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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 12 Luglio 2005 da Zafuf

Il più delle volte parlar d'Amore mi costa fatica.
Forse perchè il sentimento mi risulta intrinsecamente inesplicabile.
Questi ultimi due anni sono stati densi e carichi di emozioni, di scoperte e di tormenti.

Credo d'aver sbagliato in qualche angolo di me stessa, piegandomi, come spesso agli umani accade, dinanzi al miracolo sentimentale.
Piegata e grata d'essere amata.
Piegata e disposta a non esser del tutto integra, me con me stessa.
Piegata e dimentica di parti di me, che con il passare dei mesi si sono fatte talmente presenti da divenire urlanti.
Mai, però, piegata e sottomessa.

Probabilmente tipico dell'essere femminile questo modo cieco di inebriarsi.
Certo il fatto che in me per lungo tempo non sia esistita l'ipotesi di poter essere amata semplicemente per quel che ero.

E' lontana l'origine di questo disastro.
Si perde forse negli angoli di pagelle scolastiche fatte di una brillante media del nove e mezzo, accolta in casa da un'aria di sufficienza per la quale mi si diceva che, sebbene non fosse malaccio il risultato ottenuto, avrei dovuto e potuto far di meglio.
Si perde forse nella necessità spasmodica, ora mitigata da differenti consapevolezze, di essere accettata da tutti, di non risultare antipatica ad anima viva, di essere sempre all'altezza (o nel mio caso alla bassezza, dato il mio metro e sessantacinque) di ogni situazione.
Si perde forse, ancora, in un'immagine di famiglia mai esistita, se non nelle speranze sistematicamente deluse di una coppia di genitori non in grado di accettare i propri limiti.

Chi è che mi conosce?
La battaglia è sempre la stessa.
I motivi sono sempre simili tra loro.
Le altrui aspettative per anni mi hanno angosciata.

Vivo libera, probabilmente non ancora capace di metter radici e sfornare una squadra di calcio di pupi, ma decisa a terminare ogni giornata con coscienza.
Talvolta si arriva a sera soddisfatti, molto più frequentemente ci si ripromette di cercare di far di meglio domani.

Mia madre dice che mi guardo troppo attraverso il buco della serratura del mio culo.
Io penso che proprio lei, psicologa, figlia di ebrei deportati in campo e miracolosamente sopravvissuti, sorella di una grave paziente psicotica, non possa narrarmi che ci sia esistenza senza analisi.

Come volevasi dimostrare, anche stasera non sono riuscita a parlar d'Amore...Mariù.
Buonanotte agli alisei
S

 
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 10 Luglio 2005 da Zafuf

Ok ok ok. Il Norton mi è scaduto e mi viene ricordato ogni 3 minuti che sono a rischio di infestazione virulenta.
In questo senso ho già trasmesso, mi sono già giocata una carta di credito, dovrei essere decisamente agitata da un nuovo agguato del frojan, ma oggi mi sento proprio da "ecchissenefregaa!".

Torno da Casa, con la netta sensazione che qualcosa manchi.

Sono giorni che le persone mi chiedono consigli sulle mete vacanziere, sono già 5 le voci che mi fanno domande sul viaggio più bello che mi sia capitato di fare negli ultimi 10 anni.
Il cammino di Santiago, ma non quello usuale. Trattasi del cammino del Nord.
- Interruzione: Porco il neurone stanco, ho appena allagato il mio stesso cesso!-

Quest'avventura è cominciata ovviamente (e ci tengo a specificarlo) solo per amore di un biondo figuro che mi ha invitato a condividere con lui pane, formaggio, salame e sacco a pelo per numerosi giorni.
In principio la mia diffidenza era totale, ma i di lui occhi azzurri hanno fatto sì che io cominciassi a guardarmi attorno per scoprire un mondo incredibile e semplicemente circostante.
Il primo giorno, partendo da ferma e senza alcun allenamento, ho messo nei piedi 36 chilometri. Stoica io, vagamente folle, ma stanca e felice.
A forza di ginocchiere e di amorevoli massaggi a suon di anti-infiammatorio, il giorno dopo si era di nuovo in cammino.
Prati, scogliere, silenzio, mare, mucche, conchiglie da interpretare, sudore, amore, selvaggitudine totalizzante, sapone di marsiglia per ogni evenienza.
La seconda sera arrivammo in un ostello pieno di giovani. Saremo stati in tutto una ventina.
Il biondo, ormai allenato a questo genere di viaggi, passò l'intera serata a fare il medico senza frontiere, sventrando vesciche di inesperti camminatori e osservando culi di ciclisti infiammati e strapieni di fissan.
Lo guardavo, orgogliosa, mentre profondeva compeed a tutti, associandoli a consigli da bravissimo scout.
Camminando camminando, dopo alcuni giorni di sole e screpolature, con abbronzatura da camionista su tutta la linea, la pioggia ci colse fino alle mutande.
Cantava lui, parlava con Dio chiedendogli di smettere di mandar giù tutta quell'acqua; io imprecavo e desideravo un millimetro di pelle asciutta.
Divertente arrivo in un posto civilizzato, l'acquisto della giornata fu un phon da viaggio, con il quale asciugammo uno per uno i calzini fradici, le mutande e le magliette.
Quel pomeriggio facemmo l'amore tra le travi di un letto a castello, in un promiscuo ostello; lui preoccupato che qualcuno arrivasse, io totalmente incurante del mondo. I suoi occhi azzurri mi bastavano.
Arrivammo a Santiago, dalla nostra via, carichi di meraviglie e di fiori stipati nella moleskine, gonfia di appunti di viaggio.
Arrivammo a Santiago sull'onda di tutto quel che era stato e con l'entusiasmo per quel che sarebbe stato.
La città calda mi accolse con un brivido lungo la schiena.
Eravamo lì, io per la prima volta, lui per la terza, stanchi ma profondamente vivi.

Qualcuno ogni tanto mi guarda come fossi un alieno, mentre racconto di questo viaggio.
La felicità esiste, semplice e selvatica, naturale ed a portata di mano.

Qualcuno ogni tanto pensa che camminare per centinaia di chilometri sia solo un atto di mancata sanità mentale.
Ma io so che ogni giorno camminato, ogni meta raggiunta, ogni filo d'erba sfiorato, ogni istante di quella strada, ogni elemento porta vicino.
Vicino a me stessa, dentro me stessa.
Forse oltre me stessa.

 
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