Zacinto mia

L'EDUCAZIONE


Venerdì la collega che mi aveva risposto male a novembre ci ga salutati perché da domani sarà in un altro ufficio. Non aveva mai sopportato la mia presenza, pensando che io le avessi rubato il posto da coordinatore. Mi ero illuso che, col tempo, avesse imparato ad apprezzarmi ma, evidentemente, mi sbagliavo. Ho comunque voluto salutarla e augurarle il meglio. A livello lavorativo, nulla da dire, è una persona efficiente e autonoma. Il problema è a livello personale: è una persona instabile e incapace di gestire le proprie emozioni. Spero che, cambiando lavoro, sia più soddisfatta anche con se stessa e, chissà, si trovi anche un fidanzato. Nonostante il modo in cui mi ha trattato, non le avevo mai tolto il saluto. A novembre e dicembre mi limitavo a quello, poi a gennaio, per forza di cose, abbiamo ripreso i rapporti, almeno lavorativamente. Non può dursi lo stesso per il capo e per il mio vicino di scrivania, che lei aveva definito, in un litigio per futili motivi prima di Natale, "ruffiano del capo". Loro non l'hanno neppure salutata. Mi è parso un po' esagerato, specie se rivolto ad una persona con cui non avremo più nulla a che fare. D'altra parte tre settimane fa il capo ha liquidato l'altra coordinatrice dicendole che doveva far largo ai giovani, salvo mantenere un altro coordinatore 62enne. Oltretutto glielo ha detto davanti a noi altri coordinatori e non a lei da sola. Cosa si aspettava, che stesse zitta? Gli ha risposto che evidentemente l'ha sempre voluta far fuori e non ha mai sopportato chi non era con lui gli hanni passati. Tutto vero. Sono volate brutte parole e sono andati avanti a urlare per un'ora e mezza. Posto che lei non ha mai dato un gran contributo al lavoro, io glielo avrei comunicato da sola e come motivazione il mancato raggiungimento degli obiettivi. Ho ritenuto doveroso dirlo sia a lei, che mi ha ringraziato, che al capo, che non perde occasione di dire che sono gli altri a non essere educati.