Creato da WONDERFULCHET il 15/07/2005

Wonderfulchet - jazz

Jazz bossanova e non solo...anche qualche puntatina sul pop-rock

 

 

« Relaxin' ChetIl jazz...la buona cura... »

Piero Ciampi...l'oasi perfetta...

Post n°95 pubblicato il 22 Settembre 2006 da WONDERFULCHET

Quest'oggi qualcuno della Community ha citato una canzone di Piero Ciampi, "Tu no"...la cosa mi ha molto colpito...anche perché la citazione proveniva da un soggetto veramente provocatore e ironicamente strafottente...un'altra riflessione al riguardo...questo paese di merda fa a meno di parecchie cose...specie della poesia e della bellezza...negli ultimi venticinque anni la popolazione del nostro paese si sta cibando di spazzatura...e tanto basta per generare e crescere mostri fuori e dentro di noi...credo che questo scatafascio culturale non sia più sanabile...e quindi non ci resta che ironizzare e sparare ad altezza d'uomo...lanciando invettive e vedere l'effetto che fa...

dal sito web: www.gisy.it

- 1934, 28 settembre; nasce Piero Ciampi a Livorno, secondo di tre fratelli, da Umberto (classe 1900) e da Mira, montenegrina di origine ebrea.
-Fin da giovane coltiva con i fratelli la passione per la musica, formando un trio in cui fa il cantante, e Roberto e Paolo, che in seguito emigrerà in Canada, gli strumentisti.
- Si iscrive alla facoltà di ingegneria, che abbandonerà a circa metà degli studi.
-Inizia il servizio militare a Fano; nelle libere uscite va suonare nei locali dei dintorni con tre commilitoni; uno di questi è Gianfranco Reverberi.
-1957 parte per Parigi, dove comincerà la sua carriera di chansonnier, distinguendosi per un timbro di voce che ricordava l’allora noto Félix Leclerc; cominciano a chiamarlo Piero “L’Italianò”- proprio con l’accento sull’ultima sillaba.
-1959 Torna a Livorno; a Genova incontra nuovamente Reverberi che nel frattempo lavora con Franco Crepax alla Ricordi.
-1960-61 Modifica il nome d’arte che diviene Piero Litaliano, senza apostrofo e accento finale; quando Crepax passa alla CGD porta Piero con sé.
-1963 Pubblica il suo primo LP intitolato “Piero Litaliano” (CGD 33, 1963), che viene ristampato anche in CD nel 1990, con lo stesso titolo, ma attribuito a Piero Ciampi come autore titolare.
-1967 Produce un album intero per una cantante di nome Lucia Rango scrivendole i pezzi e facendogliene interpretare altri.
-1967 Rilascia un’intervista a Lina Agostani per il Radio Corriere, anche se nel solito stato di ebbrezza.
-1970 Tramite il giornalista Antonio Buratti conosce Gianni Marchetti, affermato musicista con il quale riuscirà a tirare fuori il meglio di sé lasciando pezzi intoccabili quali “L’incontro”, “Palazzo di giustizia” e un’infinità di altri capolavori assoluti. Nello stesso anno esce il 45 giri con “Barbara non c’è” e “Tu no” per la Det, un’etichetta del gruppo Campiper il quale Marchetti lavora.
-Aznavour, incantato dall’autore Livornese dopo l’ascolto di “Tu no”, invita Piero Ciampi al suo programma televisivo “Senza rete”; grazie a Paolo Villaggio che lo convincerà ad entrare in diretta televisiva farà una magnifica interpretazione della stessa canzone:”Tu no” .
-1971 Gianni Marchetti fa avere a Piero un contratto con la Amico (un’etichetta sussidiaria dell’RCA), il cui direttore, Ennio Melis, si prende a cuore il caso Ciampi, sostenendolo negli anni.
A cura di Melis esce un album realizzato su misura per Piero e completamente ideato da lui, con testi, poesie, fotografie di Romolo Forlai e quattordici tempere realizzate da Aldo Turchiaro, un pittore calabrese scelto dallo stesso autore. Il 33 giri è insignito del Premio della critica discografica. Partecipa, su incitazione di Ennio Melis, a Disco per l’estate con “L’amore è tutto qui”; la canzone si piazza ultima.
-1973 Esce un secondo album doppio (messo in vendita direttamente a metà prezzo), un volume di poesie della stessa RCA e, una raccolta di canzoni affidate a Nada Malanima che ne farà da interprete. Una sua canzone, “Io e te, Maria”, viene proposta per Canzonissima a Nicola di Bari, che la rifiuterà; ma nella stessa edizione Carmen Villani canterà un altro suo brano non da meno “Bambino mio”(scritto assieme a Pino Pavone, cantautore Calabrese molto amico di Piero)
-1974 Ornella Vanoni chiede a Marchetti di produrre un album con canzoni di Ciampi, che però lascia cadere la proposta.
-1975 L’etichetta RCA fa un remake antologico dei due precedenti LP, con solo un paio di pezzi inediti.
-1976 Al premio Tenco rifiuta di essere ripreso dalle telecamere come fosse un’offesa.
-1977 Assieme a Paolo Conte, Renzo Zenobi e Nada Malanima registra una trasmissione televisiva, che non andrà mai in onda; poco dopo registrerà anche uno special titolato “Piero Ciampi no!” a cura di Sylvia Del Papa e Sasà Siniscalchi.
-Negli ultimi anni Piero Ciampi torna più spesso a Livorno.
-1980, 19 gennaio: Ciampi ci lascia, tradito da un cancro alla gola - lui che ormai si era rassegnato all’idea di una cirrosi.


