Pensieri sparsi

é o non è


Oggi ho deciso di mettere ordine nel mio frigorifero, mi capita fra le mani un barattolo di pesto. Un pò rinsecchito, sicchè decido di buttarlo via. Peccato, mi spiace sempre buttare del cibo, ma questo è un altro blog. Mi chiedo come mai non lo abbia finito, poi, ricordo. L’etichetta mi informa. “PESTO SENZA AGLIO”. Ora so perché non lo ho finito, solo, non ricordo perché lo ho comprato. Si, perché io non amo le cose che vorrebbero essere ciò che non sono. Riconosco il diritto ad ogni essere umano, pianta, animale, cosa, oggetto ad essere ciò che è, no, pretendo che ogni cosa sia ciò che è. Ora, a mio avviso, piano piano, ci siamo inoltrati in un modo di vivere che,  non accetta più quella che io definisco “la parte oscura”. Un poco alla volta, passando dalle campagne alle città, diventando sempre più “civili”, abbiamo perso il contatto con le origini delle cose, raffinandoci sempre più ma perdendo il senso primitivo e terreno di molti dei nostri tratti.  Ma, il processo non è ancora completo: ecco i sensi di colpa e le mezze misure. Si, mezze misure. Ecco allora che “il pesto senza aglio” è il simbolo di tutto ciò. Ci piace il pesto ma non vogliamo l’aglio, perché il giorno dopo si lavora, ci si relaziona ed allora il fiato non ci aiuterà. Ci piacciono gli animali in casa ma, in verità vorremmo dei peluches – leggi, se vuoi,  Il cacciatore di androidi  di Philip K. Dick, da questo libro il grandissimo film Blade Runner – non devono sporcare, non devono puzzare, non devono avere istinti sessuali,non devono mordere.  Alcuni di noi mangiano carne, ma inorridiscono all’idea di uccidere con le proprie mani un animale, lasciamo che altri lo facciano per noi. Altri non mangiano carne ma indossano scarpe di cuoio o cinture dello stesso materiale. Sempre da animali uccisi arrivano. Non ho pregiudizio alcuno per le varie espressioni e tendenze sessuali, rispetto profondamente coloro che vogliono unire la propria vita, ancorchè appartenendo allo stesso sesso. Ma perché queste unioni vogliono chiamarsi “matrimonio”?. La parola matrimonio deriva dalla latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dalla unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia. (citato da wikipedia).  In una unione ove non esistono queste due componenti non esiste il matrimonio.  Non lo si può definire tale. E’ un’altra cosa. Bellissima, intensa, amorevole, ma non è un matrimonio. Perché prendiamo una cosa che prevede: Basilico, Olio extravergine di Oliva,Formaggio grattugiato (Parmigiano Reggiano e Pecorino, romano, toscano, sardo o siciliano), Aglio,Pinoli, Sale grosso e fu chiamato PESTO e poi ne modifichiamo una parte e la chiamiamo “questa cosa meno quella”? Una salsa tipo pesto, senza aglio, magari è anche buonissima. Ma, vi prego, non chiamiamolo “pesto senza aglio”.  E, parliamo poi del famigerato "pesto con la rucola"? Dunque, per estensione, ti invito a cena e ti propongo una pasta in bianco e la chiamo: spaghetti ai frutti di mare senza frutti di mare. Perché chiamare una cosa con il nome di un’altra? Tempo fa sentii – aimè non ricordo dove e non credo di averne mantenuto il ricordo completo – una buffa poesia, recitava così: dici che ami il gatto e l’hai castrato, dici che ami il fiore e l’hai tagliato, dici che ami il frutto e l’hai mangiato. dici che mi ami. Sono preoccupato! Ho la sensazione che siamo in una via di mezzo, non più contadini e non ancora…non so cosa. Temo fortemente che ciò rappresenti un grande disequilibrio e sia fonte di grandissimi contrasti e confusioni. Ora vado a bagnare il mio basilico. Immagino sarà chiaro cosa ne farò appena cresciuto.