Profumo di Lavanda

La Black Unit Band


http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendid=372195924(ASCOLTATE........)La Black Unit Band ha fatto un video tra mille difficoltàGaza: il rap palestinese contro l'assedio«La nostra arma sono i microfoni». Ma ad Hamas non piace: «Troppe influenze americane» (IL CORRIERE.IT)GERUSALEMME – «Canto forte, così la gente mi può sentireabolirò, cambierò, farò leggivoglio cambiare tutte le regole».E poi:«L’assedio va sempre peggio e ci hanno costruito intorno una barrieraTutti insieme rompiamo questo assedioIl nemico continua ad assediarci e ha costruito un muroTutti insieme rompiamo l’assedio».RAP - Tre ragazzi in felpa e maglietta, un piccolo studio di registrazione, una canzone rap. È il messaggio in bottiglia, via web, che arriva dalla Striscia di Gaza. Il trio si chiama Black Unit Band, ha scritto una canzone che racconta la vita reclusa d’un milione e mezzo di palestinesi, ha tradotto nell’hip hop la rabbia dell’isolamento e alla fine ha messo tutto su MySpace: «Abbiamo molti fan all’estero, specie in Europa», racconta uno dei tre, Mohammad Wafy. «Condividiamo con loro il nostro lavoro e cantiamo insieme». «È il miglior modo per esprimere le nostre opinioni», aggiunge Khaled Harara, «senza usare le armi. La nostra arma sono i microfoni, non i proiettili o la violenza». E il terzo ragazzo, Mohand Matr: «L’idea d’incidere un rap ci è venuta dai neri americani, che cantano la loro sofferenza».VIDEO - Non è stato facile fare questo video, per la band. Da tre settimane, dicono l’Onu e le organizzazioni umanitarie, laggiù manca ormai di tutto: cibo, carburante, medicinali. E anche lo studio di registrazione del trio, apparecchiature arrivate nei mesi scorsi soprattutto attraverso il contrabbando dall’Egitto, è in difficoltà: la Striscia è quasi sempre senza elettricità e i generatori devono funzionare per cose più importanti delle canzonette. Il gruppo non s’è dato per vinto, però, non ha smesso d’imitare i suoi modelli, Tupal, Eminem, 50Cent, e alla fine ce l’ha fatta: «Ascoltiamo e prendiamo esempio da tutti i rapper che cantano contro il razzismo e affrontano temi sociali».TEMI SOCIALI - I temi sociali non mancano. Gaza, 360 chilometri quadrati, è una delle aree più densamente popolate al mondo: passata dall’Autorità palestinese ad Hamas, dopo la vittoria elettorale e il «golpe» del giugno 2007, isolata da Stati Uniti ed Europa per le attività terroristiche del movimento islamico al governo, ora stretta d’assedio dall’esercito israeliano per i numerosi razzi che Hamas lancia sulle città del sud, la Striscia è diventata una prigione a cielo aperto. Israele sostiene che i leader di Hamas, in violazione della tregua, stanno preparando attacchi alla sua sicurezza e per questo ha chiuso i valichi. I palestinesi dicono che in realtà è stato l’esercito a rompere la piccola pace, entrando senza motivo nel loro territorio. L’agenzia Onu per i profughi, l’Unrwa, martedì ha spiegato che negli ultimi 21 giorni è stato consentito l’ingresso solo a 60 camion d’aiuti umanitari (in tempi normali, a Gaza ne circolano 4 mila al giorno) e ha definito «l’assedio un fatto gravissimo e senza precedenti nella storia dei diritti umani», anche se dalla Libia è salpata una nave d’aiuti e l’economia dei tunnel consente di far passare qualche merce dall’Egitto. A nessun giornalista straniero è consentito entrare nell’area: anche il nunzio vaticano è stato repinto al valico. In questo isolamento assoluto, il trio prova a far uscire il suo messaggio. Che piace in Occidente, ma molto meno ai fondamentalisti: «Il pubblico un po’ ci ama e un po’ no», ammette Wafy. «Qualcuno sostiene che la nostra è arte occidentale, che ci facciamo influenzare dai modelli americani». E non è vero? «È vero, non lo neghiamo. Ma noi usiamo questo titpo d’arte occidentale, il rap, per aiutare la nostra terra e la nostra gente». Nel blackout su Gaza, anche questo può servire.