Alcune pesie:

Piero Ciampi
Poesie scelte 1973

Notte
Quanto
Me ne fotte
Di non dire
Di dover partire


----------------------------
Cara.
La tua mano
è così piccola
mi sfuggirà
sempre.

----------------------------
Perché
dici di amarmi?
Per andare
Avanti?
Dove?
Là.
No.

----------------------------
Tu
spiegandomi
che la vita
è una cosa seria
mi implorasti
di ignorare
il tuo pensiero.

----------------------------
Il coraggio
dopo lunga attesa
entrò in chiesa
e sposò la paura.
Fu un matrimonio
di interesse
Moltissimi figli
nacquero
e da allora
non si contano
le stragi.

----------------------------
Era domenica
e Cristo
passeggiava
nel parco.
L’aria ansava.
Dietro la coscienza.
era quella di sempre.
Pensante.
I morti
visto il ritorno
finsero
di dormire.

----------------------------
A 1000 anni
ho dimenticato
in treno
la mia borsa
Dentro le poesie
una camicia
e qualche fazzoletto.
Ho messo a soqquadro
mezza polizia
la stazione
e mi guardavano
come un pazzo.
A Ponte Sisto
ho bevuto
sei litri
al cubo.
In piazza del Biscione
sono morto.

----------------------------
Stanco
di sopravvivere
a sopportare
la strage
Cristo
chiese una jeep
s’inoltrò nella foresta
e s’impiccò.
Una scimmia
attorcigliata ad una liana
per divertire i figli
lo imitò.
Orfani di guerra
cercano il suo odore
tra le foglie
Invano.

----------------------------
Anche
domani
tutto
questo
mai
mio.

----------------------------
Il dolore
scuoteva
la mia anima
Ella
lo prese
lo acquisì
e si sedette.

----------------------------
Padre
Volevo vederti.
Sono qui
per questo.
Vederti.
Rivederti.
Capisci.
Ma ti stupisci.
E così
È il solito
arrivederci.

----------------------------
Tu.
Dici.
che ho distrutto
la tua vita.
Capirai mai
che il tuo dolore
si è aggiunto
al mio?

(Questa poesia costituisce anche una parte della canzone “Sporca estate”)

----------------------------
Io
Sottoscritto
Nato
Il 28 di
Settembre
morto
circa
una settimana
prima
o dopo.
Non ricordo.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Wonderfulchet/trackback.php?msg=1663963

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
TerzaPaginaPress
TerzaPaginaPress il 22/09/06 alle 17:00 via WEB
..Bello Grazie..e per pura Conoscenza..visto che indirettamente..ci si e' trovati a ballare..Balliamo..a Te spetta la traccia Musicale..:-)
 
