Zacinto mia

IL RITORNO


Eccomi di ritorno dopo dieci giorni di vacanza in Salento. Ci voleva proprio un periodo di vacanza, anche perché ad agosto sono rimasto praticamente sempre a Milano ed ero proprio esaurito! E’ vero che ad agosto si lavora un po’ meno, ma ne ho approfittato per portarmi avanti su alcune cose. Dopo le ultime giornate insipide di agosto, tempo incerto, ordinaria amministrazione in ufficio, pochi saldi rimasti in giro, la ripresa di settembre, l’ennesima convention da preparare, le riunioni del capo,  le richieste dei commerciali, stavo per impazzire! Poco tempo per mangiare, addirittura non riuscivo a fiatare! Mi si era anche rotta la bicicletta!L’inizio delle vacanze è stato un po’ problematico perché mia moglie, presa dai suoi attacchi di panico, non voleva più partire. Si è convinta a partire con un giorno di ritardo (avremmo dovuto spezzare i 1000 km di viaggio in due, ma così ho fatto 10 ore filate di guida, prima volta nella mia vita, visto che non ero mai andato oltre le 3 ore e mezza; questo mi spaventava ma ce l’ho fatta!)Fortunatamente abbiamo sempre trovato bel tempo, con punte di 37 gradi. Belle città, mare pulitissimo, spiagge invidiabili, ottima cucina (costo dei ristoranti la metà di Milano, quantità doppia, qualità decisamente migliore). Ci siamo trovati proprio bene. Mi domandavo come facesse a settembre inoltrato ad esserci così tanta gente in spiaggia. Gente di 30, 40, 50 anni in spiaggia tutti i giorni. Ma non lavorano? E i ragazzini non vanno a scuola? Bah! Beati loro! Vivono proprio in modo diverso! Negozi che chiudevano quando volevano, un’atmosfera molto rilassata.Peccato che, al nostro ritorno ieri a Milano in maglietta e pantaloni corti, ci fossero 11 gradi! Un trauma!Tralascio i miei costanti dispiaceri: speravo che mia moglie fosse incinta ma, con un giorno di ritardo, le maledette sono arrivate. Una sera era stata male, con aumento di pressione, sudori, crampi ecc come l’altra volta che era rimasta incinta, ma questa volta non c’entrava nulla. Ho passato qualche giorno ad illudermi, ma ho capito che dovrei smetterla di farmi i film in testa. Poi mia moglie ieri mi dice che sono troppo fatalista, decidermi se presentare domanda per l’adozione o tentare la fecondazione assistita da qualche altra parte. Sinceramente non sono convinto né per l’una né per l’altra cosa. La fecondazione è lunga, estenuante, e magari potrebbe riservare il dolore dell’altra volta (a cui non so se reggerei), mentre l’adozione, ancor più lunga, non so se mi permetterà di instaurare con un bambino lo stesso legame che avrei con un figlio di sangue. Quando dico a mia moglie che forse non è destino, che la vita è bella anche senza figli, lei non vuole sentire ragione.In questi giorni di vacanza mi ha fatto compagnia Checov: ho letto “Il gabbiano”, la triste storia di un figlio inconcludente, geloso del patrigno, famoso scrittore, che seduce la sua innamorata, attrice fallita, per poi essere riaccolto con rassegnazione dalla madre “Zio Vanja”, due amori non corrisposti, uno zio solo e rassegnato alla vendita da parte del cognato saccente delle proprietà a cui ha dedicato la vita, “Le tre sorelle”, la storia di tre matrimoni infelici e rassegnati, e li ho trovati particolarmente vicini a me in questo momento della mia vita, in particolare Sonja nella seconda commedia, quando dice “che fare? bisogna vivere e noi vivremo … sopporteremo pazientemente … quando verrà la nostra ora moriremo con rassegnazione … e riposeremo! .. la nostra vita diverrà deliziosa, soave come una carezza! … io credo, credo!”