IERI,OGGI,DOMANI

Guardate un po co'ho trovato questa mattina sul web...


Come lasciare il lavoro per un annoStressato dal solito lavoro? Bisogno di riposo? Lo sapete che è possibile avere un "anno di pausa" dal lavoro?messaggio promozionaleIn bacheca dei professori dell’Università di Verona, facoltà di Lettere e Filosofia, spicca da circa 8 mesi questo annuncio: “Sono in anno sabbatico dal 1° ottobre 2006 al 30 settembre 2007, per cui non faccio né lezioni né esami; faccio però ancora ricevimento studenti”, firmato, professor Tani.Il professore non è impazzito ma è uno dei fortunati che ha deciso di fermarsi per un anno dal lavoro, ricaricarsi, studiare, aggiornarsi e poi ripresentarsi al lavoro. Non si è neanche dovuto dare malato, inventandosi chissà quale morbo tropicale per riuscire a stare in pace per 11 mesi. Ha solo attinto a un suo diritto. Già, perché ormai da 7 anni in Italia esiste la legge 53/2000 firmata da Livia Turco, che si rivolge a tutti i dipendenti con 5 anni di anzianità maturata nello stessa azienda e con il desiderio di aggiornare il proprio curriculum professionale. Che così possono lasciare il lavoro per un po' di tempo con la certezza di non ritrovarsi in mezzo a una strada quando si ripresentano al lavoro. Per farla breve, grazie all'anno sabbatico tutti i lavoratori italiani, sia privati sia pubblici, possono concedersi il lusso di staccare la spina per 11 mesi una volta nella vita senza temere di perdere il posto di lavoro e i contributi fino a quel momento versati. Certo, per ottenere la lunghissima pausa è necessario preparare un progetto da sottoporre all'azienda dove si spiegano le ragioni della richiesta, i vantaggi che la società può trarre da questa esperienza e le motivazioni personali che spingono a compiere una tale scelta. Il datore di lavoro può però decidere di non concedere il congedo formativo (così si chiama in Italia) o di rinviare il progetto ad altro periodo o ancora che l'assenza del dipendente sia frazionata in più periodi.Altrove ormai l’esperienza è invece così avanti da essere una tradizione, in particolare per i paesi anglosassoni. Da quelle parti il cosiddetto “gap year” ha già permesso a centinaia di migliaia di persone di fermarsi, prendere un lungo respiro, migliorare la loro preparazione. Trovi nelle nostre città un impiegato inglese che da un anno gira l’Italia per studiarne i monumenti, o imbattersi in un ingegnere americano che ha mollato tutto per 12 mesi e vuole imparare da noi l’italiano sono ormai incontri sempre più facili da fare. Già, ma da noi si fa un po’ fatica. Il career break stenta infatti a decollare nel nostro Paese. I lavoratori per tutto il periodo del congedo formativo non percepiscono lo stipendio e non maturano contributi pensionistici. Senza contare che, nella dura realtà quotidiana, il dipendente per il periodo di stop deve mantenersi magari ricorrendo ai risparmi di una vita o a ottenendo l’anticipo sulla liquidazione (possibile solo per chi ha almeno 8 anni di anzianità in azienda) per pagarsi corsi e lezioni.Nel loro piccolo ci sono gli enti locali che stanno tentando di incentivare e aiutare le imprese nell’appoggiare il lavoratore che voglia l’anno sabbatico.Ad esempio già da anni alcune regioni offrono a chi si iscrive ai corsi da loro riconosciuti, un rimborso spese, che può arrivare fino a 1291,14 euro. Mentre alle piccole aziende che concedono l'anno sabbatico è offerta invece la possibilità di assumere sostituti, senza l'onere dei contributi. Ma non è per niente facile, in un paese come il nostro dove la cultura del lavoro è rimasta ancorata a schemi sorpassati.