TerzaPaginaPress
TerzaPaginaPress il 22/09/06 alle 17:01 via WEB
ops..preso com'ero tra efusioni e fusa..ho dimenticato lasciarti quel che avevo definito..CC copia per conoscenza :-)..Inviato da TerzaPaginaPress il 22/09/06 @ 16:54 via WEB Grido VENDETTA : SONO STATO CENSURATO dalla Regina del VINILE ex Maestra di Cappella......BRUTTA STREGA come TI sei permessa?...Forse perche' a differenza dei Tuoi Vassalli ho il sorriso tagliente di Kraus, lo sguardo penetrante di Wilde, il fiuto per il marcio di La Rochefoucauld e l'insolenza di Cyrano??.. Sta bene!! Mi si può pure tacciare di usare indebitamente il rasoio del signor Ockham. Ma CENSURARMI e' più che indegno, ridicolo: io pratico il mio 'pelo e contropelò verbale e scritto ovunque... non solo a Siviglia..Ti avevo avvertita che la filosofia bucolica da Mulino Bianco avrebbe portato alla rovina..ma Tu non solo hai perseverato ma Pure osato gettarmi il guanto di sfida..Pur ribadendo ,quanto gia' ebbi modo dirti che «Sette note, per taluni imbecilli, sono sprecate» riposto il pensiero dedicato a Ciampi.. "Tu no, tu no, tu no, tu non puoi andare via, tu non devi andare via, tu no, amore, no, anche se ti ho fatto male, anche se ti ho esasperata, tu no, tu no, tu no, sono a tua disposizione per la vita e per il cuore. Tu no, tu no.Tu no, amore, no, ti ricordi via Macrobio? qualche volta eri felice. Tu no, tu no, tu no. Sedevamo nel giardino, mi ascoltavi con amore. Tu no, amore, no, tu che sai tutto di me, tu che hai la mia fiducia, tu no, amore, no, tu no.Tu no, tu no, tu no, sì lo so che non ho niente, sì lo so che ti ho delusa, ma tu, amore, tu hai amato i miei silenzi, hai capito i miei discorsi. Tu no, tu no, tu no. I milioni di rinunce che ti ho fatto sopportare le ho pagate care.Tu no, amore, no, è difficile capirsi, è difficile aiutarsi, lo so, è colpa mia, io non ho mai fatto niente per condurre la tua vita, ma tu devi saperlo: io non so più come fare, non capisco questa vita, tu no, amore no, tu no.Tu no, aspetta, no, se non so farti felice, anche se continuo a bere, tu no, amore, no, tu mi devi star vicina perché ormai io sono fuori. Tu no, amore no. Qualche cosa te l’ho data se mi guardi con quegli occhi. Tu no, tu no, tu no." L'ultimo pensiero..e' un atto di riconcigliazione.. verso il Povero :-) ..SCIROCCO alias Eufrasio veso il quale mi sono accanito oltre misura...il secondo l'ironico Wonderfulleccecc..che mi ha fatto "arrossire" per il complimento(..fortunatamente mi e' venuto in aiuto con un velo di cipria..)..e concludo con un pensierino..ad uso dei Tuoi Lettori.." chi vede in certe figure un Gigante esamini la posizione del sole e faccia attenzione a che non sia l'ombra di un pigmeo.." Un saluto caro ..non volermene con affetto..il Tuo Mauro............PS. Le recensioni Musicali invece sono spesso Carezze continua..oppure lascia solo "quelle"
 
