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DI SINISTRA


La metà (per ora) dei Comuni italiani ha più che raddoppiato l’addizionale Irpef. Poiché l’aumento tocca molti e popolosi capoluoghi di provincia, questo significa che ben più della metà delle famiglie italiane subirà un pesante salasso. In sovrappiù, con la busta-paga di marzo, i dipendenti cominceranno a pagare la prima delle nove rate di un acconto del 30% sull’addizionale Irpef per il 2008. Prendendo a riferimento un cittadino residente a Roma, il conto è presto fatto: 0,50% di addizionale comunale; 0,1% (poco meno) di anticipo addizionale 2008; 1,4% di addizionale regionale (aumentata per il buco sanitario). Due punti secchi di Irpef per i soli tributi locali, ogni mese a partire da primavera. Basta questo esempio per comprendere come la raffica di aumenti nei Comuni e nelle Regioni annullerà, per la quasi totalità dei contribuenti, gli scarsi benefici della nuova Irpef disegnata dalla Finanziaria in nome della cosiddetta “redistribuzione della ricchezza”. E’ stato calcolato (Il Sole 24 Ore) che il salasso toccherà i redditi a partire da 26mila euro per i single e da 35mila per le famiglie con uno o due figli. Un vero e proprio attacco al ceto medio, come noi di Forza Italia diciamo da tempo. Oggi è ancora il giornale della Confindustria a segnalare che, al momento, sono 841 i Comuni che hanno deciso un aumento consistente dell’addizionale e, fra questi, 24 capoluoghi di provincia. L’aliquota media sale del 108% ed è del 116% se si guarda ai soli grandi Comuni.