Conosci te stesso...

Leggiadra Lettrice, Valente Lettore


Forse nemmen possiedi l’età per ricordarlo (e la giovinezza è pur una colpa, ma non è questa la sede per), ma il mondo, un tempo, fu diverso nella sua quotidianità. La autovetture, ad esempio, non disponevano di alzacristalli elettrici. Lo so, pare impossibile. Eppure. Per abbassare i finestrini occorreva smanovellare con buona lena, a patto di ricordarsi se il movimento rotatorio doveva essere orario o anti. Gli ospedali erano pieni di infermi con sublussazioni della clavicola dovute ad un ostinato smanovellamento nel senso errato. Quanto al bancomat, l’idea era ancora di là da venire. Se necessitavano liquidi oltre l’orario di apertura delle banche – ad avere un conto corrente, dico – non c’era altra soluzione che la fiamma ossidrica e il piede di porco, senza offesa. Si chiamava esproprio proletario, vivaddio. E neppure era infestato l’aere da tutti questi apparecchietti agli infrarossi. Non c’era il telecomando per la tv (cosicché era impossibile pigiare distrattamente un tasto e trovarsi per sbaglio a tu per tu con Vespa, che quello c’era già allora). Non c’era il telecomando per accendere la macchinetta del caffè, non c’era il telecomando per l’antifurto del monopattino, non c’era il telecomando per far funzionare il telecomando. E, soprattutto, non era possibile confondersi tra migliaia di telecomandi appostati lungo le mensole e i mobili di casa. E i computer? Be’, quelli c’erano, ma non erano dei personal. E non c’erano tutte queste finestrelle, pop up, iconcine e consimili trastulli. Il computer era una macchina stupida, a cui occorreva spiegare tutto con linguaggio semplice e piano (lo chiamavano DOS): per favore, caro Calcolatore, ora abbandona questa directory, ma con tuo comodo, eh, poi vai alla root, da lì ridiscendi in quest’altra directory, gira a destra nella sottodirectory, bravo, così, e adesso cancellami quel file, No, non quello, per carità, l’altro. Ehi, ho detto l’altro. L’ALTRO, FARABUTTO, L’ALTR... Sì, in effetti si perdevano parecchi files, all’epoca. E il telefono cellulare? Nisba, non esisteva proprio. Mi pare di sentire i vostri ooh increduli. Esisteva invece un misterioso oggetto che molti di voi non hanno neppure mai veduto: il gettone telefonico. Il gettone assomigliava a una grossa moneta brunacea con un solco intermedio. Esso solco era infido, perché doveva essere posizionato in asse perfetto con l’apposita fessura introduttiva degli apparecchi pubblici, allora d’un bel colore grigio-verde. Si consumavano ore, nel tentativo di introdurre correttamente i gettoni, che immancabilmente non venivano accettati dal marchingegno e ricadevano nello sportellino dei resi. Lo so, vi domanderete che tempi erano mai quelli in cui, senza cellulare costantemente acceso e cavocollegato auricolarmente, non si poteva esser rintracciati ad ogni ora e in ogni luogo da capiufficio, creditori, compagni di scuola di trent’anni prima, sondaggisti e suocere . Tempi belli, miei cari. Tempi belli.