TerzaPaginaPress
TerzaPaginaPress il 22/09/06 alle 17:26 via WEB
..Ti chiedo perdono..E..un po Lungo questo CONTRIBUTO..ma per chi eventualmente fosse interessato..a questo grande autore ..credo serva ..da approfondimento..di Franz Krauspenhaar ciampi.jpg Caro Piero Ciampi, ti conosco da non molto, tanto tempo è passato da quando te ne sei andato per quel cancro in gola (e che? tu pensavi di morire di cirrosi, vero? e invece tac, il cancro alla gola; e già, la sorte è originale…)e io di te, allora, 1980, non ne sapevo niente, tu avevi 46 anni, io ne avevo diciannove, ascoltavo il rock, quello progressivo, bum bum, e i Led Zeppelin, doppio bum bum, e qualche volta il cool jazz, - Lee Konitz, Lennie Tristano, patam patam. Caro Piero Ciampi, ascolto tutte le tue canzoni, ora che di tacche di vissuto ne ho 45 come un calibro d’arma da fuoco; e si, quelle tue canzoni che non ebbero alcun successo mi tengono la compagnia di un’alchimia negativa; non m’interessa, io ho una corazza ben dura, anzi le cose troppo leggere cominciano davvero a infastidirmi, mi piace la durezza di parole acuminate e trapananti, e le canzoni che aumentano la mia nostalgia (e non ne avrei il bisogno, a dire il vero, ché di nostalgia ne sono pieno, ne sono assediato addirittura); e dunque, forse, ascoltarti è rischioso, perché l’arte può far male, certa arte (certa, certissima) può anche ammazzare, pian piano, sofficemente, un giorno dopo l’altro, io credo, però si, comunque ammazza; anche se la corazza tiene, si, questa mia corazza è solida, è temprata, ha resistito, in passato, a colpi micidiali. More... Penso ad Adius: tu ridi, io rido, essi ridono, anzi rideranno, rideremo, tutti, poi, dopo: ma prima, eh?, cosa c’è da ridere quando canti, abbassando il ringhio, iniziando così, lentamente, con quella tua voce barcollante, il pianoforte in sottofondo, e zigzagando via via la voce percossa dal tuo vuoto fissato dentro: Il tuo viso esiste fresco/mentre una sera scende dolce/sul porto. Tu mi manchi molto/ ogni ora di più/ la tua assenza è un assedio, ma ti chiedo una tregua/ prima dell’attacco finale/perché un cuore giace inerte/rossastro sulla strada/e un gatto se lo mangia/tra gente indifferente/ma non sono io, sono gli altri. /E’ così… Ora Gianni Marchetti, questo compositore di musiche da film di serie B che ti regalò eccellenti melodie, s’inventa d’un tratto un’inalberata da jazz-orchestra; e il ritmo si fa serrato, e tu parli, anzi inveisci, di colpo; sei preso da un attacco improvviso di collera, uno dei tuoi leggendari attacchi di collera livornese; e allora io, noi, amaramente ridiamo, la chiamano catarsi buona per il passato e per il futuro – e forse, si, lo è: Vuoi stare vicina? Nooo? Ma vaffanculo. Ma vaffanculo. Sono quarant’anni che ti voglio dire… ma vaffanculo. Ma vaffanculo a te… e a tutti i tuoi cari. Ma vaffanculo. Ma come? Ma sono secoli che ti amo, cinquemila anni, e tu mi dici di no? Ma vaffanculo! Sai che cosa ti dico? Va-ffan-culo. Te, gli intellettuali e i pirati. Vaffanculo. Vaffanculo. Non ho altro da dirti. Sai che bel vaffanculo che ti porti nella tomba? Eh eh… Perché io sono bello, sono bellissimo! E dove vai? Ma vaffanculo. E non ridere. Non conosci l’educazione, eh? Portami una sedia, e vattene. La musica della canzone Gianni la fa finire con dolci colpi d’archi e una tromba all’orizzonte sonoro imitando volutamente certi pezzi di Burt Bacharach, pezzi sentimentali da tradizione. Quant’ è bello, Piero, questo cambio di marcia tra la prima e la seconda parte della canzone, e il contrasto, così intimo, tra i tuoi bei vaffanculo sgangherati e la musica che intenderebbe ben altro… Ma in fondo l’amore è anche questo, si. A volte è semplice contraddizione tra musica e parole. A chi dicevi vaffanculo? A Gabriella, la tua seconda donna importante della vita, che avevi soffiato all’amico Tenco? E non è che il Luigi scrisse questa bellissima ballata, di cui vado a ricopiare qua sotto il testo, sull’onda di quella Gabriella che lo lasciò per te, quell’onda di donna che spariva da lui per sempre? Amore, amore, amore, amore, amore… su questo amore è già stato detto tutto eppure tutti hanno ancora da dire chi parlando del cuore chi con parole nuove. Amore, amore, amore, amore, amore… ad ascoltare tutto quel che se ne dice sembra che intorno ci sia solo gente che oltre al grande amore non pensa a niente. Chi fa dell’amore la cosa più grande, chi invece lo vede soltanto come un gioco, chi ha dall’amore i suoi giorni più belli, chi invece vi trova solo disperazione. Amore, amore, amore, amore, amore… povero amore ti cercano sempre, parlan di te anche troppo sovente, io per una volta non dirò niente. Mi piace pensarlo, ma non so