Zacinto mia

L'OPPORTUNITA'


Mercoledì sono stato a Roma. A parte il treno in ritardo di un’ora, il resto è andato bene.Sono stato accolto da una responsabile del personale con un vestitino cortissimo e calze a rete a maglie più larghe della rete di un campo da calcio, la quale, in 10 minuti di colloquio, mi ha parlato del trattamento economico e detto che prevedono per me una permanenza a Roma. “Non deve pensare che si possa imparare qualcosa in 6 mesi, la permanenza è più lunga”. Ma quanto? Con che prospettive? Ovviamente non ti dicono nulla. Accenna al fatto che nella sede centrale è tutto molto più formale, “ma, tanto, io vedo da come si pone che lei incarna i valori della sede centrale” Se lo dice lei!Mi ha poi accompagnato dal responsabile nazionale della mia struttura, che, nel suo intervento di 10 minuti, ha parlato più chiaro: 2-3 anni per diventare dirigente. Sì, ma dove? “Il tuo capo ha almeno 15 anni davanti” (secondo me sono 10, comunque non posso aspettare 10 anni prima di tornare a Milano…) Lascio a casa mia moglie per 10 anni e faccio avanti e indietro per 10 anni? E se poi rimane veramente incinta? Fa la gravidanza da sola? Vedo mio figlio solo il sabato e la domenica per anni? E poi se si è dirigenti si può essere spostati sempre, anche tra 20 anni. Conosco dirigenti 60enni fuori regione.  E se chiedessimo l’idoneità all’adozione ce la darebbero sapendo che io vivo in un’altra città? Non credo proprio.Segue un discorso fumoso di 1 ora e mezza con il responsabile della struttura in cui sarei teoricamente applicato a Roma durante il quale il cielo soleggiato si tramuta repentinamente in fosco e scoppia il diluvio. Il discorso verte sull’umiltà, sulla diplomazia, che nella sede centrale bisogna dimostrare “non come voi del territorio” (???)Torna il sole e torno da un’altra di risorse umane, che mi chiede come m’è parsa la giornata e quali sono, secondo me, le doti di un buon capo.Ora, le prospettive sono buone, una carriera così fulminante non me la proporrà più nessuno. Se rifiuto non mi devo più lamentare della mia azienda che mi ha offerto una valida prospettiva di carriera. Ma a che prezzo? Che qualità della vita avrei vedendo solo mia moglie nel fine settimana per anni e anni e sempre sottoposto al rischio di trasferimento da un anno all’altro? Mia moglie non vuole trasferirsi ad ogni mio trasferimento. Il nostro rapporto si logorerebbe e il nostro progetto di avere un bambino?Il mio capo m’ha detto che ha avuto un feedback positivo da parte del suo capo di Roma, ma io sono veramente combattuto. La mia vita sarebbe sconvolta e sarebbe all’insegna della precarietà per anni e anni. Non mi hanno dato una data entro cui far sapere se accetto o no (e io mi sono guardato bene dal chiederlo) ma nei prossimi giorni devo rispondere.  Mi piange il cuore rifiutare una proposta così gratificante, che mi permetterebbe di dire “anch’io ce l’ho fatta”, ma non voglio vivere così, all’insegna dell’incertezza e lasciando sola mia moglie per anni.