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Giornate d'estate

Post n°38 pubblicato il 16 Luglio 2015 da zancarlo2010

Questa estate è marcata dal silenzio e da tempi che sembrano non avere una precisa collocazione nella mia vita. Sento questa sensazione solitamente a settembre quando i venti sembrano placcarsi e il sole non è impietoso come in questi giorni. Per i sardi settembre è il mese di cabudanne, viene cosi chiamato perchè anticamente era il capodanno. Tutti i contratti agrari si scioglievano e si rinnovavano in questo mese. Padroni e servi, i primi in cerca di maestranze i secondi in cerca di lavoro, si trovavano nelle diverse feste paesane e la tra bevute e mangiate stipulavano i contratti che duravano un anno. Forse percepisco un cambiamento in corso e se ancora non comprendo bene di cosa si tratti aspetto e in silenzio, osservo e ascolto. Che altro potrei fare?

A seguita di lavori che sono stati fatti tempo addietro mi sono preso l’impegno di curare una vasta area nella quale quest’inverno sono state messe a dimore un migliaio di piante,mirto rosmarino, carrubo, querce, elci, fichi, pioppi, salici e diverse altre.

Mi rendo conto, ora come non prima, di vivere in un’area quasi desertica o perlomeno è tale per oltre sei mesi in un anno. Dopo un viaggio in Israele , ho compreso l'importanza dell’utilizzo degli impianti d’irrigazione a goccia in cui dei tubi relativamente sottili portano l’acqua alle piante dando loro quanto serve senza sprecarne e con veramente poco lavoro umano. La genialità tipica degli ebrei ha permesso loro di trasformare in giardino un deserto, io ho lavorato e lavoro per fare un’oasi in un semi deserto. Farlo mi riempie di gioia e da un senso alle mie giornate.

Quest’anno è dal mese di marzo che non piove, ero certo che il problema di dare acqua alle piante si sarebbe presentato a fine giugno ma così non è stato e già da aprile vedevo le piante più esposte al sole e quelle che dimoravano nei punti più aridi iniziare ad appassire. Il sole e il vento sembravano portare via i germogli e anche qualcosa in me che si adagiava su un senso di impotenza e di abbandono che definisco atavico.

Vi è un posto particolare in quei luoghi, non è che sia diverso dagli altri, nei quali accadeva che si guastassero tutti i mezzi che andavano a lavorarci, io in anni di lavoro ho visto diverse macchine portate via a traino o riparate alla bella e meglio sul posto perché potessero essere portate via. Un giorno d’estate di qualche anno fa, credo in questi stessi giorni, un funzionario particolarmente arrabbiato e zelante venuto a verificare lo stato dei lavori ha visto la sua auto chiudersi davanti a lui, i vetri sollevarsi e lui rimanere la a piedi. Lo ricordo, fermo come un sasso, con i piedi nella polvere a frugarsi nelle tasche cercando le chiavi che non aveva, erano rimaste in bellavista infilate nel quadro dell'auto e con loro il telecomando per aprirla. Qualunque cosa ci fosse o ci sia in quel luogo ho compreso che in quel momento mi aveva difeso, infatti, l’ispettore appiedato in mezzo al deserto ha avuto tutta la giornata per parlare e vedere le difficoltà del lavoro e comprendere quanto le era impedito dallo stare seduto alla sua scrivania.

Nel momento che dovevano essere messe a dimora le piante, nel mese gennaio nulla si muoveva, non si riusciva ad iniziare i lavori. Compresi che dovevo andare la a recitare il mattutino, nei giorni successivi sono stati iniziati i lavori i quali hanno proseguito con celerità come se stessimo, tutti uniti nelle forze e negli intenti, percorrendo una strada in discesa. Quando a seguito della siccità dovevo salvare gli alberi ho ripreso a recitare le lodi e, nei giorni successivi, ho iniziato a stendere i tubi e a collegare i gocciolatoi nelle aree più secche. Quando andavo via continuavo nel progettare l’impianto che si estende per una superficie di circa 70.000 metri quadri con diversi dislivelli per i quali dovevo regolare la quantità dell’acqua data alle piante, quelle più in basso ne arrivava molta e a quelle più in alto poca cosi ho adattato la portata dei gocciolatoi alle diverse pressioni.

Credo che la in quel punto particolare vivesse qualcuno, tempo fa trovai i resti di una brocca per l’acqua, forse la capanna di pastori vissuti la in tempi forse non troppo lontani. Un giorno mentre, sotto una quercia da sughero, recitavo i salmi della liturgia delle ore, per qualche motivo ho ripescato nella mente il centenario della fine della prima guerra mondiale e mi è venuto in mente che potrebbe trattarsi dell’ovile di un giovane morto nei campi di battaglia e lui  è ancora la nei luoghi dove ha trascorso la sua gioventù. Forse dovrei fare delle ricerche nel paese, ma coloro che vissero in quegli anni non ci sono più.

Anch'io amo questi luoghi e dopo la morte non potrò fare a meno di ritornarci. Mio padre prima che morisse, un  pò di tempo prima, aveva iniziato a vedere i suoi amici e conoscenti già morti. Un giorno in giardino, credo parlasse con loro, mi aveva chiesto se anch'io li vedessi, ero bambino e mi ero spaventato non per gli amici di babbo ma perché credevo che fosse impazzito. Ero un bambino razionale e pratico. Forse anche a me un giorno sarà permesso di vedere quanto gli occhi, ora, non vedono o non possono vedere.

Anche questa sera andrò la a recitare i salmi, rivolgerò invocazioni dei Vespri  a coloro i quali abitarono quel luogo e che ancora sono la perché mi accolgano come amico e mi permettano di fare quanto sto facendo a casa loro.

Nel silenzio e nelle solitudini di questi luoghi non posso che paragonarmi a un viandante che percorre un lungo camino in una terra straniera e ascoltando i dialoghi delle persone cerca di comprendere in quale luogo si trovi.

P.S. Ricorderò anche te carissima Bea.

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Commenti al Post:
naar75
naar75 il 20/07/15 alle 14:35 via WEB
un inchino ed un grazie di cuore...come se fossi lì!
 
tocco_di_principessa
tocco_di_principessa il 21/07/15 alle 17:09 via WEB
Un Abbraccio E Un Sorriso Leica ^_***
 
 
zancarlo2010
zancarlo2010 il 23/07/15 alle 09:50 via WEB
Grazie e buona giornata.
 
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