perché. Nessuno di voi due può rispondermi, parlo di cose antiche, ma a me gli Smashing Pumpkins, per dirne una, mi lasciano indifferente, cosa devo farci. Allora – vaffanculo, stavolta lo dico io- aridateci Eminem, che almeno è incazzato davvero, rap rap rap rap rap… e chi se ne frega se è una star, una volta tanto una star è anche un artista vero. Artista. Vero. Di questo ti dico qualcosa dopo, alla fine di questa mia lettera lanciata nel vuoto: non solo per te, ma per tutti quanti. E quant’è divertente quel tuo meraviglioso inno al velleitarismo che è Te lo faccio vedere chi sono io. Cosa dicevi, facendo del cabaret musicale (e se ora mi fanno vedere i cabarettisti della televisione, uno per uno, io a loro ci sparo, cazzo, ci sparo col mio cervello a pallettoni ai Bertolino, ai Giovanni e Giacomo e Sailcazzocomesichiama, a tutti questi fanfaroni strapagati che non valgono niente e che tu hai avuto la fortuna di non conoscere). Cosa dicevi, allora, Piero? Una regina come te in questa casa? Ma che succede? Ma siamo tutti pazzi? Ma io adesso sai che cosa faccio? Che ore sono? Le undici? Io fra - guarda - fra cinque ore sono qua e c’hai una casa con quattordici stanze, te lo faccio vedere chi sono io. E che sono quei cenci che hai addosso?! ma che è, ma fammi capire… ma senti… ma io… ma come! Tu sei… sei la mia… e stiamo in questa stamberga coi cenci addosso! Ma io adesso esco, sai che cosa faccio? ma io ti porto… una pelliccia… di leone… con l’innesto di una tigre. Te lo faccio vedere chi sono io. Senti, intanto però c’è un problema: siccome devo uscire, mi puoi dare mille lire per il tassì in modo che arrivo più in fretta a risolvere questo problema volgare che abbiamo? Te lo faccio vedere chi sono io, lascia fare a me, lascia fare a me, lascia fare a me perché… ti devi fidare. Ma che cosa ti avevo detto, una casa? Ma io sai che cosa faccio? Ma io ti compro un sottomarino. Perché? Se qui davanti a casa nostra quelli c’hanno la barca e rompono le scatole, io ti compro un sottomarino! Così, sai, li fai ridere tutti, questi, hai capito? Intanto facciamo una cosa, che fra cinque ore sono qua: tu metti la pentola sul fuoco, ci facciamo un bel piatto di spaghetti al burro mentre aspettiamo il trasloco, poi ci ficchiamo a letto e te lo faccio vedere chi sono io: ti sganghero! Te lo faccio vedere chi sono io! Te lo faccio vedere chi sono io, sono un uomo asociale ma sono un uomo che ti… Io non ti compro il sottomarino: ti compro un transatlantico. Basta che tu non scappi, stai attenta che… se scappi col transatlantico ti affogo nel… nell’Oceano Pacifico. Dai, dai, coricati, vai che ti sganghero, te lo faccio vedere chi sono io! La musica è tamburellante, la canzone in realtà è uno sketch; ma quale cabaret, in fondo ? Ma no, no, è teatro vero con sottofondo musicale, è uno sketch monologante contratto in pochi minuti, questo; è Pinter a Livorno. E intanto tu bevevi, bevevi, scrivevi Il vino sulla tua decisiva, mortale passione, ma io di tuo amo ben altre cose. Bevevi, bevevi, addirittura al ristorante ordinavi le pesche al vino, bevevi il vino e lasciavi a morire le pesche sul piatto, e il piatto di conseguenza moriva sul tavolo. Bevevi e fumavi di continuo, t’incazzavi come un toro sbattuto a morire da quei criminali imbecilli spagnoli vestiti a festa, scarabocchiavi parole nuove di poesie e canzoni sui tovaglioli delle osterie; al Premio Tenco del 76 ti presentasti ubriaco fradicio, ho le registrazioni di alcune tue canzoni anche di quell’occasione; e si capisce subito e bene, ascoltandole, come ogni volta cambiavi il testo, le parole delle tue canzoni non erano mai le stesse, continuavi a cambiarle, perché tu cambiavi come la tua vita, e la tua vita erano le tue canzoni; spesso, addirittura, improvvisavi sul palco. Portavi su quei palchi la tua nuda pelle, calda, fredda, a volte gelata, la tua vita malvissuta, cantavi strascicando di te, e di Livorno fredda tra le case e il porto, e dell’amore che bramavi sempre tra un bicchiere e l’altro, e della tua spessa anarchia, la tua corazza gelida e sempre scomoda. Ma che potevi farci? Tu/precipitasti/nella mia anima. Lo cantavi in Mia moglie, la storia di una donna – tua moglie, già- che fa le valigie dicendo io vado via e che alla domanda: Ma tu chi sei? risponde: Io sono te. Un anno dopo, in una sera d’inverno, lei torna in mezzo alla folla, ti afferra per un braccio mentre tu stai come sempre sperando di incontrare una che assomigli proprio a lei, che ti ha lasciato; tu sei sbalordito, lei ti dice di essere molto stanca, sta tornando dal lavoro, ti chiede di accompagnarla, il pianoforte scivola le sue note in mezzo al suono della chitarra, e poi gli archi s’innestano