Zahra Etheream

L'Ultima Rivelazione


 L’oscurità silente avvolgeva il suo corpo.Buio.Silenzio.Poi un lampo accecante illuminò un volto.Un uomo dallo sguardo terribile e minaccioso si ergeva in una maestosa regalità, impassibile alla pioggia che si abbatteva sul petto nudo e possente, parzialmente coperto da un immenso scudo.Stava lì, fermo ed immobile, fissandola con odio.Lei, pietrificata, non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare come avrebbe voluto perché era persa nella freddezza di quello sguardo.Aprì gli occhi ansimando e capì di aver sognato. Con la mente confusa e lentamente tornò alla realtà mettendo a fuoco gli oggetti intorno a lei: preziosi tappeti dai mille colori, delicati cuscini di seta, un tavolo in legno preziosamente decorato, animali esotici imprigionati per sempre sulle pareti di un vaso..Guidata dalla luce fioca di una candela si alzò, lasciando il giaciglio di lenzuola di lino nelle quali era avviluppata.Un drappo bianco copriva con naturalezza il suo corpo sinuoso, lunghi capelli neri le incorniciavano il volto, la pelle ambrata contrastava sulle iridi azzurre degli occhi, corruschi laghi di serenità e dolcezza; respirò lentamente assimilando il profumo di incenso che aleggiava in quella tenda rossa.Una tenda…Era lì che si trovava, in mezzo ad una battaglia, tra odio e sangue ma pur sempre al sicuro, almeno finchè il suo signore e padrone, Serse re di tutti i Persiani e del mondo, l’avesse protetta.Zahra, questo era il suo nome, era una schiava, la più bella fra tutte.Ripensò all’incubo che aveva turbato il suo sonno.Quell’uomo… i suoi occhi…Forse era un dio che voleva lasciarle un messaggio…Mentre si poneva mille domande turbata, un rumore, diverso da quello della pioggia che scrosciava da ore, attirò la sua attenzione, portandola ad uscire velocemente dalla tenda.I suoi occhi corsero veloci lungo il paesaggio che ormai era lo stesso da giorni: centinaia di tende nere e dorate colmavano la rasa pianura a ridosso del mare, imponenti costruzioni in legno proteggevano viveri ed animali, enormi navi ondeggiavano nel mare ribelle, a poca distanza dalla riva.Ascoltò oltre la pioggia e sentì i passi celeri di qualcuno che si avvicinava, scorgendo un uomo che correva verso una vasta e fastosa tenda.Zahra lo seguì, noncurante della pioggia.Doveva essere un messaggero dal momento che le guardie che piantonavano l’ingresso di quella sontuosità lo avevano lasciato passare immediatamente.Entrò anche lei e si fermò dietro un altissimo vaso d’oro.L’uomo si inchinò dinanzi ad una figura solenne e silenziosa.“Re Serse - disse l’uomo – ti porto cattive notizie. Al largo del promontorio Sepiade la tempesta ha distrutto centinaia delle tue navi. Molte sono state trascinate verso le città di Melibea e Castanea..Ma non se ne hanno più notizie.”L’uomo fece una pausa aspettando che il sovrano dicesse qualcosa.Poi proseguì titubante:”Inoltre…””Continua!” tuonò Serse.“..300 opliti spartani stanno marciando verso il passo delle Termopili.”Serse scoppiò in una risata che sconquassò la sua nobile compostezza.“300 hai detto?E chi guida questi folli verso morte certa?” domandò divertito.“Leonida, re di Sparta, mio signore” fu la risposta.