LUCE

ANIMA E FELICITA' - LUCREZIO


testo copiatoL'anima la forza vitale, l'unità organica. Una pervade tutto il nostro corpo, costituendone parte di essa (quella che Lucrezio chiama animus, per distinguerla dal soffio vitale o anima) è in grado di pensare,  per cui bisogna presupporre che sia costituita da atomi di natura davvero particolare, diversi da tutti gli altri.La paura di non essere felici è la più insidiosa ed irrazionale: infatti, anche una volta eliminati i primi tre tipi di paura, l'uomo non è ugualmente felice, perché è convinto di dover raggiungere determinati obiettivi sociali e culturali; in realtà, invece, per essere felice non ha bisogno di altro che di vivere secondo natura, seguendo i piaceri naturali e necessari e liberandosi di tutti i falsi bisogni indotti dalla cultura. E' dunque necessario uno sforzo della razionalità per arrivare a comprendere questo.In definitiva, suprema felicità è l'ataraxìa (= assenza di turbamento), alla quale è preliminare, come si è detto, l'aponìa. Essa non dev'essere confusa con l'apàtheia stoica: quest'ultima è infatti una sorta di assoluta indifferenza a tutte le aggressioni esterne, derivante dal perfetto dominio delle emozioni. Invece l'ataraxìa consiste nella ricerca di un'esistenza lontana da fonti di turbamento esterne, nella convinzione che l'uomo sia fondamentalmente incapace di restare indifferente ad esse. Di qui la celebre massima epicurea làthe biòsas (= "vivi nascosto", o meglio "vivi appartato"), che implica la necessità di condurre un'esistenza schiva, lontana dall'impegno politico e dagli affari economici, fonte di infiniti turbamenti.In questa sua esistenza appartata il saggio non sarà tuttavia né solo né privo di affetti, ma coltiverà quello che per Epicuro è il tipo di rapporto umano più importante: L'AMICIZIA