Come la penso io

Post N° 178


Difesa attiva contro i criminali Il diritto naturale alla difesa personale, viene sostanzialmente soppresso dalle normative che proibiscono la detenzione e il porto di armi senza una apposita autorizzazione.In Italia la concessione è subordinata alla decisione del prefetto “in caso di dimostrato bisogno”.Frase sibillina e vaga che lascia una amplissima discrezionalità ai prefetti.Domanda, certificato medico, attestato di abilitazione al tiro (o autocertificazione sull’aver fatto il servizio militare).Marche da bollo e tassa.Entro 120 giorni il prefetto dovrà rispondere se concedere o meno il porto d’arma corta.Manca una qualsivoglia indicazione che delimiti il campo della discrezionalità del prefetto.Come interpretare il “caso di dimostrato bisogno” ?Una persona particolarmente facoltosa e a rischio sequestro, certo, allora perché non l’intera famiglia, domestici inclusi ?Gioiellieri, commercianti che maneggiano ingenti somme di denaro, allora perché non i cassieri di banca ?E non è forse un “caso di dimostrato bisogno” il doversi difendere da scippatori di varie specie che infestano le città ?E’ evidente che la normativa, così com’è, non solo viola il diritto naturale alla difesa, ma crea differenze a seconda del prefetto con il quale uno si trova a dover interloquire.Allora torniamo all’assunto di partenza.Chi delinque non ha problemi a procacciarsi un’arma.Non ha bisogno dell’autorizzazione del prefetto.Come il prefetto non può controllare che, magari dopo che una certa pratica gli è stata in qualche modo “caldeggiata”, il porto d’armi sia finito in mano ad uno che da qui a un mese, un anno, la usa per vendetta o gelosia.Sia il criminale che il pazzo sono avvantaggiati da questa normativa rispetto al cittadino onesto.Quest’ultimo, infatti, si trova disarmato e inerme davanti ad uno armato.Nel momento del bisogno il cittadino onesto combatte in situazione di inferiorità.La legge sul porto d’armi favorisce Caino.