matrimonio con Bianca (31 anni) da due anni e mezzo, ha conosciuto Mirjam (35 anni) in chat e i tre si sono innamorati. Quest’ultima ha lasciato il marito per unirsi alla coppia. Non che la Chiesa abbia approvato, e tantomeno l’Olanda. Ma nulla impedisce di portare a compimento un’unione civile e di scambiarsi tre anelli. Le due donne sono bisessuali. Victor è eterosessuale. I tre hanno giurato di amarsi così come giurano di amarsi migliaia di coppie al mondo ogni giorno. Il Brussels Journal (“La voce del Conservatorismo in Europa”) si limita, per ora, a dare la notizia. Nella rete esplodono i commenti, i blog, conservatori, liberalisti, grida, silenzi. L’Oriente, tanto criticato, s’insinua in una forma di “inaccettabile” poligamia che farà rivoltare nel letto nuziale (e non) le varie B che governano il mondo e che lo vorrebbero a modo loro, da George W. Bush a Silvio Berlusconi. Quello che si vorrebbe evitare, di certo, è l’Harem a senso unico, e in tal caso le pari opportunità vorrebbero che anche una donna possa prendere in sposi piu' uomini. Rimedio migliore della clonazione. L’Italia non è certo pronta a un ménage a trois legalizzato, in quanto non lo è nemmeno (o non lo è più) per un ménage a deux. In tutto ciò, rileggendo il nostro codice civile che consacra il matrimonio come contratto fra due persone, non possiamo negare che la terminologia laica utilizzata – dimenticando per un attimo il riferimento al numero dei componenti del nucleo matrimoniale – permette di essere collegata con un solo passo alla volontà e alla libertà dei contraenti. Ciò aiuta in quanto, se si considera la possibilità di concludere contratti che viene attribuita dalla legge in termini ampli, allo stesso tempo viene lasciata ai contraenti una valvola di fuga nello scrivere qualunque tipo di contratto che non sia in contrasto con l’ordine costituzionale e i principi generali dell’ordinamento. Si rimane, qui, ancorati allora al problema della morale che in alcuni momenti s’inserisce nelle clausole contrattuali e sembra rendere difficile, se non impossibile, l’unione poligama. Ma, fatta la legge trovato l’inganno, non è contraria all’etica o alla Costituzione la formalizzazione di un’unione civile dinanzi a notaio, quando trattasi di condivisione di beni e disposizione della proprietà: cò che non è altro se non il matrimonio. Dunque, fra le norme non scritte del nostro ordinamento, rinveniamo la possibilità di stipulare un negozio giuridico fra persone di qualunque sesso senza dover necessariamente intraprendere una battaglia con la Chiesa e con le famiglie naturali, nei limiti in cui si accetti la laicità del rapporto. Il “contractvrijheid” olandese non è altro, in fondo, che una partnership attraverso la quale anche il matrimonio può trovare i prodromi di una privatizzazione e l’individuo può riprendere – se vuole – il monopolio della propria vita compiendo scelte che non spettano né allo Stato, né alla Chiesa. Detto ciò, rimane l’idea di monogamia: se gli italiani (e, in genere, la maggioranza dei conservatori) non accetta le coppie di fatto, quindi le coppie omosessuali anche laddove non legalizzate, come si può pretendere l’introduzione di un’idea poligama che non contrasti con la nostra cultura?Eppure qui non si tratta di mettersi dinamite nel corpo e farsi esplodere in una metropolitana. L’Oriente è e sarà ancora lontano dall’Occidente. Riflettendo, però, non può non venire in mente l’ipocrisia del sistema che permette il divorzio, matrimoni successivi in quantità industriale ogni tre anni (due per la separazione, uno per la formalizzazione dopo un tentativo di conciliazione da parte di un giudice che, davvero, non ha alcun interesse a rimettere insieme nuclei familiari), e, soprattutto, in un Paese in cui il tradimento è all’ordine del giorno e la Chiesa ripete dogmi come preghiere a memoria. Victor non ha tradito la Chiesa, lo Stato o se stesso, Mirjam e Bianca hanno rischiato la faccia in nome di un futuro forse ancora lontano in cui l’ipocrisia sarà il valore da espellere dall’ordinamento e, forse, potrà finalmente rispondersi alla domanda: “È possibile amare più di una persona?”. Tutti ci metteremo, allora, il cuore in pace.