I'll be your mirror

Mi trovo nuova


Le braccia doloranti, tumefatte, gonfiori sparsi che modellano montagne russe di pelle  macchiata di lividi freddi, crosticine rosse che disegnano piste come filari di fiori ormai secchi e sfatti sugli avambracci; chiazze bluastre testimoniano sicure la presenza di odiati e temuti fuorivena.Quanti aghi ho infilato nelle braccia. Aghi nuovi d’insuline appena scartate, aghi grossi delle “siringhe da cinque”, lucidi tubi di ferro con la punta tagliata di sbieco; aghi spuntati, che bucano male, con fatica premono e non entrano, fanno male quando penetrano nella pelle e devi muoverti avanti e indietro, siringhe con le tacchette e i numeri ormai illeggibili consumati dall’uso, nell’attesa che l’ago rompa la vena e riempia l’insulina di sangue. Oppure gli aghi sottili come capelli delle insuline col tappo rosso, delicate, che lasciano minuscoli forellini rossi, ideali per i capillari, le venuzze sottili che ti vengono incontro, alle quali ti rivolgi quando le altre sono attappate e impraticabili, o invisibili come certe fredde mattine. Siringhe dispettose che si attappano proprio mentre te la stai mandando dentro, le maledici, cercando con una mano di tenerla ferma in vena, la stronza, e con l’altra premi forte lo stantuffo trattenendo il respiro e contraendo i muscoli, nella speranza che violentemente si stappi all’improvviso, facendoti sobbalzare di malsana felicità, che già ce l’hai tutta dentro, tutta in corpo e assapori nel naso e in gola il sapore dell’eroina. A volte non si stappano e devi cambiare l’ago per far uscire i grumi di sangue rosso che otturano la spada. Che ti senti morire dentro a buttare via la roba e quando ti fai le pere e non sei Agnelli, la prima cosa che impari è che l’eroina non si spreca, mai. Ho visto gente scaldare vecchi filtri innaffiandoli di succo di limone cercando di spremerne fuori qualche goccia e beccarsi la febbre ossea, terribile.In fondo la vita del tossico è fatta di gesti, riti parareligiosi, scene ripetitive, noiosa concreta routine priva di poesia o emotività, non si disquisisce tra drogati, si parla di cose pratiche e tangibili, nessuna filosofia. Bugiardi come nella vita “normale”, quella del lavoro, o come nella società per bene, ci si incula alla prima occasione.