ridereperidere

L'ultima estaste.


Credo proprio che il mio portatile sia irrimediabilmente giunto alla sua fine. Sto scrivendo da quello di un'amica che mi ha gentilmente concesso l'utilizzo mentre lei e fuori casa per sbrigare delle faccende, quindi non mi dilungherò molto e appena rientra termino. Certe cose non sarebbero successe col mio vecchio "COMPAQ armanda1572. Pesava come una mitragliatrice ed era anche abbastanza lento ma andava sempre. anche se spesso si riempiva di sabbia del deserto. Giunti a casa gli davo una bella soffiata col compressore ed era nuovo.Erano ormai due anni che vivevo e lavoravo col professore. Avevo imparato molto, anche se lui era spesso restio a mettermi al corrente di ciò che stesse facendo nello specifico del suo lavoro. Aveva grande stima di me ma forse, inconsciamente, era geloso.Ormai tenevo io i contatti con l'amico della ditta farmaceutica e mi stavo accorgendo che le sue forze stavano cominciando a mancare.Quell'estate, credo fossimo all'inizio di settembre, stavamo risalendo in canoa il corso del fiume Blyth, per non dover fare un giro troppo lungo con il furgone.Dovevamo raggiungere un'ampia radura situata sulle rive del fiume e quindi lasciammo il furgone in una zona riparata e ci portammo quanto ci potesse servire per un paio di giorni. Sulle rive del fiume sorgevano parecchi villaggi di aborigeni e io avevo imparato a farmi capire daparecchio di loro anche se a distanza di pochi chilometri si potevano parlare diversi dialetti.Avevo qualche conoscenza di wulaki, di balurb, di murrungun, per citarne alcuni, altri avevano parole simili che potevano essere capite e in più molte tribù ci avevano gia visto all'opera e non davamo loro alcun fastidio, ma quel giorno ci accorgemmo che,  dal momento in cui mettemmo la canoa in acqua, di essere spiati. Non riuscivamo a vedere di che tribù fossero ma decidemmo di fingere indifferenza e proseguire nel nostro itinerario, rimandando le domande di rito qualora ce ne fosse stata la necessità.Non eravamo mia stati disturbati e non vedevamo il motivo di iniziare ora, però, el sapere di essere tenuti sotto controllo, anche se a debita distanza, non ci faceva stare tranquilli. Per dare maggior credibilità al nostro operato, non sapendo con chi avessimo a che fare, il professore catturò un paio di serpentelli che incontrammo sulla strada, anche se sapeva che non ne avremmo fatto un granchè.Appena infilai il secondo serpente nel sacco ci rendemmo conto che alcuni uomini si stavano avvicinando.Avevano un andatura decisa ma non minacciosa, per cui non avevamo motivo di temere alcunchè, ciononostante restammo immobili a guardarli mentre si avvicinavano.Erano armati. portavano coltelli e lance,facendoci per alcuni istanti temere il peggio, alla stregua del miglior film di Tarzan et company. Quello che sembrava guidare il gruppo venne da me, e mi chiese nel suo dialetto se era lui il professore dei serpenti. Rispose egli stesso, conoscendo anche meglio di me l'idioma con cui si esprimeva e chiedendo il perchè. Ci disse che il giorno prima il loro capo era stato morso da un serpente e che sarebbe morto se non fossimo andati in loro aiuto.Ci guardammo per pochi secondi e, raccogliendo quanto ci potesse servire dalla canoa che si trovava poco distante, decidemmo di seguire quegli uomini.giungemmo al villaggio dopo circa un'ora di marcia attraverso la boscaglia.Si trovava ai piedi di un grande roccia,accanto ad un ruscello dalle acque cristalline. Una posizione direi strategica, ed alquanto azzeccata.Ci condussero subito nella capanna del capo, dove lo sciamano(termine improprio) esguiva inutilmente i suoi riti.Una giovane donna piangeva al suo capezzale e venendoci incontro ci disse fra le lacrime che se avessimo guarito suo padre ci avrebbe ricompensato. Estrasse da un sacchetto di pelle di animale alcune pietre che, anche se non eravamo intenditori, apparvero