allungandosi verso una dolcissima fine. In un palazzo di giustizia racconti la fine definitiva di un amore. Ci guardiamo di sfuggita, io ti sparo tu mi spari, io ti sparo tu mi spari. Provocazione in un divorzio. Ma: Tu mi guardi spaventata, mi coinvolgi un’altra volta. Ho chiamato una carrozza che si porti via il passato, dici verso la fine. Lei sale sulla carrozza e dopo un attimo ne scende. Ci sembrava tutto strano, canti. E’ tra ben diverse mura che cercavi la mia mano che cercavi la mia mano che cercavi la mia mano. Che cercavo la tua mano. Ecco la nostalgia che s’infila e s’allarga in te a macchia d’olio nemmeno a tradimento. Il finale è tutto qui: Siamo seduti in una stanza/di un palazzo di giustizia/tu sei pazza, vuoi spiegare/ una vita con due frasi. Ma la cosa più straziante che hai scritto sulla fine di un amore è Tu no; la tua voce implora sommessamente, forse è impastata di senso di colpa, di sicuro il soffio della solitudine imminente ti si raschia in gola; è così spaventoso e bruciante, quest’addio che tu comprendi ma che non puoi accettare. Le altre canzoni sull’amore che s’allontana sui tacchi di una donna svaniscono; Brel, finanche lui, riattacca la cornetta del telefono… Tu no, tu no, tu no, tu non puoi andare via, tu non devi andare via, tu no, amore, no, anche se ti ho fatto male, anche se ti ho esasperata, tu no, tu no, tu no, sono a tua disposizione per la vita e per il cuore. Tu no, tu no.Tu no, amore, no, ti ricordi via Macrobio? qualche volta eri felice. Tu no, tu no, tu no. Sedevamo nel giardino, mi ascoltavi con amore. Tu no, amore, no, tu che sai tutto di me, tu che hai la mia fiducia, tu no, amore, no, tu no.Tu no, tu no, tu no, sì lo so che non ho niente, sì lo so che ti ho delusa, ma tu, amore, tu hai amato i miei silenzi, hai capito i miei discorsi. Tu no, tu no, tu no. I milioni di rinunce che ti ho fatto sopportare le ho pagate care.Tu no, amore, no, è difficile capirsi, è difficile aiutarsi, lo so, è colpa mia, io non ho mai fatto niente per condurre la tua vita, ma tu devi saperlo: io non so più come fare, non capisco questa vita, tu no, amore no, tu no.Tu no, aspetta, no, se non so farti felice, anche se continuo a bere, tu no, amore, no, tu mi devi star vicina perché ormai io sono fuori. Tu no, amore no. Qualche cosa te l’ho data se mi guardi con quegli occhi. Tu no, tu no, tu no. Un’ altra tua canzone che amo è Il lavoro, lì ci sei tu dalla a alla z, così io mi immagino, io che ti ho soltanto ascoltato nei dischi e visto soltanto in fotografia; magari tu potessi rispondermi: ma no, ma no, Franz, hai scritto una bischerata!Parte una bellissima musica d’archi, e poi tu parli, svagato, un po’ sulla difensiva: Il lavoro? Ancora non lo so. Mi hanno preso? Non mi hanno detto niente. E allora? Ti ho detto non so niente. E allora? Allora non lo so; non lo so, non lo so, non lo so, non lo so, non lo so. Ti ho portato qualche cosa che ti piacerà, ecco il giornale, e un pacchetto di sigarette e dietro a me c’è una sorpresa, un ospite, un nuovo inquilino: c’è la mia ombra, che chiede asilo perché purtroppo, anche stavolta devo dirti, che è andata male. Ora ti fai davvero sotto, sei un esperto, un vero seduttore: Ma non è successo niente, non è successo niente, fai finta di niente, non è successo niente, accendi una sigaretta, chiudi la finestra, e spogliati… Io ti porto a nuotare, ti faccio vedere la schiuma bianca del mare, niente suoni, io e te soli io e te soli, io e te soli. Ora cambi ancora tono, e Gianni si regola di conseguenza: stai per accarezzare il momento magico: Ricordi quel mattino? Quando sono venuto a prenderti per andare a sposarci, e quando siamo entrati in quell’ufficio… tu mi hai detto “ma dove mi hai portato?”, ho detto “eh… ti ho portato qui per sposarti” e tu ridevi; poi a poco a poco sei diventata seria e poi piangevi, e io ridevo… ti ricordi quel mattino? E’ come questo, ti amo come allora. Facciamo l’amore, facciamo l’amore, facciamo l’amore, facciamo l’amore, facciamo l’amore… non parlare, non chiedere spiegazioni, non mi creare complicazioni, non è cambiato niente, provvederò, ma domani è domenica, e ti porto a nuotare… fino a mezzanotte. Torni all’inizio, alla grigia realtà:Il lavoro? Ancora non so niente. Mi hanno preso? Non mi hanno detto niente. E allora? E allora non lo so. E allora? Ti ripeto, non so niente; non so niente, non lo so, non lo so, non – lo - so. Un altro capolavoro che hai scritto è Sporca estate . E’ così breve, questa canzone; e così contraddittoria, nostalgica di qualcosa che non si è vissuto, forse; e Gianni fece un lavoro, che definisco stupendo, sulla parte musicale. Figli, come mi mancate. Sporca estate. E tu che dici che ho distrutto