Zacinto mia

UN CAPOLAVORO


In questi giorni ho letto un libro che mi è piaciuto moltissimo. Era tanto che non appassionavo ad un libro, che non desideravo aver 5 minuti per continuare a leggerlo. Si tratta di “Ci rivediamo lassù” di Lemaitre, ambientato gli ultimi giorni e nei due anni successivi alla fine della prima guerra mondiale. Non tratta di guerra, ma di rapporti umani. Il complesso rapporto di amicizia che lega due reduci, uno sfregiato, l’altro solidale con lui, due tipi umani diversi, un artista e un contabile, ansioso, ordinario, timoroso, ma entrambi vittime della guerra e dello stesso aguzzino, un uomo spavaldo ed arrogante, che non esita a lucrare sul dolore altrui, a mercificare la morte facendo leva sulla pietà dei parenti; il rapporto tra un padre severo che non accetta l’omosessualità del figlio; il rapporto tra chi dà un senso alla vita e alla morte e chi le usa solo per il proprio tornaconto. Un libro che racconta la rivincita di chi è stato danneggiato dalla guerra verso la società, un libro che parte da idee originali, dai personaggi descritti sapientemente, che mi ricordano molto quelli di Balzac tanto sono cinici e grotteschi e, per questo, talvolta mi hanno fatto sorridere amaramente, che mi ricorda “Le anime morte” di Gogol’ perché tratta anch’esso di una truffa che coinvolge persone morte e si conclude con un’ispezione. Un libro che mi ha appassionato e mi ha coinvolto fino all’ultima pagina.