subito nella loro magnificenza e dai colori che la tenue luce all'interno della capanna veniva amplificata dai riflessi che emanavano.Erano alcuni rubini e una decina di smeraldi.Erano ancora grezzi ma credo che il valore si aggirasse in totale sui cinque seicento mila euro attuali. In quel momento comunque il problema era stabilire quale serpente avesse morso il malcapitato, per poter intervenire tempestivamente, anche se, gia da una prima occhiata alla ferita e il fatto che fosse successo il giorno prima ci lasciarono alcuanto perplessi.E difficile trovare serpenti velenosi che non siano letali in poche ore, diversamente, se si ha un fisico robusto come era quello del capo tribù, in 24 ore sarebbe già dovuto stare meglio.Infatti molte specie non sono letali per l'uomo, anche se provocano una specie di coma che può durare anche 24/48 ore, ma con un decorso progressivo ed evidente.C'era qualcosa che non quadrava ed era impossibile comunicare con lui che mostrava evidenti segni di irrigidimento degli arti e dei centri nervosi e un principio di paresi facciale.Il professore consultò a lungo un piccolo diari che portava sempre con se, scritto nel corso degli anni.a giovane donna piangeva e supplicava che facessimo qualcosa, mentre io cercavo di calmarla spigandole che probabilmente non era stato un serpente a morderla e che avremmo fatto quanto possibile appena fossimo stati in grado di identificare il colpevole.Il tempo sembrava essersi fermato. Al villaggio nessuno si era mosso dalla posizione che aveva quando eravamo arrivati.Tutte le attività di gruppo erano state sospese per rispetto del moribondo e non sarebbero riprese se non alla guarigione o alla morte dello stesso.Trascorse quasi un 'ora ma ad un tratto il professore saltò in piedi dicendo:"Atrax Robustus.......ecco il colpevole, ne sono quasi certo". 
 Il particolare che seguì, non affatto irrilevante, fu che noi non avevamo antidoti per quel tipo di veleno.Il professore aveva qualche conoscenza anche in quel campo, in quanto da giovane aveva trattato spesso l'rgomento aracnidi, anche se marginalmente.Quel piccolo diario non diceva come curarlo, ma dalla sintomatologia e dal decorso postumo gli fece supporre una certa analogia con un paio di razze di serpenti conosciute, che vivono nel sud del paese, molto più piccoli del Taipan e meno pericolosi, ma altrettanto tosti.Non c'erano molte alternative .Se volevamo evitargli la morte avremmo dovuto tentare iniettando i due differenti sieri a distanza di pochi minuti uno dall'altro, sperando in un miracolo e che i due diversi vaccini non creassero una specie di rigetto nel suo corpo. Inoltre un eccesso di reazione avrebbe potuto provocare un arresto cardiaco. Da un punto di vista umano sarebbe stato snz'altro meglio, in quanto non avrebbe sofferto, ma spiegarlo alla figlia e al villaggio non fu altrettanto semplice.La figlia sembrò favorevole nell'immediato, ma alcuni anziani decisero di consultarsi.Il consulto fu breve e alla fine si resero conto che non avevano scelta.Le due iniezioni si susseguirono a distanza di cinque minuti.Ore non bisognava fare altro che aspettare.Gli uomini del villaggio ci guardavano e dentro di noi cresceva ad ogni istante la domanda se saremmo riusciti ad andarcene qualora il tentativo fosse fallito.Passarono quasi cinque ore prima che alcuni movimenti dell'uomo e alcune parole biasciacate ci facessero capire che forse ce l'avevamo fatta.Due ore dopo ci stava ringraziando di persona, anche se ancora molto debole e provato.La ragazza, sorridendo, si avvivcinò a me  per mettermi fra le mani quanto promesso ed io gia pregustavo il ritorno a casa per poter cambiare quei preziosi in banconote ma il professore la fermò dicendo che la vita di un uomo non è merce di scambio.Avrei capito molto più tardi il significato di queele parole, che ora mi risuonano nella testa come monito per la vita.