la tua vita, capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio? Nella mia vita non ho fatto che rimorchiare, sporca estate, a mia volta rimorchiato, quindi – definitivamente - scaricato. Figli, vi porterei a cena sulle stelle, ma non ci siete, ma non ci siete, ma non ci siete. Piero, non riesco a intristirmi ascoltando le tue canzoni spesso disperate. Non so perché; ma no, ecco: mi sembra, a volte, di essere addirittura capito dalle tue canzoni. E’ come se mi coccolassero accarezzandomi la testa; sono strane ninne nanne per grandi, ecco, si, forse. E una ninna nanna dolcissima è di certo Bambino mio: canti di tuo figlio; tu lo porti a passeggiare mentre la madre – dalla quale sei separato – è rimasta a casa. Gianni adopera una sola semplice chitarra elettrificata d’accompagnamento e piano basso e batteria nella seconda parte. Al resto pensi tu, con una dolcezza rara: Piano piano, per la strada, tu mi tieni per la mano. Caro caro, nel giardino tu mi vieni più vicino. Forte forte, con amore tu ti stringi sul mio cuore. Senti senti, vuoi tornare da quell’uomo dei palloni? Piano piano dici sì, poi finisce tutto qui. Lento lento passa il tempo, non so proprio cosa fare, tu capisci e vai a giocare col bambino più vicino. Quando vedi che ti guardo tu fai finta di volare. Fai due passi, tocchi terra, per il mio compiacimento. Io ti guardo, faccio “sì”, poi finisce tutto qui. Piano piano viene sera, tu mi tieni per la mano, senza dire una parola noi sappiamo di tornare. Forte forte, con amore, tu ti stringi sul mio cuore. “Senti senti” mi fai tu “c’è la mamma, vieni su”. “Torna presto”, faccio sì, poi finisce tutto qui. Gesù Gesù, io sono uno sbandato, cantavi in Maria. Siamo tutti degli sbandati, io penso. Ecco perché è importante parlare, urlare, vaffanculare. Comunicare, più che si può. Come diceva Jean-Louis Trintignant a Gassman nel Sorpasso a proposito di quella visita alla misteriosa Valeria della quale il ragazzo era innamorato? “Ma non è il caso!”. E Gassman/Bruno Cortona: “E’ sempre il caso!”. E si, è sempre il caso. Anche quando, guarda il feroce paradosso, il ragazzo morirà, di questo “caso”, nel finale del film. Ma comunque io penso, Piero nostro, che è stato - nonostante tutto- proprio il caso che tu bevessi e così t’ammazzassi col vino, scusa il disperato cinismo; perché se tu non avessi fatto la vita che hai fatto non ci avresti lasciato le tue canzoni e le tue poesie. Ne sono convinto perché tu sei le tue canzoni; più di chiunque altro, più di tutti i Tenco, i Bindi, i Paoli, i De Andrè di questo mondo. Mi congedo da te per iscritto (ma non con l’affettuoso ascolto dei tuoi versi musicati da Gianni Marchetti, che viceversa riprenderò presto) ricopiando da bravo bambino parecchio cresciuto Ha tutte le carte in regola; e così, come ho scritto all’inizio, dico sommessamente a te qualcosa di vero su un certo tipo di artista: con le tue stesse autobiografiche parole. Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi. Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Non gli fa paura niente tantomeno un prepotente. Preferisce stare solo anche se gli costa caro, non fa alcuna differenza tra un anno ed una notte, tra un bacio ed un addio. Questo è un miserere senza lacrime. Questo è il miserere di chi non ha più illusioni. Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Detesta lavorare intorno a un parassita, vive male la sua vita ma lo fa con grande amore. Ha amato tanto due donne, erano belle, bionde, alte, snelle, ma per lui non esistono più. È perché è solo un artista che l’hanno preso per un egoista. La vita è una cosa che prende, porta e spedisce. La chitarra attacca e tu inizi a cantare senza troppe sbavature, sembri sobrio. Avevi tutte le carte in regola, non ci sono dubbi. Qualcuno potrebbe dire che sei stato un ormai antico esempio da dimenticare, che l’artista cosiddetto maudit non va più, che è un reperto del passato, un dinosauro sentimentale, che ormai bisogna piegare la testa a ogni costo, perché l’arte è un fatto di marketing, di pianificazione, di applicazione, di montaggio, di poca ispirazione e molto artigianato, e - in definitiva- di prenderselosemprenelculo, nonessendomailiberi. Piero, fuori d’ogni retorica, ti saluto da questo mondo pazzo furioso. Da questo mondo ubriaco fradicio. Già. Hai vissuto male la tua vita, ma l’hai fatto con grande amore. Sul finale di questa tua meraviglia in forma di canzone sull’artista te stesso non ho mai saputo cosa pensare esattamente. Me lo sono bevuto come il vino, tantissime volte. Ne sono ubriaco. E ho preso atto. Non dobbiamo capire tutto. Non del tutto. A volte, forse spesso -ormai penso- è meglio non capirci proprio niente.
 
scirocco_2006
scirocco_2006 il 22/09/06 alle 18:26 via WEB
Scusami caro Wonder...non fate prima a telefonarVi....;-)
 
 
WONDERFULCHET
WONDERFULCHET il 23/09/06 alle 12:16 via WEB
Potrei telefonare alla tua Billie...ma credo che non ne valga la pena..
 
   
scirocco_2006
scirocco_2006 il 23/09/06 alle 12:44 via WEB
Scusami wonder, visto che ti commente sempre terza e tu lo slinguazzi di complimenti, forse fareste prima a telefonarvi....:-)
 
     
scirocco_2006
scirocco_2006 il 23/09/06 alle 12:46 via WEB
Cosa c'entra Billie....ma rispondi a me qualche volta visto che a parte il caro Terza ti commento praticamente solo io....e sai che sono intellettualmente libero, cosa che forse non può dire il tuo compagnuccio...tutto qui... Buona domenica
 
WONDERFULCHET
WONDERFULCHET il 25/09/06 alle 09:44 via WEB
Non ho compagniucci...e poi fate come cavolo vi pare.
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

titanico.14consultpointjeanjacques.ferryantonioaimetftfyftyfArdyesefrancesco483la_puffetta_romanamariagabriella1979romanticamente1966luna76dgl2lunarm84giovanna.morgiasinagridaALI.di.COLOMBA
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963